Menù
Home
QT
Questotrentino
Mensile di informazione e approfondimento
Utente
Cerca
QT n. 9, settembre 2025 Servizi

Il Trentino è pronto per una legge sul fine vita?

Fino a tutto settembre prosegue la raccolta di firme per un disegno di legge di iniziativa popolare. Ce ne parla il promotore dell’iniziativa, l’avv. Fabio Valcanover

Ultimo mese di raccolta firme in Provincia di Trento per sostenere il disegno di legge di iniziativa popolare che intende assicurare un quadro certo e vincolante per il suicidio medicalmente assistito. Le richieste: tempi stretti, controlli multidisciplinari, gratuità delle prestazioni e copertura pubblica, per evitare ritardi, abusi e disparità di trattamento; il tutto per colmare un vuoto normativo nazionale.

La proposta, promossa dall’Associazione Luca Coscioni, si inserisce nel solco delle sentenze della Corte Costituzionale, n. 242 del 2019 e n. 135 del 2024, che hanno depenalizzato l’aiuto al suicidio in precise condizioni: quando la persona è pienamente capace di assumere decisioni libere e consapevoli, affetta da una patologia irreversibile, che provoca sofferenze ritenute intollerabili, e mantenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale. Il verdetto del 2024 ha inoltre chiarito che il requisito del sostegno vitale può estendersi anche a forme di assistenza fornite da terze persone, ampliando così l’ambito di tutela. Ne abbiamo parlato con l'avvocato Fabio Valcanover, sostenitore del disegno di legge.

“Si muore una volta sola e non si capisce perché si debba morire male”, queste le parole di Claudio Stellati e Matteo D'Angelo, i due disobbedienti civili, volontari dell'Associazione Soccorso Civile fondata da Marco Cappato, che il 30 luglio scorso sono partiti da Trieste e hanno accompagnato Martina Oppelli in Svizzera. Oppelli, ricordiamolo, era affetta da Sclerosi Multipla progressiva da oltre vent'anni, era totalmente dipendente da terzi per la conduzione di ogni attività e negli ultimi due anni aveva ricevuto tre dinieghi dall’Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina (ASUGI).

Perché in Italia è così difficile morire ed essere liberi fino alla fine?

“Perché occorre modificare il vecchio codice penale, il codice Rocco, il primo codice del fascismo, e poi il codice della Repubblica Italiana. E per modificarlo ci sono volute azioni di disobbedienza civile. La Corte Costituzionale ha delimitato la sfera di liceità delle condotte, che quindi non costituiscono più reato dell'aiuto al suicidio, e la Consulta ha chiesto ripetutamente che strutture pubbliche del Servizio Sanitario Nazionale, previo parere del Comitato etico territorialmente competente, prendano in esame le domande. Le domande - lo ricordo - sono quelle di persone portate alla fine della loro vita con azioni di disobbedienza civile da Marco Cappato, che è stato più volte sotto processo. Dalla sentenza del 2019, la n. 242, a quella successiva, fino ad oggi il Parlamento è stato fermo: in Italia è difficile morire perché su questa materia il Parlamento è inattivo, non ha legiferato, per rimanere su termini giuridici, è latitante”.

Un sondaggio realizzato da Only Numbers, e pubblicato da La Stampa a metà agosto 2025, evidenzia come il 75,3% degli intervistati sia favorevole al suicidio medicalmente assistito contro un 15,1% totalmente contrario. Eppure il Governo Meloni ha elaborato recentemente un testo sul fine vita che restringerebbe i diritti acquisiti grazie alle sentenze della Corte Costituzionale. Quali sono gli elementi che sarebbero introdotti con il disegno di legge di iniziativa popolare proposto dall'Associazione Luca Coscioni?

