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Translagorai: la SAT e i suoi detrattori

Botta e risposta tra Ancona e Casanova sul ruolo della Sat nella controversa questione del progetto di valorizzazione del Lagorai

Carlo Ancona del Consiglio Centrale SAT
Lago Lagorai

Sull’ultimo numero di QT leggo un ulteriore intervento del vostro redattore Casanova sul tema del così detto progetto Translagorai, in parte condivisibile, ma per altri sorprendente. E ricorro alla cortesia della redazione per recare il contributo di una briciola di diversa ma forse più completa informazione sulla vicenda, che spero possa essere di interesse, se non del redattore, almeno dei lettori.

Come nessuno ha spiegato, la decisione di aderire e partecipare al progetto così detto “Translagorai” del consiglio centrale SAT risale a due anni or sono, il 23 ottobre 2017. Il suo contenuto può non essere condiviso, ma ricordo il principio fondamentale lasciato dall’assessore Micheli alla nostra memoria: i “beni comuni”, e con essi il territorio montano, non possono e non devono essere lasciati senza disciplina, ma occorre accudire alla pianificazione della loro utilizzazione; perché altrimenti prevarrebbero le logiche di un loro incontrollato sfruttamento proprie di una economia malsana, quelle alle quali anche il redattore parrebbe volersi opporre. Ed allora, se è vero che la SAT si è esposta a rischio con quella sua ormai remota decisione, ha però anche in quella occasione tentato di adempiere al suo compito, di dare un contributo alla salvaguardia dell’ambiente di montagna, ed insieme di favorire una sua corretta frequentazione.

Il nuovo Consiglio, eletto nella primavera del 2018, è tornato a discutere più volte sull’argomento; suoi rappresentanti si sono incontrati in diverse occasioni con quelli delle organizzazioni ambientaliste; ha tenuto una affollata e intensa assemblea conoscitiva nel mese di ottobre; ed infine ha adottato il documento finale del 14 novembre 2018, specificamente sull’argomento della destinazione della malga Lagorai.

Sul tema si è giocata una partita difficile e ardua, si è assistito a discussioni e lacerazioni interne. Di questo certamente il redattore è informato, anche se pare ignorarlo, visto che al termine del suo articolo esprime “sconcerto perché il consiglio non riesce ad esprimere un chiarimento che tenti di recuperare il disagio di tanti soci”. Eppure, già nel “Bollettino SAT” dello scorso anno la presidente ha riassunto con paziente e sofferta chiarezza quali erano i passaggi cruciali della vicenda ed i contenuti delle decisioni adottate.

Vi è anche stata una verifica a conferma, l’unica possibile in un sistema democratico: alla assemblea dei delegati di aprile di quest’anno è stata ammessa al voto una mozione critica, proposta da alcune sezioni. L’esito è stato una schiacciante maggioranza a favore della soluzione adottata dal Consiglio; e dunque, la SAT deve rimanere presente nei luoghi della decisione, e portare in essi il suo contributo, anche se una sua proposta specifica non viene accolta, come è accaduto nel caso di Malga Lagorai. Anche in questo caso, ha dimostrato che al suo seno discutono molte voci, vi sono pensieri diversi; ma quel che conta è la strategia complessiva, adottata all’esito delle discussioni. Ed il consenso dell’assemblea conforta della correttezza della soluzione adottata. Quale altro strumento si dovrebbe utilizzare per verificare in termini di seria partecipazione democratica quel risultato, Casanova non lo dice, e non si riesce ad immaginarlo.

Vi è poi una questione di metodo. La SAT ritiene che il dibattito debba essere tenuto nelle sezioni e nelle commissioni; che gli errori vanno corretti, ma non può essere rinnegato il contenuto di decisioni del recente passato e violati gli impegni assunti; che si debba dialogare con gli interlocutori istituzionali ed i detentori del potere di decisione, perché è proprio questo il suo compito; che debba rispettarsi l’ordinato confronto di idee su proposte concrete, e non su generici slogan e dichiarazioni di appartenenza.

Contro, vi è chi invece nega tutto questo, e rinnova istanze e polemiche spesso incomprensibili perché assenti di apertura a dialogo e prospettive concrete, utilizzando mezzi di comunicazione privi di riferimento istituzionale e quindi di responsabilità.

Ma infine, la cosa più difficile da comprendere è un’altra: perché ancora oggi agli occhi di qualcuno il nemico sia la SAT; accusarla non si capisce neppure di cosa, in modo confuso e indifferente alla verità storica, persegue il fine della sua delegittimazione; e così fa solo il gioco di chi segue logiche contrapposte, di messa a profitto e di sfruttamento economico della montagna, e definisce libertà l’abbrutimento delle coscienze e la deprivazione della nostra visione del mondo. Davvero i critici vogliono questo?

