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QT n. 12, dicembre 2020 Trentagiorni

Dalla Marmolada un grido: basta impianti!

Opporsi alla volontà degli impiantisti di aggredire la Marmolada dal versante trentino Punta Rocca ed il collegamento verso Arabba col circuito di Superski Dolomiti

Nella tarda estate gli operatori economici di Passo Fedaja hanno lanciato una petizione chiedendo alla Provincia di Trento e al Comune di Canazei di intervenire in Marmolada. Non più, come nel recente passato, proponendo folli, insostenibili collegamenti da Alba verso punta Rocca, o fino a Pian dei Fiachi. Oggi si chiede che il versante nord della Marmolada rimanga libero da impianti. Certo, demolendo la storica bidonvia, ma senza che questa venga rifatta (i proprietari vorrebbero potenziarla fino al cuore della zona glaciale protetta, sito Dolomiti UNESCO). Si chiede un intervento di pulizia del territorio, togliendo tutti i residui dei vecchi impianti, i plinti in cemento, offrendo a Passo Fedaja la dignità che merita anche attraverso un riordino paesaggistico, concentrando i posti auto in una zona più decentrata, visivamente non impattante.

La petizione in tempi brevissimi ha raccolto oltre 4.500 firme, è stata portata in Consiglio provinciale alla attenzione del Presidente del Consiglio Walter Kaswalder e alla Terza Commissione legislativa (ambiente).

Tutto è partito dal basso, grazie alla intraprendenza di operatori che si sentono abbandonati, che pretendono un intervento della Provincia per mantenere l’ambiente integro, anzi, chiedendo di investire nel recupero di quanto di sbagliato è stato fatto nel passato. Le associazioni ambientaliste sono intervenute marginalmente, in un secondo tempo, e solo in appoggio della coraggiosa iniziativa.

Mentre si chiudeva questo percorso, nei primi giorni di novembre un nutrito gruppo di alpinisti si è sentito in dovere di lanciare un messaggio ancora più radicale. Basta impianti! Un diffuso flash mob ha portato in Marmolada striscioni espliciti. Anche questa è una iniziativa partita dal basso, da guide alpine e da videomaker, col sostegno di scialpinisti e gestori di rifugi. Tutte persone che si sono dichiarate indignate dalla volontà degli impiantisti non solo di aggredire anche dal versante trentino Punta Rocca, ma di collegare la Marmolada verso Arabba e quindi direttamente nel circuito di Superski Dolomiti.

Negli stessi giorni, nella Cabina di regia delle aree protette, operatori glaciologici della SAT presentavano i dati di un monitoraggio decennale sullo stato dei ghiacciai trentini, superfici coinvolte in un una sempre più accelerata riduzione della massa glaciale.

Quello della Marmolada è l’ultimo ghiacciaio ancora presente nelle Dolomiti. In quella sede i glaciologi hanno chiesto alla Provincia una attenta azione di collaborazione e coordinamento con quanti sulle Alpi intere stanno studiando i ghiacciai e gli effetti dei cambiamenti climatici in alta quota.

Le attenzioni verso la qualità ambientale delle montagne si stanno diffondendo e coinvolgono anche operatori economici, imprenditori che – diciamolo - fino a poco tempo fa erano perlomeno scettici nei confronti di simili iniziative.

All’appello mancano però ancora attori importanti: il mondo del giornalismo, ancora tiepido nell’informare, e specialmente la politica, non solo provinciale. Una politica priva di visione verso la costruzione di un turismo diverso, rispettoso dei beni comuni e delle peculiarità dei territori. Dalle rocce della Marmolada raccogliamo questi segnali di azione diretta, positivi, propositivi e specialmente innovativi rispetto al passato.