“Contrariamente a quanto dice Pierantonio Zanettin di Forza Italia, relatore di maggioranza, sentito dal quotidiano Il Dubbio lo scorso 13 agosto, le leggi regionali di iniziativa popolare, a fronte di un vuoto normativo statale, possono intervenire. Tanto più in Trentino, con competenza concorrente in una situazione di autonomia speciale. Questa proposta di legge non modifica la sfera di liceità, né si occupa di materia penale, stabilisce solo i tempi e le modalità di accertamento delle domande di suicidio medicalmente assisistito pervenute all'azienda sanitaria, secondo i principi che la Corte Costituzionale ha sancito: l'aiuto a morire deve essere proposto autonomamente da una persona, capace di prendere decisioni libere e consapevoli, sostenuta in vita da trattamenti e affetta da patologie irreversibili, fonte di sofferenze fisiche e psicologiche che questa persona ritiene intollerabili. La Consulta dice inoltre che tali condizioni, così come e le modalità di esecuzione, debbano essere verificate da una struttura pubblica del Servizio Sanitario Nazionale, previo parere del Comitato etico territorialmente competente. La proposta è stringatissima, appena nove articoli, su tecniche e tempi: il problema è la tempistica”.

Su quali punti il disegno di legge si discosta dalla proposta elaborata dal Governo?

“Nella legge statale, un abbozzo che vorrebbero portare in discussione in Commissione, c'è una dilatazione inverosimile dei tempi, c'è il tentativo di affidare il tema alla sanità privata e quello maldestro di intervenire sui limiti di liceità stabiliti della Corte Costituzionale. La Consulta ha definito un confine, se una legge lo scavalca o il Presidente della Repubblica nota che è incostituzionale e non la firma, oppure si solleva la questione, si va davanti alla Corte Costituzionale. C'è infine un ulteriore passaggio che riguarda addirittura l'obbligatorietà ipotetica - ma stiamo parlando di voci - alle cure palliative”.

L'avvocato Fabio Valcanover

La raccolta di firme in Provincia di Trento è iniziata il 15 luglio. La mattina del 21 luglio Laura Santi, giornalista e attivista dell'Associazione Luca Coscioni, si è autosomministrata il farmaco letale, a casa sua in Umbria, accanto a suo marito Stefano. Il 31 luglio, come dicevano, Martina Oppelli invece si è spenta in una clinica in Svizzera. Ai banchetti avete ricevuto richieste di informazioni? Avete notato una maggiore sensibilità e partecipazione nei cittadini?

“C'è stata una costante affluenza ai tavoli durante tutta l'estate. E devo dire che il dibattito è stato altrettanto costante, in particolare dopo gli interventi sulla stampa del cardinal Ruini e di monsignor Paglia (presidente emerito della Pontificia Accademia per la Vita, ndr) o dopo le dichiarazioni del relatore di maggioranza, Zanettin”.

Quanto manca all'obiettivo delle 2.500 firme?

“Ci stiamo arrivando. Ci sono da raccogliere 2.500 firme, poi le firme devono essere certificate, i moduli devono essere ritirati, devono essere puliti e si devono presentare i pacchi. Ora stiamo contando e sostanzialmente siamo vicinissimi alla soglia”.

Dove e fino a quando è possibile sottoscrivere il disegno di legge?

“In tutte le segreterie comunali del Trentino, fino a fine settembre: abbiamo affrontato la spesa di mandare i moduli in tutti i comuni. E poi c'è un tavolo permanente, tempo permettendo, in via Oriola, angolo via Oss Mazzurana a Trento. Sui social media vengono pubblicati i luoghi dove si possono eventualmente trovare altri banchetti”.

Perdoni l'impertinenza dell'ultima domanda. L'avvocato Maurizio Perego, con una lunga storia politica iniziata nel 1982 - candidato sindaco e consigliere comunale a Trento (1995), consigliere regionale e provinciale (1998-2003), già commissario di Forza Italia in Trentino (2018), e candidato alle ultime provinciali per Fratelli d'Italia, si è reso disponibile a firmare e ad autenticare le firme al tavolo cittadino. Il fine vita può rimescolare le carte anche tra i conservatori?

“L'affrontare in maniera dignitosa il momento importantissimo del fine vita è questione che riguarda tutti, a prescindere dalla collocazione politica”.

Commenti (0)

Nessun commento.

Scrivi un commento

L'indirizzo e-mail non sarà pubblicato. Gli utenti registrati non devono inserire altre verifiche e possono modificare il proprio commento dopo averlo inserito.

Riporta il codice di 5 lettere minuscole scritto nell'immagine. Puoi generare un nuovo codice cliccando qui .

Attenzione: Questotrentino si riserva la facoltà di cancellare commenti inopportuni.