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L'anno del pipistrello

Un animale straordinario: l’unico mammifero che vola, eccezionalmente longevo e con un sistema immunitario che gli permette di ospitare molti virus senza ammalarsi. Da “Una Città”, mensile di Forlì.

Leonardo Ancillotto, a cura di Barbara Bertoncin

Io ho la fortuna di coordinare il Gruppo italiano ricerca chirotteri, e a causa di questa epidemia abbiamo ricevuto tante richieste di chiarimenti e ci stiamo interrogando su come parlare di pipistrelli, per non mettere ulteriormente a repentaglio delle specie già a rischio. I pipistrelli effettivamente ospitano un sacco di virus. Ma “pipistrello” è una definizione generica. Ne esistono infatti oltre 1.400 specie ed altrettanti modi diversi di essere pipistrello. Quindi è difficile generalizzare.

Come dicevo, i pipistrelli sono serbatoio di tanti virus. Sia nel caso di Ebola che di questo Sars-CoV-2, non c’è la prova provata che sia saltato dai pipistrelli e tuttavia è probabile. La dinamica è nota: la distruzione degli ecosistemi, il commercio e il consumo di animali selvatici in condizioni igienico-sanitarie precarie rendono la vita facile ai virus aumentando la probabilità diun salto di specie. I virus, come tutti i parassiti, non hanno interesse a uccidere il pipistrello, perché con l’ospite morirebbero anche loro. Nel corso di una storia comune lunghissima diciamo che virus e pipistrelli si sono adattati come coinquilini.

I pipistrelli sono mammiferi speciali e gran parte della loro eccezionalità deriva da una caratteristica unica tra i mammiferi: il volo, che è una delle chiavi del loro successo evolutivo, tant’è che li troviamo in tutto il pianeta - a parte le zone polari - e in un gran numero di specie.

Il fatto di volare ha avuto una serie di conseguenze anche a livello fisiologico. In generale l’attività fisica intensa produce una serie di molecole che accorciano la vita delle cellule (i famosi radicali liberi) e questo provoca un invecchiamento prematuro. È un processo legato al metabolismo. Nei mammiferi, più sei grande, più hai un metabolismo lento, più lentamente invecchi e viceversa, per cui un topolino di pochi grammi vive un anno e mezzo, mentre una balena vive anche duecento anni.

Ma i pipistrelli sfuggono a questa regola proprio per il loro adattamento al volo. Il volo è un’attività energicamente dispendiosa e quindi in teoria questi animali dovrebbero invecchiare velocemente. Ma per bilanciare questo handicap,i hanno evoluto una forte risposta antinfiammatoria capace di neutralizzare i radicali liberi. Ciò permette loro di invecchiare lentamente: molte specie arrivano fin oltre i trent’anni.

L’organizzazione sociale

Molte specie vuol dire anche tanti modi di associarsi. Ci sono specie solitarie, specie caratterizzate da rapporti di coppia duraturi, specie che stanno in gruppi giganteschi di decine di milioni di individui... C’è veramente tutto lo spettro delle possibilità.

Alle nostre latitudini, il comportamento dei chirotteri è scandito dalle stagioni. In autunno avvengono gli accoppiamenti. La maggior parte delle specie si dà appuntamento in rifugi dove convergono tanti individui anche da zone lontane. Lì i maschi attirano le femmine, con le quali però il rapporto finisce subito dopo l’accoppiamento.

In altre specie invece il maschio ha un ruolo più attivo anche nell’allevamento del piccolo; sono in genere individui più grandi, carnivori, con una struttura sociale caratterizzata da una coppia dominante, un po’ di figliolanza degli anni passati e tutti che collaborano per allevare l’ultima cucciolata.

Da noi, per lo più, ci sono dei grandi rifugi riproduttivi, dove alcune specie creano dei piccoli harem, col maschio che canta “canzoni” ultrasonore che noi non riusciamo a sentire, cercando di attirare le femmine.

A fine estate-inizio autunno si accoppiano e intanto ingrassano per superare l’inverno. Quindi si spostano nei rifugi dove vanno in letargo. È un momento delicato, perché devono trovare un luogo con temperature stabilmente basse. Durante il letargo infatti entrano in modalità “risparmio energetico”: abbassano il ritmo di respirazione, rallentano il battito cardiaco, entrano in una sorta di torpore che interrompono solo per reidratarsi. Essere disturbati e quindi svegliarsi durante il letargo è problematico, perché li costringe a consumare grasso e d’inverno non trovano cibo.

Verso marzo-aprile si svegliano e i maschi trascorrono la primavera-estate facendo vita solitaria o in piccoli gruppi, mentre le femmine riattivano la gravidanza che era anch’essa entrata in stand-by e si ritrovano in queste “nursery”, dove restano fino al parto e oltre.

Tra maggio e luglio - a seconda della specie e del meteo - nascono i piccoli. Ogni femmina ne fa uno, al massimo due. I neonati sono inermi, ciechi, sordi, senza pelo; nelle prime settimane sono completamente dipendenti dalla madre.

La femmina dunque alleva il suo piccolo e lo allatta. Le mammelle dei pipistrelli non si vedono perché sono ascellari: il piccolo viene tenuto sotto l’ala durante l’allattamento. Dopo 3-4 settimane, inizia lo svezzamento e il piccolo comincia a volare; all’inizio segue la madre durante la caccia, poi intraprende una vita autonoma.

A quel punto i percorsi si dividono: le femmine tendono a rimanere col gruppo materno, quindi con la madre, le zie, le sorelle, mentre i maschi fanno vita da scapolo.

