Fiemme e Fassa: come previsto ha stravinto la Lega
Ago della bilancia il depotenziamento dei servizi offerti dall'ospedale di Fiemme
Lo avevamo anticipato mesi fa. Proprio sul depotenziamento dell’ospedale di Fiemme sostenuto e attuato dal centrosinistra autonomista si sarebbero messe le fondamenta per una decisa vittoria della Lega anche nelle valli dell’Avisio. E così è stato. Riguardo la sanità del territorio, non si parla solo del punto nascite, passaggio alla fine minimale della questione, si parla proprio del depotenziamento di tutti i servizi offerti dall’ospedale di Cavalese: gli spazi del Pronto soccorso inadeguati, offensivi perfino nei confronti del lavoro degli operatori, un laboratorio sempre più dequalificato, ormai dependance di Trento, inadeguatezza delle sale operatorie, perfino di traumatologia – ortopedia, l’abbandono di un servizio di igiene mentale adeguato alle emergenze locali, un servizio di riabilitazione inadeguato alle necessità di una valle turistica.
I due anni di promesse da parte dell’assessore Mauro Gilmozzi in merito al progetto di un nuovo ospedale - progetto mai arrivato al termine - sono stati uno specchietto per le allodole che non ha convinto nessuno, promesse che hanno illuso solo qualche consigliere comunale del suo partito, i suoi sostenitori sindaci, in particolare quello di Cavalese e i suoi assessori oltre che i regolani della Magnifica Comunità di Fiemme. È in questo contesto di assenza di credibilità dei personaggi storici della politica di Fiemme che si è inserita l’emotività nazionale, la voglia di cambiare, il trionfo della demagogia leghista basata sul razzismo più bieco: senza fatti concreti e risposte ai ceti sociali più deboli della valle non poteva che trionfare la mediocrità.
Di quattro consiglieri uscenti Fiemme ne conferma uno solo, Piero Degodenz, dell’UPT. Emblematico il risultato di Cavalese, paese di Mauro Gilmozzi: la Lega è al 44,2% di voti e la coalizione di Fugatti sfiora il 58%, l’UPT non arriva al 14% e il PD come il PATT naufragano al 5%.
Ci sarà molto da riflettere all’interno dei partiti moderati di centro nel preparare le prossime comunali, anche perché candidati non certo preparati della Lega hanno ottenuto successi personali che hanno sbalordito, primo e secondo dei non eletti nel partito.
Il PD deve ricostruire un minimo di tessuto che sappia almeno incontrare la gente, che abbia un’idea di valle; deve ripartire da zero attorno a personalità più incisive, credibili. Il rimanente dell’area della sinistra porta solo testimonianze ideali, qualche decina di voti. Anche queste sinistre, ben isolate fra loro, hanno mantenuto anni di silenzio, non hanno contribuito a alimentare alcun dibattito. Non potevano che cadere nella irrilevanza più assoluta.
Per la valle di Fassa è necessario fare altre riflessioni. Anche qui si assiste alla scomparsa del soggetto politico storico dei ladini trentini, la UAL, l’area che nel passato ha rafforzato l’autonomia e il ruolo delle minoranze linguistiche. Quindici anni di assenza culturale e politica, di totale appiattimento del gruppo sulle esigenze dei poteri forti, impiantisti e albergatori, la mancanza di minime idealità (perlomeno non sono mai emerse pubblicamente), non potevano che portare al trionfo della lista Fassa, rappresentante della cultura leghista e della destra più egoista della vallata. Tutti gli altri partiti sono spariti dallo scenario politico, dal PATT fino alla sinistra, a dimostrazione del preoccupante deserto culturale che la valle soffre.
A risultato maturo, è stupefacente leggere identico commento fra i vincitori e gli sconfitti del movimento ladino. “I ladini devono fare fronte unico, in un partito di raccolta come la SVP”. Forse il problema è stato proprio questo: nel precedente partito di raccolta, la UAL, hanno avuto voce solo i grandi potentati. Tutte le altre sensibilità, sociali, ambientali, solidaristiche, sono state cancellate, molte volte offese, anche dal consigliere uscente. Moviment Ladin e lista Fassa hanno parlato lo stesso linguaggio, rivendicato un solo obiettivo: “Se Fassa contribuisce al 18% del Pil del Trentino, si deve pretendere che questa ricchezza ritorni tutta in valle”. Un chiaro messaggio di chiusura, il messaggio dell’individualismo, della assenza di qualunque idealità solidaristica e di visione politica ampia legata a strategie europee o perlomeno provinciali. Questa miopia, tanto radicata, non poteva che portare alla vittoria il gruppo più coerente con le politiche dell’egoismo: la cultura leghista, che ha eletto consigliere provinciale Luca Guglielmi, detto “Pipoto”. I soprannomi nei paesi non sono mai lasciati al caso.