Una valle e il suo fotografo
“Cinquant’anni dopo. In valle dei Mòcheni con Flavio Faganello” Fierozzo e Palù del Fersina, fino al 29 settembre.
Mostre
La valle dei Mòcheni vista dall’obiettivo di Flavio Faganello. Con i suoi paesaggi e i suoi antichi masi. Momenti di comunità, di lavoro e di festa. Le persone, donne e uomini, l’espressione dei loro volti. Ritratti fotografici in bianco e nero di vita popolare capaci di raccontare un’epoca, da un luogo dove il tempo sembra essersi fermato. Sapientemente collocati in spazi che a quei luoghi e a quei tempi rimandano. Testimoni di un mondo rurale al quale ritornare è un’oasi dalla frenesia della modernità, e per chi quelle situazioni le ha vissute in prima persona un piacevole salto nel passato.
Questo narra e trasmette “Cinquant’anni dopo. In valle dei Mòcheni con Flavio Faganello”, mostra fotografica che dal 1° luglio abita Maso Filzerhof a Fierozzo e a Palù del Fersina in Casa Lenzi, per poi diramarsi in un ampio itinerario en plein air. C’è tempo fino al 29 settembre (e forse ancora per tutto ottobre) per visitare i percorsi espositivi curati da Roberto Festi, realizzati grazie al sostegno dei Comuni coinvolti, dell’Istituto Culturale Mòcheno e dalla Pro Loco di Palù, alla collaborazione della Soprintendenza per i beni culturali e al materiale dell’Archivio fotografico della Provincia e di quello della famiglia Faganello. Un’occasione che val bene un’uscita di un giorno o qualche ora all’aria pura nella bella cornice della “valle incantata”.
Anzitutto, chi era Faganello? Nato a Terzolas, in Val di Sole, nel 1933, morto a Trento nel 2005, è stato fotografo, reporter, testimone del suo tempo. Ha documentato con passione e rigore filologico le profonde trasformazioni di un Trentino rurale negli anni del secondo dopoguerra, le contraddizioni del miracolo economico, le rivoluzioni culturali della modernità. Sin dai primi anni ‘60 ricerca con fiuto antropologico tutto ciò che considera fondamentale per tracciare l’identità trentina. Nel 1971 pubblica con Aldo Gorfer “La Valle dei Mòcheni”, volume corredato da un ricco apparato iconografico, momento cardine del suo percorso professionale. L’incontro con la “valle incantata”, custode di ritmi arcaici e di una secolare tradizione linguistica miracolosamente conservatasi, esercita su di lui un impatto profondo.
Da questa folgorazione, mezzo secolo dopo, prende spunto questa mostra. Che organizza un centinaio di fotografie, molte delle quali inedite, capaci di catturare la vita della gente della valle, il duro lavoro nei campi e sui monti, il paesaggio, le feste, i percorsi dei kròmeri in paesi lontani, le suggestive architetture degli antichi masi.
Al Maso Filzerhof di Fierozzo si possono osservare scatti che ritraggono paesaggi e intensi ritratti della gente comune, uomini e donne, alle prese con occupazioni quotidiane od occasioni speciali. In particolare, incuriosiscono le istantanee di feste popolari come “Il Vècio e la Vècia”, tradizione del tempo di Carnevale che resiste ancor oggi. Un’atmosfera d’altri tempi, sottolineata dall’indovinata ambientazione nel fienile, tra balle di fieno e vecchi attrezzi. Da non lasciarsi sfuggire, poi, una visita agli altri locali del “maso della lana”, abitato fino agli anni ‘60 e oggi preziosa cassaforte della vita del passato nonché della lingua locale.
Nella Casa Lenzi di Palù del Fersina il focus è su “La donna mòchena”, soggetto della prima personale di Faganello, realizzata nel 1978 a Sant’Orsola. Vale la pena soffermarsi sull’espressività dei volti di anziane e giovani, ora immerse nel lavoro nei campi o in stalla, ora in un attimo di pausa, ora in momenti di devozione religiosa. Foto di vita contadina alle soglie della modernità che colpiscono per la forza comunicativa, la vena lirica, la spiccata capacità di evocare mondi ormai lontani dei quali si percepisce ancora un canto antico. Un clima intimo, da focolare domestico, anche qui valorizzato dalla scelta di porre questi scatti in una stalla.
Ma non è finita qui: uscendo da Casa Lenzi, la vista invita ad introdursi nelle vie del paese. Altre 19 iconiche immagini si possono ammirare all'aperto su grandi banner lungo un percorso che si snoda tra l’abitato di Palù e, più su, i suoi masi: Boler, Batister, Tasainer… fino all’imbocco del sentiero per il lago di Erdemolo.
Un invito a passeggiare, osservare e ricordare un grande fotografo che come pochi altri ha amato questa valle. Un itinerario che richiede qualche ora per essere svolto completamente. Un ottimo saggio si può trovare lungo il suggestivo ponte di legno sul rio Lenzi: in quattro teli, altri otto poetici scatti di donne e uomini, giovani e anziani.
Quanto presente in mostra è approfondito in un volume pubblicato da Antiga Editore da saggi firmati da esperti di fotografia e amici di Faganello. Inoltre, durante l’estate, a corredo dell’esposizione, l’attrice Beatrice Elena Festi e il fisarmonicista Michelangelo Felicetti hanno proposto, al parco di località Lenzi a Palù, delle letture sceniche con musiche dal vivo di brani tratti da “La Valle dei Giganti” di Giuseppe Šebesta. Dopo “La panchina”, “La miniera”, “Oltre le nebbie” e “La slitta”, sabato 23 settembre alle 20.30 chiuderà il cerchio “Gelosia”.