Ospedale di Fiemme: si riparte da zero
Dimenticato il lungo dibattito che aveva cancellato un progetto insensato, ora c’è chi propone di costruire l’ospedale in val di Fassa.
Ricordate? Il nuovo ospedale di Fiemme era stato promesso fin dal 2017, sarebbe stato pronto in tempi utili per l’evento olimpico già nell’ottobre 2025 - ci avevano detto.
Dopo le elezioni provinciali del 2018 quel progetto veniva subito cancellato dall’emergente novità politica, la giunta Fugatti (2019). Che intendeva investire, in assenza di trasparenza, in un ospedale nuovo da costruire nel fondovalle in area alluvionale, zona agricola di pregio, su progetto di partenariato pubblico privato presentato da Mak Costruzioni di Lavis. Si partì da una presunta spesa di circa 100 milioni di euro per arrivare ai 180 del 2023 e il tutto venne a cadere solo grazie a un movimento di cittadini e alla determinata opposizione delle amministrazioni comunali di Cavalese e Panchià.
Sul tema ora è calato il più assoluto silenzio, eppure la struttura attuale (1951) mostra giornalmente tutta la sua inadeguatezza nella funzionalità, negli spazi e nel consumo energetico.
Del processo partecipativo tenuto all'inizio dell'inverno scorso in Fiemme non si parla più. Eppure vi eraunanimità nell’invocare l’urgenza di un ospedale nuovo da costruire in prossimità, se non in diretta adiacenza, dell’attuale, comunque a Cavalese.
Oggi, seppure in modo maldestro, un minimo di attenzione è stata risvegliata in valle di Fassa grazie a una provocazione di Michele Anesi, già presidente dell’Unione autonomistica ladina. Anesi ha proposto un nuovo ospedale da costruire in valle di Fassa, un ospedale specialistico in traumatologia e ortopedia, immaginato come filtro nei confronti degli accessi al servizio sanitario provinciale. Una proposta priva di un'analisi sociale e di una valutazione economica, che appare velleitaria e che probabilmente fa leva sul campanilismo.
Vediamo perché la proposta appare irricevibile. Anzitutto crea confusione, mette in discussione qualunque intervento rivolto al potenziamento dell’attuale ospedale di Fiemme o alla costruzione del nuovo. Infatti è impensabile, in due valli che contano appena 30 mila abitanti, proporre la presenza di due nuclei ospedalieri, ossia un nuovo presidio ospedaliero decentrato in aggiunta a quello principale.
In Fassa da un decennio si discute della necessità di una casa della salute capace, questa sì, di fare da filtro verso l’eccesso di presenze nel Pronto Soccorso di Cavalese. Una casa poliambulatoriale in grado di offrire servizi di primo intervento.

Mentre se ne discute pigramente, in Fassa si è chiuso il centro prelievi e si sono ridotti i servizi assistenziali sul territorio: per la carenza di personale si afferma in azienda sanitaria. Così, per ogni minima situazione, chi abita in Fassa è costretto a ricorrere al vecchio ospedale di Cavalese o a scendere a Bolzano.
Fassa è ormai diventato un unico lungo paesone, un serpente di seconde case che costeggia la strada statale. L’urbanistica per decenni è stata dettata dalle immobiliari e da amministrazioni comunali compiacenti verso il consumo di suolo. Sono rimasti disponibili pochi spazi verdi, sicuramente inadeguati a ospitare una nuova struttura che abbisogna (dati dell’Azienda sanitaria provinciale) di almeno 35 ettari di terreno. Un nuovo ospedale, valutando accessi e par- cheggi, è praticamente impossibile da inserire su un territorio tanto devastato.
Viene da chiedersi la motivazione di questa proposta, visto che proviene da una personalità non marginale della valle. Ricordiamo cosa affermavano fino a poco tempo fa i rappresentanti istituzionali della valle, partendo dal Procurador uscente Beppe Detomas: hanno sempre liquidato il problema salute con la sprezzante frase “Tanto i fassani storicamente si rivolgono a Bolzano”. Che l’uscita di Anesi abbia lo scopo di chiudere in modo definitivo la prospettiva di un nuovo ospedale a Cavalese? Probabile che Fugatti non aspettasse altro per stendere un velo su ogni investimento in sanità nelle valli dell’Avisio. Per Fassa sarebbe stato più utile sostenere la necessità di recuperare i servizi sanitari perduti, chiedere con energia l’avvio della nuova casa della salute, nuovi ambulatori pubblici, il potenziamento dei servizi infermieristici sul territorio. Speriamo almeno che questa uscita serva a dare una mossa all’attuale amministrazione, a guida leghista, del Comun General de Fascia.