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Funivie e sicurezza

ing. Paolo Mayr
3 febbraio 1998: il disastro del Cermis

La sciagura di Stresa, con le sue evidenze, gli errori, le carenze, gli interrogativi, fa sorgere la preoccupazione di quale sia la situazione in casa nostra, dove il turismo si svolge nel ritmo di moltissimi impianti a fune. La realtà nostra sembra meno preoccupante almeno rispetto alla situazione dell’impianto del Mottarone, ma l’esperienza insegna che non si deve essere troppo categorici nel giudicare. Ad esempio, la nostra Funivia del Cermis in pochi anni è stata colpita due volte crudelmente, la prima per un errore umano interno, la seconda per un incredibile incrocio della fune portante con un’arma di guerra. Eppure tutto sembrava controllato e della massima sicurezza, precise e complete le leggi di settore, preparato e coscienzioso il personale tecnico.

Anch’io ho avuto, molti anni fa, un’intensa esperienza nel campo quale direttore tecnico d’esercizio per alcuni anni di un insieme di impianti a fune di una stazione trentina. Tutto è andato bene, salvo però alcuni episodi significativi. Un giorno ho deciso di eseguire prove di frenata alla stazione di partenza dell’impianto maggiore, dove si ha la concreta possibilità che si verifichino incroci, collisioni o cadute. Ebbene, dopo un paio di prove i freni andavano fuori uso, a causa di un evidente, difetto meccanico di progettazione e costruzione.

Un’altra volta andai a controllare la situazione in cabina elettrica e con spavento trovai tolto il relè di massima, per cui se fosse caduto un albero sulla linea, il 2° motore, non arrestato dal relè per l’aumento della potenza richiesta, avrebbe continuato a tirare la fune traente con ovvie tragiche conseguenze. L’atto sconsiderato venne giustificato per evitare la rimozione di ghiaccio nei tralicci di sostegno nei ponti anti-scarrucolamento e quindi la lenta e faticosa revisione della linea. Un analogo caso, credo, portò alla prima disgrazia del Cermis. In un’altra circostanza, in periodo natalizio di massimo afflusso, la corda di un impianto molto frequentato aveva cominciato a rompersi. Provvedevo allora a sospendere l’esercizio, incontrando le vivaci proteste e l’opposizione del gestore. L’eterna lotta tra interesse economico e sicurezza si concluse per fortuna non con la rottura della fune, ma con le raccomandate e con la rottura dell’incarico.

Queste esperienze mi hanno insegnato la prudenza nel giudicare, perché il destino è sempre in agguato e la sicurezza non è mai totale. Dopo tanti anni di lavoro in molti campi debbo veramente ringraziare tutti i santi che mi hanno protetto e la dea fortuna che mi è stata vicina!

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