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Riapriamo le scuole!

Apprezzabile è il fatto che fino a venerdì 12 marzo nella nostra provincia le scuole abbiano resistito alla chiusura, che nel resto del Paese purtroppo si è avverata, così come va dato atto degli enormi sforzi compiuti dagli Istituti scolastici, allo scopo di mantenere vitali le attività didattiche in presenza. Ora, peraltro, la chiusura delle scuole è stata disposta in forza di un decreto legge governativo, a seguito dell’introduzione di nuovi e discutibili parametri di misurazione dell’incidenza percentuale dei contagi nei singoli territori ed è altresì frutto di una scelta politica del governo locale, sebbene fossero presenti le condizioni per poterla evitare.

Le motivazioni di tale scelta sono state rese note dal Presidente della Provincia Fugatti, il quale ha dichiarato che la Giunta provinciale non può non aderire alle decisioni dell’Esecutivo, per non trascinare la Provincia stessa in contenziosi giudiziari col Governo.

Questa scelta va in direzione contraria rispetto a quanto dichiarato il 9 marzo all’Adige dal dott. Giancarlo Ruscitti, Dirigente del Dipartimento Salute e Politiche sociali della P.A.T., secondo cui “nelle scuole il virus non circola. Non c’è alcun dato scientifico che dica che le scuole sono pericolose”.

Il dott. Ruscitti ha anche affermato che “tra i contagi dei minorenni la quasi totalità non ha sintomi, oppure pochissimi. A quel punto si tratta di limitare le interazioni che i giovani hanno, soprattutto nei confronti della popolazione anziana. Popolazione anziana che qui in Trentino stiamo vaccinando a grande velocità”.

E allora perché la chiusura delle scuole anche in Trentino? È una scelta ragionevole?

È una scelta ponderata e proporzionale, nel raffronto con la situazione di fatto, sempre doveroso per l’adozione di qualsiasi provvedimento, soprattutto se limitativo di diritti? Cos’è cambiato sul piano reale e non formale il 15 marzo? Quali ulteriori rischi è destinata ad evitare questa scelta?

È lecito chiedere più attenzione e più coraggio da parte di chi assume decisioni che influiscono in modo pesantissimo sulla vita quotidiana di migliaia di bambini, di ragazzi e delle loro famiglie?

È lecito chiedere a chi governa di non limitarsi a un rassegnato allargamento di braccia, con il richiamo a poteri superiori che impongono le decisioni?

È lecito chiedere che una possibile riapertura delle scuole si possa ispirare ad una visione più ampia della didattica, prevedendo la fruizione, ad esempio, dei bellissimi spazi aperti, di cui è ricco il territorio, anche per incentivare le attività sportive, anch’esse penalizzate?

Perché queste possibilità, facilmente realizzabili, non sono mai state adottate, nonostante le buone intenzioni dichiarate fin dal mese di agosto?

Questa generazione non si merita tutto ciò: se priviamo i nostri figli dell’opportunità della scuola in presenza (che non è solo didattica, ma molto di più), togliamo loro il diritto di sviluppare pienamente la loro personalità, in palese violazione dell’art. 3 della Costituzione.

Torna alla mente quello che Piero Calamandrei, uno dei padri costituenti, ebbe a dire in occasione del III Congresso a difesa della Scuola nazionale a Roma l’11 febbraio 1950, in un discorso divenuto celebre: “La scuola, come la vedo io, è un organo ‘costituzionale’. Ha la sua posizione, la sua importanza al centro di quel complesso di organi che formano la Costituzione… Nella seconda parte della Costituzione sono descritti gli organi attraverso i quali si esprime la volontà del popolo. Quegli organi attraverso i quali la politica si trasforma in diritto, le vitali e sane lotte della politica si trasformano in leggi. Ora, quando vi viene in mente di domandarvi quali sono gli organi costituzionali, a tutti voi verrà naturale la risposta: sono le Camere, il Presidente della Repubblica, la Magistratura: ma non vi verrà in mente di considerare fra questi organi anche la scuola, la quale invece è un organo vitale della democrazia come noi la concepiamo. Se si dovesse fare un paragone tra l’organismo costituzionale e l’organismo umano, si dovrebbe dire che la scuola corrisponde a quegli organi che nell’organismo umano hanno la funzione di creare il sangue... Vedete, questa immagine è consacrata in un articolo della Costituzione, l’art. 34, in cui è detto: “La scuola è aperta a tutti. I capaci ed i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”. Questo è l’articolo più importante della nostra Costituzione”.

Se questa è la funzione costituzionale della scuola nella nostra Repubblica, ne discende che la sua chiusura, ancorché dettata dalle più nobili intenzioni, non è solo un atto contrario alla Costituzione (sarebbe come interrompere il funzionamento del Senato o della Corte Costituzionale), ma costituisce un vero sopruso, perché impedisce il libero formarsi della personalità nei bambini e negli adolescenti, privandoli di una linfa vitale per la loro crescita e la loro formazione armoniosa.

Né si può sostenere che l’attività scolastica prosegue comunque con la didattica a distanza, non potendo quest’ultima costituire un rimedio sostitutivo dell’attività scolastica in presenza. Orbene, a un anno di distanza dall’inizio dell’emergenza sanitaria, è insensato pensare di chiedere ai bambini, ai ragazzi, alle loro famiglie, ai docenti, ai lavoratori della Scuola, ulteriori sacrifici ed ancora più pazienza. La chiusura delle scuole, avvenuta nel marzo 2020, ha causato e sta ancora causando profonde ferite nei confronti di più generazioni, ha acuito le ingiustizie sociali, ha messo in serissima difficoltà le famiglie, ha tolto possibilità e vitalità alla generalità dei cittadini.

A distanza di un anno, tutto questo non è ulteriormente tollerabile e non è parimenti giustificabile la continua adozione di misure proprie di uno stato di emergenza, senza che si sia provveduto, nel frattempo, a porre in essere politiche di miglioramento dei trasporti, di sanificazione dei locali con appositi impianti di areazione (abbondantemente presenti sul mercato), di una migliore organizzazione della logistica, con la previsione di classi meno numerose, ecc.

La scuola è sacra ed è preciso compito istituzionale e mio dovere di Garante dei diritti dei minori dare voce ai bambini e ai ragazzi, che sono ormai stanchi, demotivati, tristi e frustrati nel corpo e nella psiche, come emerge anche dalle moltissime testimonianze e proteste che pervengono non soltanto allo scrivente Ufficio, ma – sull’intero territorio nazionale – a tutti i Garanti regionali. Chiedo quindi alla Giunta provinciale un ripensamento radicale rispetto alle scelte adottate, con l’immediata revoca dei provvedimenti di chiusura delle scuole di ogni ordine e grado sul territorio provinciale, secondo un rinnovato paradigma di pensiero, alla luce delle molteplici possibilità e potenzialità giuridiche, organizzative, logistiche e tecniche, che sono rimaste, purtroppo, a livello meramente intenzionale e che – se attuate – andrebbero nella direzione di un miglioramento del benessere complessivo dell’intera collettività.

Fabio Biasi, Garante dei diritti dei minori.

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