Sono arrivati alla cassaforte
I culi di pietra impadronitisi dell'Unione Commercio si autonominano ai vertici della Seac, ricca società informatica. I retroscena, le possibili evoluzioni.
Come era facile prevedere, il gruppo d’assalto che con un colpo di mano ha espugnato l’Unione Commercio, è arrivato al cuore del problema: i soldi. Nella fattispecie la Seac, la ricca società dell’Unione, che ogni anno produce utili miliardari.
Come abbiamo più volte scritto, paradossalmente è proprio l’esistenza dei miliardi della Seac a rendere anomala la vita associativa dei commercianti trentini. Nel senso che chi gestisce l’Unione, si pappa anche gli utili Seac, e quindi le cariche associative dei commercianti sono ambitissime, ma per motivi che nulla hanno a che vedere con i problemi della categoria. Questo dato si era negli anni scorsi tradotto in una sclerosi della rappresentanza, con la formazione di un ceto burocratico inamovibile, senza più contatti con la vita degli associati; mantenuto con i soldi Seac e dedito a giochi di nomine e sottopotere nei cda degli enti pubblici e parapubblici del Trentino post-doroteo. Era l’età dell’oro per quelli che avevamo chiamato i culi di pietra.
Due anni fa il fatto "nuovo", si fa per dire. Un gruppo di bucanieri della politica si organizza, approfitta dello scontento della categoria, e con alcuni colpi di mano spodesta i vecchi culi di pietra. Il profilo degli assaltatori era inequivoco: una vecchia volpe del sottopotere democristiano come Mario Oss, per l’occasione presentatosi come imprenditore del terziario, un ex-presidente dell’Unione Gianni Bort, albergatore, l’ex-Dc Elio Zecchini, tutti e tre del Ccd; il giovane rampante Marcello Carli, di professione rappresentante degli imprenditori; il grossista Paolo Mondini, lui sì imprenditore vero, che per di più al rinnovamento dell’Unione ci credeva, e difatti fu subito silurato dai compari.
In effetti la politica di categoria dei nuovi dirigenti è inconsistente: l’Unione perde iscritti, una vera emoraggia a favore delle associazioni concorrenti (Confesercenti e Asat); perde interi pezzi, con i Pubblici esercenti che se ne vanno sbattendo la porta; riduce il personale, le sedi, i servizi. Ma la categoria, per le nostre volpi, non conta, è una facciata.
Contano due cose: la prima è la politica.
Ma anche qui il gruppo fallisce nel gioco delle poltrone. Sconfitti nel controllo della Caritro, perdono anche la Camera di Commercio: la - timida - aria nuova che spira nell’economia trentina, è per loro veleno puro. Nè sono aiutati dal mondo politico: si trincerano nel centro-destra, assumono una connotazione anti-Dellai nell’immediato poco fruttuosa. E allora riciclano, anzi acquistano - a suon di centinaia di milioni di consulenze - vecchie glorie del mondo Dc, il superburocrate Mauro Marcantoni e, soprattutto, Mario Malossini, venduto in tutta la provincia come il vate del turismo trentino.
Per supportare queste attività occorrono soldi; e soldi, all’Unione, vuol dire Seac.
Ed eccoci arrivare all’oggi, con il gruppo giunto nel caveau della cassaforte. La giunta dell’Unione designa i nuovi cda delle controllate, e chi propone alla Seac? Presidente Oss, vice Bort e Zecchini; alla Seac-Leasing, presidente Marcello Carli; consiglieri, alcuni yes-men.
La Seac è ricca: quasi dieci miliardi di utile netto nel ‘99. I culi di pietra in una società di informatica ci vanno solo a scaldare le sedie (si spera): ma per la suddetta opera prendono (anzi si attribuiscono) compensi di centinaia di milioni. Non solo: i miliardi della Seac, che già servono per sostenere la traballante Unione, possono essere impegnati per ulteriori operazioni. Già la scorsa presidenza aveva assegnato una consulenza di una quarantina di milioni al solito Marcantoni: vogliamo scommettere che con Oss le consulenze milionarie a personaggi vari della politica trentina si moltiplicheranno?
Gli interrogativi che apre la vicenda sono tre. Primo: i commercianti trentini, che versano in un’endemica crisi, fino a quando sopporteranno di essere terra di conquista di avventurieri?
Secondo: questo modo di intendere la politica, rende? Ricordiamo che Bort, nonostante scandalosi finanziamenti milionari dell’Unione, già fu trombato alle elezioni comunali. C’è chi dice che con i soldi Seac, si può aggirare l’ostacolo: finanziare e quindi legare a sè politici già affermati, invece di tentare la corsa in proprio. La cosa è senz’altro fattibile: però, al giorno d’oggi, quanto rende?
Terzo: la Seac stessa. Se ne può proprio fare quello che si vuole? Ricordiamo che padre-creatore della Seac è Franco Bolner, al contempo direttore generale e amministratore delegato. Bolner per i culi di pietra nutre profonda disistima. Ed è, rispetto alla coppia Bort-Oss, più forte nella Trento che conta, è contiguo a De Pretis, presidente dell’Isa, la finanziaria della Curia, con cui la Seac ha uno scambio di quote azionarie, e di cui Bolner è consigliere, come pure di Btb; è più forte a Roma, dove ha entrature in Confcommercio, di cui ha riorganizzato i servizi informatici; è più forte in Seac, se se ne va via lui, chi dirige la baracca, Oss e Bort che si mettono a lavorare?
Il rapporto con Bolner è un’incognita. Può darsi che il direttore generale, per quieto vivere, lasci che i nuovi amministratori facciano degli utili quello che credono. Ma può darsi che non stia al gioco, che non gradisca che la sua creatura serva a finanziare le private voglie di potere di un gruppo di persone.