“A testa in giù”
Eduardo Galeano, A testa in giù. La scuola del mondo alla rovescia. Sperling e Kupfer, Milano, 1999, pp. 356, £. 26.000.
Eduardo Galeano è nato nel 1940 a Montevideo, capitale dell’Uruguai. Giornalista d’assalto è diventato presto direttore del quotidiano Epoca. Ma, dopo un golpe militare, lo hanno messo in prigione (1973) ed espulso dal suo paese. Vive in esilio ed è specialista di problemi sudamericani.
Questo libro può essere collegato a quello che scrisse nel 1961 il martinichese Frantz Fanon, "I dannati della terra". Testi che ci informano di come si vive nel terzo mondo. Aggiungiamo dal Kenia le relazioni di padre Zanotelli. Galeano è poi un poligrafo che ha messo insieme anche un volume sugli scandalosi retroscena internazionali del gioco del calcio.
"A testa in giù" è un atto di accusa, un libello di circa 350 pagine nella quale si analizza spietatamente la condizione latino-americana agli albori del 2000. Che cosa vuol dire la fame nel mondo. Il gap tremendo fra il mondo della sicurezza e quello della fame. Le contraddizioni fra quanto ci viene raccontato dei mass media al servizio del Potere e quanto invece avviene al servizio degli interessi, soprattutto, delle multinazionali.
Ogni sezione è una inchiesta sull’orrore e lo spavento. Alla fine di ogni sezione Gaetano ci fornisce l’elenco delle sue fonti che sono inoppugnabili: la FAO, l’Organizzazione internazionale del lavoro, The United States News, l’ONU, l’Unicef, La Childhope, il Collettivo messicano di aiuto all’infanzia e tante altre.
L’America Latina inizia con il Messico, scende per l’America centrale e si allarga in tutto il Sud America. Mentre Canada e Stati Uniti, per benessere, sono in testa alla classifica mondiale, il resto del territorio rimane in preda alla disperazione. La Colombia , per esempio, vive del traffico della droga. A Rio de Janeiro dove esistevano alcune favelas ora ve ne sono più di duecento. L’America latina non manca di produrre ricchezza ma questa finisce in poche mani spesso fuori dai confini dei paesi di origine.
Precedentemente Galeano aveva scritto un altro libro - "Le vene aperte dell’America Latina" - del quale questo nuovo è una continuazione con infinite notizie su paesi lontani dei quali, in generale, sappiamo solo ciò che abbiamo visto con occhi di turisti distratti.
Nel 1948 e nel 1976 le Nazioni Unite hanno proclamato le liste dei diritti umani ma, ancora oggi, la maggioranza dell’umanità ha solo il diritto di vedere, udire e tacere. In Sudamerica i bambini imparano presto a odorare i vapori di certe bottigliette di colla per inebriarsi e sfuggire alla realtà quotidiana. Nello stesso modo il televisore, che si trova ovunque, diventa il mobile più importante della casa mentre propone una realtà di sogno. Si calcola che, sulla terra, ogni anno, muoiano di fame tante persone quante ne sono morte nella seconda guerra mondiale. Vi sono in ogni paese alcuni ricchi in possesso di beni che equivalgono a quelli di quindici o venti milioni di persone comuni. In Sud America vi sono 5 milioni di prostitute. Dappertutto viene predicata la pace, eccezion fatta per le guerre giuste, ossia tutte quelle che difendono interessi dominanti. In tutto il centro ed il sud America i ragazzi (niños de rua) che vivono da un giorno all’altro, cercando in qualche modo di sfamarsi, sono ritenuti un pericolo. In Brasile squadroni della morte ne uccidono in media 6 al giorno. Nelle sterminate città sudamericane, più grandi della stessa New York, trovate pretenziosi grattacieli, ma a Città del Messico la bidonville si estende per circa venti chilometri: le case sono di cartone, le più opulente di bandone.
Le testimonianze di Franz Fanon, di padre Zanotelli e tante altre (che Galeano cita nella sua puntigliosa bibliografia), riguardanti aree diverse della terra, coincidono nel descrivere lo stesso quadro della convivenza di straordinarie ricchezze, quasi porta a porta, con la più sfiduciata miseria. In molti films di Holliwood questa realtà viene denunciata coraggiosamente, ma la stessa visione del film diventa un’alibi per la buona coscienza degli spettatori.
Per la maggior parte della gente in Sudamerica lavorare (per quelli che hanno un lavoro), dormire o guardare la televisione sono i momenti dominanti dell’esistenza. Ogni giorno una sfilata di moda ci consola: la ricchezza vuole produttività ma la produzione va in eccedenza e solo la guerra (giusta) consuma inutili scorte. I paesi del terzo mondo spesso sono teatri di queste guerre: Viet Nam, Malvine, Irak, Palestina, ecc. ecc. Ma, come diceva Leibniz, anche oggi tutto va per il meglio nel migliore dei mondi possibile.