Viaggiare col radar

La maggior parte delle specie che vivono nelle nostre città si sposta poco, con raggi d’azione di qualche chilometro, ma ci sono anche i grandi viaggiatori, che percorrono centinaia di chilometri. Una collega ligure ha trovato un pipistrello di Nathusius (una specie migratrice), di 5-6 grammi, che era stato inanellato in Germania: probabilmente un individuo che fa avanti e indietro ogni anno, passa l’inverno da noi e in primavera torna in Germania.

I chirotteri sono animali molto “acustici”. Non sono ciechi, ci vedono perfettamente, e in più hanno evoluto un sistema di eco-localizzazione, che gli permette di orientarsi attraverso il suono. Ci sono varie forme di ecolocalizazzione. La più nota sfrutta il ritardo temporale dell’eco: il pipistrello emette un suono che rimbalza sugli oggetti e il tempo che l’eco impiega a tornare gli dà un’idea della distanza dell’oggetto.

Dall’eco-localizzazione recuperano informazioni anche su dimensioni e forma dell’oggetto: un pipistrello può capire non solo se c’è un insetto, ma anche che insetto è. Parlo di insetti perché le specie europee sono insettivore, mentre ai Tropici troviamo esemplari che mangiano nettare, frutta, altri animali, sangue...

Oltre agli ultrasuoni per l’eco-localizzazione, ci sono i segnali sociali, per comunicare. Esistono segnali definiti agonistici, emessi quando un individuo percepisce la presenza di un intruso nella sua area di caccia. Ci sono segnali affiliativi o attrattivi; per esempio degli individui eseguono delle canzoni indirizzate alle femmine..Ci sono messaggi di allarme: quando per studio catturiamo un esemplare, questo fa dei versi per avvisare che sta avvenendo una predazione, quindi che c’è un pericolo imminente.

Infine ci sono i segnali emessi dai cuccioli per chiamare la madre. Le femmine del Molosso americano si riuniscono in colonie di decine di migliaia di esemplari, con altrettanti cuccioli, tutti appesi alla volta di una grotta, ed ogni femmina individua e allatta solo il suo grazie a questi segnali.

I pipistrelli sono animali notturni. Tuttavia, in alcune isole oceaniche, dove non ci sono uccelli rapaci, esistono delle specie diurne. Il che suggerisce che sia proprio la presenza di rapaci che ha spinto questi animali alla notturnalità.

Comunque durante il giorno svolgono attività “sociali” all’interno del rifugio, come la termo-regolazione (si ammucchiano per tenersi caldi), oppure si dedicano a cure parentali, per cui le femmine allattano e puliscono i piccoli; possono esserci anche interazioni fra adulti; in alcune specie gli individui interagiscono anche di giorno, per esempio facendo social grooming, ossia pulendosi il pelo a vicenda, oppure litigando. Invece di notte l’attività principale è quella legata alla ricerca del cibo, o di un partner.

Trovarsi il pipistrello in soffitta

L’Italia riflette la situazione generale dei chirotteri, che non se la passano molto bene, anche per via di una persecuzione legata a dicerie e false convinzioni. In più risentono tantissimo dei cambiamenti del paesaggio. L’intensificazione dell’agricoltura, oltre a sottrarre habitat naturale, può compromettere la biodiversità o introdurre pesticidi, che avvelenano il cibo dei pipistrelli, gli insetti. Poi l’urbanizzazione mangia habitat di specie selvatiche e quindi anche dei pipistrelli. A volte abbiamo una percezione sbagliata, perché vediamo pipistrelli che in città si trovano bene, ma delle 35 specie presenti nel nostro paese solo un paio sono favorite da questo mutamento ambientale.

Poi ci sono i cambiamenti climatici. Avendo bisogno di caldo per i piccoli e di freddo per il letargo, lo scombussolamento del ciclo stagionale li mette in difficoltà. Da qualche anno studio i pipistrelli nel Parco nazionale d’Abruzzo. Qui abbiamo assistito alla comparsa, a oltre 1.200 metri di quota, di specie tradizionalmente relegate in ambienti di pianura: un chiaro segnale di innalzamento delle temperature. Ebbene, una specie che “sale” in montagna può incontrare animali che prima non incrociava e questo può scatenare dinamiche di cui è difficile prevedere gli effetti.

Fortunatamente i chirotteri sono protetti a livello europeo. L’Italia è firmataria di un accordo internazionale, “EuroBats”, che mira proprio alla tutela dei pipistrelli. Ciò significa che non possiamo cacciare, catturare, allontanare e tanto meno uccidere i pipistrelli; addirittura non possiamo modificare i posti dove li troviamo. Il che può complicare la vita a chi magari si ritrova i pipistrelli in soffitta. Un collega che lavora in Sudtirolo mi raccontava che lì ci sono chiese nelle cui soffitte si sono insediate grosse colonie di una specie di grandi dimensioni, che quindi produce molto guano. Allora hanno fatto un accordo per cui due volte l’anno (durante la presenza degli animali ma senza infastidirli), il guano viene raccolto e venduto ai melicoltori, perché quel guano è un ottimo fertilizzante ricco di fosfati, dovuti alle corazze degli insetti ingeriti.

Quello su cui puntiamo, quando ci chiamano, è spiegare che i pipistrelli sono una sorta di addetti all’eliminazione di insetti, il che può essere apprezzato da chi ha giardini, orti, o semplicemente desidera avere qualche zanzara in meno.

Per finire, è importante sottolineare che nei pipistrelli che vivono in Europa non sono presenti varianti di Coronavirus. Quindi, almeno per questo, la gente può dormire sonni tranquilli.

* * *

Leonardo Ancillotto, ricercatore all’Università Federico II di Napoli, si occupa di ecologia comportamentale, etologia e conservazione dei chirotteri in Italia. Collabora col settore Didattica del Museo Civico di Zoologia di Roma e col Centro Recupero Fauna Selvatica Lipu di Roma.

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