Un nuovo quotidiano per il Trentino
Tutta (o quasi) l'imprenditoria trentina dietro il progetto di un nuovo giornale che sta per nascere.
Esattamente un anno fa scrivevamo della chiusura repentina e inattesa del Trentino e ci chiedevamo come sarebbe cambiato il panorama informativo provinciale, abituati com’eravamo, da più o meno un secolo, ad avere due giornali quotidiani.
Apparentemente, allora, il mondo politico e imprenditoriale trentino era stato preso alla sprovvista dalla decisione dell’editore Michl Ebner, ma si trattava di un classico caso in cui “non c’è peggior cieco…”, considerato che il processo di accentramento delle proprietà editoriali nelle mani di Ebner era cominciato da qualche anno e che già dal 2018 - quando aveva acquistato l’Adige - l’ex parlamentare SVP era il dominus incontrastato della carta stampata in regione.
La prima reazione a caldo, soprattutto in alcuni ambienti economici e politici, era stata: “Allora facciamo un nuovo giornale”.
Niente di concreto né ufficiale, ma la voce si era sparsa tra gli addetti ai lavori. Assieme ad un discreto scetticismo generale, perché fare un giornale oggi costa molti soldi e ne fa guadagnare pochi o più facilmente se ne perdono: la stampa quotidiana è in caduta libera ormai da anni e far stare in piedi economicamente le aziende editoriali è un esercizio di equilibrismo estremo.
Infatti dopo la prima fiammata, seguita allo choc della chiusura del Trentino, per un po’ nessuno ne aveva più parlato.
Ma, come un fenomeno carsico, l’ipotesi che alcuni soggetti potenti in Trentino, sia singoli che organizzazioni di categoria, stessero pensando ad aprire un nuovo quotidiano locale era tornata poi in superficie. Tanto che a fine settembre scorso si era parlato di una decisione imminente. E giravano perfino voci di una data per l’uscita del nuovo giornale: il 15 gennaio 2022. Per chi giustamente ha altro da fare che seguire le contorsioni dell’informazione locale, ricordiamo che il 15 gennaio 2021 è stato il giorno in cui venne chiuso il Trentino: praticamente una dichiarazione di guerra contro Athesia, la società di Ebner che possiede l'Adige e tutto il resto.
Ed in effetti in via delle Missioni Africane l’avevano presa proprio come una dichiarazione di guerra.
Almeno se dobbiamo dar credito alle chiacchiere che raccontano di telefonate non proprio amichevoli tra alcuni dirigenti dell’Adige e i referenti del nuovo progetto editoriale.
Non ne sappiamo di più, né sappiamo se questa controffensiva sia stata la causa di quello che era apparso in autunno come uno stop al progetto, sempre stando alle voci che, per qualificate che siano, sempre voci restano.
Ma con l’anno nuovo le cose sembrano essersi rimesse in moto e molto concretamente. Le nostre informazioni (non più voci, caro lettore, ma dati di prima mano) partono dai soci fondatori. Che sono più o meno tutto il mondo imprenditoriale trentino nelle sue espressioni di categoria. Quindi ci sono la Federazione delle Cooperative, Confindustria, l’Associazione Artigiani, gli Albergatori e Confesercenti. A domanda specifica, ci dicono che il mondo contadino è stato contattato e ci sta pensando. Chi sembra invece declinare l’invito è Confcommercio. Maligniamo un po’: forse i rapporti tra il patron di Confcommercio, Gianni Bort, e Michl Ebner sono troppo stretti per un simile strappo?
Ricordiamo ai nostri giustamente distratti lettori che Bort è a tutt’oggi nel consiglio di amministrazione dell’Adige.
In ogni caso viene dato per certo che a breve verrà costituita la società proprietaria del nuovo giornale. Verosimilmente nella prima metà di febbraio.
Nel frattempo è stato fatto un progetto editoriale che prevede un giornale di una quarantina di pagine confezionato da una redazione di circa 20 giornalisti. L’obiettivo a medio termine è di raggiungere tra le 4.500 e le 5.000 copie.
Non abbiamo dettagli sulle previsioni economiche, ma sappiamo che il progetto mette in conto la possibilità che ci siano bilanci in perdita, all’inizio.
Il senso di questa operazione, ci dicono, è un segnale del mondo imprenditoriale trentino. Un segnale di esistenza, diciamo noi. Un nuovo protagonismo, che negli ultimi anni certamente è mancato.