La SAT ha molti difetti, forse è folle e fuori dal tempo nel suo amore per il territorio di montagna, nel ribadire la sua opposizione a forze schiaccianti e dominanti nel campo delle scelte politiche; ma non è stupida: ne è prova il risultato del voto nella assemblea di Rovereto dello scorso aprile. E quindi essa non cade nell’errore di individuare i propri nemici in coloro per i quali pare che il problema sia solo quello della ricerca ad ogni costo di visibilità esterna.

Perché pare davvero che solo questo sia l’obiettivo degli autori non delle critiche, ma delle confuse polemiche a cui si associa Casanova: scrivo, polemizzo, e quindi esisto. Accoppiata all’uso spregiudicato dei “social”, questa regola è ogni giorno più attuale, ed è ulteriore tragedia di questi tempi sempre più bui. E in tale ottica ricorre con frequenza per alcuni (non Casanova, che però non se ne distacca) l’impiego dell’insulto, per altri invece il mancato rispetto della verità storica o geografica: ancora nell’articolo di cui si parla, Casanova afferma che gli escursionisti sarebbero “costretti” a scendere dal tragitto in quota nel nuovo progettato rifugio di malga Lagorai; ma da cosa ricavi le ragioni di tale opinione, non si comprende: chi non vuole scendere al rifugio può benissimo non farlo, naturalmente.

A meno che non voglia forse insistere nella sua richiesta di veder costruire un bivacco incustodito nei pressi di Forcella Valsorda, con il rischio di trasformare il lago delle Stellune (che considero uno dei luoghi più belli del Trentino) in un immondezzaio.

Dovevamo stare zitti?

malga Lagorai

Con il suo intervento Carlo Ancona ci consente di aprire un nuovo approfondimento sulla Translagorai. In premessa ricordo che chi risponde è stato per 12 anni presidente della SAT di Moena e per altri 6 vicepresidente: sono quindi carne viva del sodalizio. Le critiche piovute su SAT, alcune anche offensive, non potevano che ferire anche me. Mi pare di poter affermare che una certa asprezza del confronto abbia avuto origine dalla difesa in trincea alzata da SAT, una difesa che ha chiuso il dibattito invece di accompagnarlo.

La prima dimostrazione della difficoltà di ascolto e di dialogo in SAT sta proprio nel dibattito dello scorso anno, dove è stata rifiutata ai portatori del dissenso una relazione un po’ complessiva, anche se breve, almeno parzialmente di pari peso rispetto alle tante introduzioni dei dirigenti. Ai presenti è stata data la parola per un tempo massimo di due minuti: il confronto - definiamolo tale - non poteva che risultare un susseguirsi di visioni parziali che si sommavano, in modo critico, una sull’altra, senza rendere possibile una cornice d’insieme. Il fossato della trincea non poteva che diventare sempre più profondo. Specie dopo la presentazione del progetto di Malga Lagorai, il passaggio più critico del progetto Translagorai, era lecito attendersi da SAT una presa di distanza netta. Ad oggi raccogliamo silenzio. In tale situazione la diffidenza verso SAT dei contrari al progetto Translagorai del servizio aree protette, non può che aumentare, come pure lo scontro interno che invece si vorrebbe cancellare.

Il progetto Translagorai, così è stato definito in Provincia, è nato nel 2016 dalla richiesta di alcuni enti, Magnifica Comunità di Fiemme, comune di Telve, Canal San Bovo, enti che non riuscivano a trovare finanziamenti pubblici per sostenere le ristrutturazioni di alcune malghe: era impossibile trovare fondi nel Programma di Sviluppo Rurale, perché la trasformazione delle malghe in luoghi di ristoro non era prevista: era impossibile attingere nel settore turismo, in quanto si trattava di investire in aree destinate all’agricoltura. Grazie alla riconosciuta sottile intelligenza dell’ex assessore alle Infrastrutture e Ambiente Mauro Gilmozzi e all’adeguamento del Servizio Aree protette, i fondi sono stati distolti da capitoli di spesa che nulla hanno a che fare con la conservazione dell’ambiente e il potenziamento della biodiversità, attingendo cioè a fondi LIVE dell’unione Europea, e già questo percorso rappresenta un vulnus non trascurabile. Ricordiamo la cifra complessiva: 3 milioni e 600 mila euro pubblici.

La SAT è stata chiamata, in un secondo tempo - dice fra le righe Ancona - per avallare il progetto, e il Consiglio centrale delibera solo ad agosto 2017. Non ci sarebbe alcuno scandalo se oggi SAT ammettesse una certa superficialità nell’aver sostenuto il percorso, averlo poi accanitamente difeso e non aver mai chiesto ad altre associazioni un confronto preventivo. Il primo momento ufficiale della Provincia rivolto all’esterno (Cabina di regia delle aree protette) è stato il 3 maggio, dopo più rinvii e lettere di sollecito rivolte al Servizio dal sottoscritto: fino al giorno prima Translagorai per i più era sinonimo di un sentiero in alta quota che attraversava la catena del Lagorai da bivacco a bivacco. Un percorso per palati fini, si direbbe, per chi cerca silenzi ed emozioni speciali. Esclusi i firmatari provinciali del protocollo, fra i quali SAT, nessuno conosceva l’esatta sostanza del progetto. Anche il 3 maggio, mi dicono gli ambientalisti presenti, il progetto è stato calato in modo disinvolto e con chiarimenti minimi: c’era fretta.

