Translagorai: appetiti ad alta quota
Continua l'urbanizzazione della montagna
QT ha tenuto un costante aggiornamento su quanto avviene attorno al progetto Translagorai, il grande regalo che la Provincia di Trento ha offerto ad alcuni comuni, e in modo significativo alla Magnifica Comunità di Fiemme per trasformare malghe di alta quota in rifugi e luoghi di ristoro.
Questo lavoro di attenzione e informazione nei confronti dei cittadini se lo era assunto la SAT provinciale, firmataria, e a suo dire garante, della qualità degli interventi in assemblea pubblica, ben quattro anni fa. Ma la SAT dimostra invece sul tema la più totale assenza; è possibile che alcuni suoi dirigenti si trovino in palese conflitto di interessi.
Delle sei previste in progetto, rimane una sola struttura da avviare: malga Lagorai. Gli uffici provinciali e il comune di Tesero temono il costante controllo dei cittadini di Fiemme. I problemi più evidenti e ormai chiaramente non risolvibili, sono la sicurezza idrogeologica, lo smaltimento dei reflui e l’accessibilità al futuro rifugio. La mulattiera che lì conduce è un bene comune, storico e identitario, intoccabile. Fatto sta che il Comune di Tesero ha da poco deliberato l’alpeggio a malga Lagorai e a malga Mandre de Mur, un edificio del quale rimane qualche spezzone di muro: 75 capi ovi-caprini asciutti. Cioè capi che non hanno bisogno di essere costantemente seguiti, se non per la presenza del lupo. A dimostrazione dell’insostenibilità anche economica e sociale del progetto. Quanto si è deciso a Tesero illustra quale sia stato il profilo della speculazione nel finanziamento della Translagorai.
Sulle alte quote del Lagorai continuano a piovere deroghe, un po’ ovunque. Dopo anni di tentativi il rifugio Erdemolo riesce a ottenere l’autorizzazione al raddoppio dei volumi. Il Comune di Palù del Fersina ha deliberato una deroga che ha dell’indecenza: dagli attuali 449 metri cubi dell’edificio si passerà a 849, da 18 posti letto a 44, da un'altezza a metà falda di 6,58 metri a 8,25. Passo dopo passo continua insomma l’urbanizzazione della montagna, anche in prossimità di aree protette. E il consumo di areali pregiati.