Che fretta c’é?
In tre articoli (5, 7 e 21 maggio) l'Adige dà un diligente quanto tormentato resoconto delle manovre in corso all'interno della maggioranza provinciale in vista delle nomine in alcuni enti. Riassumiamo a nostra volta.
Per la presidenza del Corecom (Comitato regionale per le comunicazioni) Fratelli d'Italia aveva indicato il nome di Giacomo Bezzi, ma di fronte alla valanga di reazioni negative (dall'incredulità allo sghignazzo) per l'assoluta incompetenza del candidato, la scelta è caduta su Roberto Bertolini, che per lo meno è un giornalista.
Costui però è considerato “in quota” La Civica (il partitino dell'assessore Mattia Gottardi), quindi FdI resterebbe in credito di una casella, e non si risolverebbe il problema di sistemare Bezzi da qualche altra parte. Lo si potrebbe magari dirottare alla TSM (Trentino School of Management), ma in questo caso nasce un intoppo all'interno stesso del partito, perché lì Francesca Gerosa ci vorrebbe invece un suo fedelissimo, Francesco Barone. Ma se prevale quest'ultimo, dove collocare Bezzi? E se invece è quest'ultimo a spuntarla, dove piazzare Barone? E soprattutto, l'attuale presidente di TSM, Roberto Bertolini, era stato a suo tempo indicato da Gottardi, che si ritroverebbe così scippato di una nomina da FdI.
Lo stesso Gottardi auspica poi la conferma di Diego Salvatore alla presidenza di Trentino Trasporti, purché questi venga considerato un “tecnico”, e non una scelta in quota La Civica, nel qual caso verrebbe sottratto al partito il diritto all'occupazione di una casella.
Nessun problema aveva invece avuto la Giunta a nominare Enrico Menapace (già dirigente dell'Agenzia provinciale per l'ambiente) al vertice dell'Avvocatura; ma qui (come raccontavamo per esteso nel numero scorso, vedi “Avvocate contro la giunta”) ci si sono messe di mezzo quattro legali, che si sono rivolte al TAR facendo notare che il neo dirigente si è iscritto all'Ordine appena pochi mesi fa e soprattutto non è abilitato ad agire in Cassazione o alla Corte Costituzionale.
Molte altre nomine restano da decidere: dal difensore civico al garante dei minori e dei detenuti, dalla presidenza di Patrimonio del Trentino alla presidenza di Itea, particolarmente bisognosa di un manager capace in tempi brevi.
Ma la soluzione adottata da Fugatti al momento è il rinvio di ogni decisione: in fondo, le elezioni ci sono state solo il 22 ottobre '23, e la Giunta è in carica dal 17 novembre, appena sei mesi. Che fretta c'è?
Tralasciamo, per finire, le beghe sulla presidenza delle commissioni regionali, dove restano aperte questioni di ardua soluzione. Una su tutte, evidenziata da Fratelli d'Italia, è particolarmente intrigante: Lega e Lista Fugatti vanno considerate - per l'assegnazione dei posti - due partiti distinti o una sola entità?
Per valutare un candidato alla carica di ministro, assessore o dirigente pubblico, quali caratteristiche del soggetto andrebbero prese in esame? La risposta – molto teorica – sembra semplice: la competenza, l'affidabilità, la capacità organizzativa, l'etica, la lealtà (al compito affidatogli, non a chi l'ha nominato), le doti caratteriali, ecc. Tutte valutazioni che rientrano in un'area che potremmo definire “umanistica”.
Nella pratica – non da oggi certamente – il politico che deve affidare un incarico si muove invece in un ambito matematico-meccanico-enigmistico: meglio se il decisore, da bambino, era abile in trastulli quale il gioco del 15, la tria o il cubo di Rubik: metto qui, sposto là, torno indietro... finché tutti sono contenti, o quasi.
A metà degli anni '60 la saggezza democristiana aveva partorito il cosiddetto “Codice Cencelli”, che attribuiva le cariche in base alla forza della varie correnti della DC. Ma ora il povero Fugatti deve fare i conti anche con le pretese degli altri partiti della coalizione, uno dei quali, Fratelli d'Italia, verticalmente spaccato in due, tanto che un “Codice Urzì/Ambrosi” gli farebbe bene. E allora si rimanda, si aspetta. Cosa?.