Se Ancona lo desidera, pubblichiamo le mie lettere, così ogni cittadino si farà un’idea di cosa significhi per il volontariato libero confrontarsi con la Provincia e ricercare correttezza.

Sulla democrazia in SAT nessuno ha mai avuto dubbi. La discussione in assemblea (anche se tenuta oltremodo stretta) ha portato a un largo sostegno della posizione ufficiale. Ma questo passaggio nulla toglie alle argomentazioni, di alto valore etico e ambientale, della minoranza uscita sconfitta. O nella visione della democrazia di Ancona le minoranze, in quanto tali, devono mantenere il silenzio?

Ancona utilizza dichiarazioni di Walter Micheli. Ogni dichiarazione, comprese le mie, vanno inserite nel contesto dove vengono pronunciate. Avendo avuto l’onore di frequentare Walter Micheli, non mi sembra proprio che la sua idea sulla gestione dei beni comuni fosse tanto flessibile come descritta da Ancona. Laddove necessario si interviene e si crea lavoro, laddove la situazione è fragile e i valori comuni sono strategici si conserva, quindi anche investendo solo nella conservazione e nel sostegno di vincoli necessari e strategici.

Malga Lagorai è una malga abbandonata da anni. Condivido la necessità di recuperarla perché viva come malga dignitosa per il pastore che la frequenterà, specialmente senza attingere a ipocrisie legate alla Translagorai, ben sapendo che si entra in un territorio che va vissuto in punta di piedi, non come un terrazzo futuro destinato ad alimentare interessi privati della società Cermis o della Magnifica Comunità di Fiemme.

Il dibattito su Translagorai non è stato comunque un confronto interno solo alla SAT. Vi è un fronte ampio che dissente, anche esterno. Queste sensibilità non hanno diritto di espressione? Una frase dell’ex giudice penso risulti preoccupante: “Vi è chi… rinnova istanze e polemiche spesso incomprensibili perché assenti di apertura a dialogo e prospettive concrete, utilizzando mezzi di comunicazione privi di riferimento istituzionale e quindi di responsabilità”.

Cosa significa utilizzare mezzi di comunicazione privi di riferimento istituzionale? L’informazione deve svolgersi, nel 21° secolo, solo utilizzando mezzi tradizionali o istituzionali? Dove sta scritto che sia vietato l’utilizzo corretto dei social o di altro modo di comunicare quando rispettoso della verità o di sensibilità diverse da quelle di Ancona?

La SAT non è un nemico: dentro il cuore della SAT vi è un’ampia componente culturale particolarmente sensibile alla difesa del territorio, una componente che ha bisogno di spazi liberi, di avventure, emozioni, silenzi. In Lagorai queste sensibilità si possono esprimere, i dirigenti SAT tengano presente l’esistenza di questa cultura, che non è certo minoritaria e non si esprime nei convegni. È sensibilità vissuta. Quando questa cultura affiora e pretende ascolto nei media, dott. Ancona, non “si pone alla ricerca ad ogni costo di visibilità esterna…attraverso…confuse polemiche”. Conoscendo questo ampio fronte, sono certo di quanto scrivo. Esistono ancora emozioni che si esprimono con passione, con calore, anche alzando la voce se necessario e anche quando non si è più dirigenti, nemmeno periferici del sodalizio.

Dispiace leggere i suoi radicati pregiudizi. Certo, da frequentatore assiduo delle montagne riguardo Translagorai sono convinto che fosse necessario costruire un bivacco incustodito nei pressi di Forcella Valsorda e altri piccoli interventi di sicurezza sul percorso (brevi tratti di cordino). Il bivacco è parte della storia dell’alpinismo e del CAI (quindi di SAT): non mi sembra che alpinisti ed escursionisti meritino un giudizio tanto offensivo come nella conclusione di Ancona (il bivacco trasformato in immondezzaio).

Faccio parte di quella schiera di persone che nel 1988-9 in Marmolada e non solo ha partecipato alle prime azioni di pulizia delle montagne del mondo, proprio per denunciare e correggere i comportamenti di una minoranza di alpinisti. Questo tema oggi, anche grazie alle campagne formative del CAI, non è più un’emergenza. Si guardi invece a cosa accade sul Cermis: si potenzia il rifugio privato del Pajon, si costruisce sopra il lago di Bombasel una seconda ferrata, si progettano piste verso Bombasel e nuovi sentieri. È proprio tutto casuale quanto sta avvenendo o non è strettamente legato all’operazione Malga Lagorai? Un passo alla volta, ampliando e consumando territorio, anche in alta quota il silenzio verrà rotto per sempre.

Luigi Casanova