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QT n. 2, febbraio 2016 Trentagiorni

Marmolada: la UAL e gli impianti

La SAT, i CAI del Sudtirolo e del Friuli e l’Alpenverein hanno reso pubblico un documento che invita la Provincia a recedere dalla volontà di costruire nuovi collegamenti sciistici in Marmolada. Il documento è importante in quanto tutte le associazioni alpinistiche delle Dolomiti, siano queste di lingua italiana o tedesca, sono concordi nel chiedere di rilanciare la Marmolada investendo nei suoi valori più autentici. Sicurezza degli accessi, riqualificazione ambientale, investimento nella storia (Grande Guerra) e nella geologia, stagione estiva.

È la prima volta che una simile e forte sintonia trova spazio in Dolomiti: un segnale importante per la credibilità delle Dolomiti come patrimonio naturale dell’UNESCO.

La risposta del consigliere provinciale dei ladini, Beppe Detomas, è fuori spartito. Invoca il diritto di superare il monopolio dell’accesso in vetta ai bellunesi (funivia di Punta Rocca). Si rifà, semplificandone oltremodo i contenuti, alla vicenda della Val Jumela, dicendo che chi ha scritto quel documento ha la memoria corta “...ma non la gente di montagna: la montagna per essere abitata ha bisogno di uno sviluppo economico”. La solita demagogia populista del politico di vallata, del localista privo di visione. Forse Detomas dimentica che sta parlando di Fassa, dove ogni versante utile è stato coperto da piloni e fili. Non ci troviamo nel Vanoi o in Val Camonica. E questa Fassa ancora non ne ha abbastanza: non solo vuole strangolare la Marmolada, ma anche lanciarsi con altre funi verso Carezza o nel cuore della valle di San Pellegrino.

La disattenzione di Detomas nell’attaccare i firmatari dell’appello ha dell’incredibile: il rappresentante del CAI friulano è stato sindaco di un paesino di montagna, Budoia, in pochi anni lo ha rilanciato socialmente ed economicamente portandolo come esempio di sostenibilità in tutte le Alpi. Inoltre è stato coordinatore dell’Alleanza nelle Alpi, una associazione internazionale di comuni virtuosi che grazie all’innovazione e a tanto coraggio stanno proponendo modelli di sviluppo sobri e rispettosi delle linee guida della Convenzione delle Alpi. Una figuraccia, dunque, quella rimediata dal consigliere ladino, una figuraccia che toglie credibilità culturale e valoriale al movimento che rappresenta, rendendolo sempre più simile ai suoi avversari, alla destrorsa Associazione Fassa, che in Comun Generale lo ha sonoramente sconfitto solo pochi mesi fa. Un risultato probabilmente non casuale.