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QT n. 9, settembre 2018 Monitor: Arte

“Vicino. non qui”

Artisti trentini nel mondo. Trento, Galleria Civica, fino al 14 ottobre

Rafael Pareja, “Love me”

Con un allestimento (del collettivo Campomarzio) che non è un accessorio trascurabile del percorso - perché richiama un deposito di robusti imballaggi per trasporti transoceanici, sui quali è distribuita l’ironica scritta “Butterfly transport” - la mostra mette insieme 21 artisti di origine trentina, che appartengono sotto ogni aspetto al villaggio globale. Risiedono tutti all’estero, alcuni in altre città italiane; non sono solo artisti visivi (quasi la metà di loro è attiva nel cinema, nella musica, in letteratura, architettura, moda) ed hanno ottenuto i propri riconoscimenti lontano da qui.

Il progetto, ideato da Luca Coser, artista trentino e docente a Brera, curato da Margherita de Pilati e Gabriele Lorenzoni, non ha preordinati confini tematici o generazionali; sono piuttosto gli artisti a “informarci” sulle questioni, i nodi, gli stati d’animo che li vedono coinvolti in questo tormentato e inquietante inizio di millennio, ed anche sulla ormai acquisita pluralità e collaborazione di linguaggi nella comunità internazionale degli artisti contemporanei.

Per comodità, e grossomodo, possiamo distinguere due gruppi. Un primo gruppo lavora intorno al tema del paesaggio, tema tutt’altro che asettico, inscindibile com’è, ormai, dal concetto di ambiente, dall’impatto crescente dell’uomo sul suo contesto. Qui si colloca ad esempio la pittura evocativa e visionaria di Veronica de Giovanelli (nata nel 1989, lavora a Bruxelles), che osserva da un punto di vista elevato, aereo, un paesaggio tra acque e terre, quasi primordiale, nel quale l’apparire o il permanere della vita sembra solo una possibilità, non un dato certo e irreversibile.

In questo circondario troviamo anche i lavori, pittorici o fotografici, di Piermario Dorigatti, Matteo Rosa, Matteo Peterlini; mentre Micol Grazioli (1989, lavora a Marsilia), tempra di scultrice, si misura con la materia, l’impronta, il vuoto generato da una radice decomposta entro un blocco di cemento, e in certe performance ingaggia una sorta di confronto corpo a corpo con la terra, memore anche di certe esperienze dei land-artisti. Qui si potrebbe inserire anche l’architetto Fabrizio Barozzi (1976, lavora a Barcellona), non perché le immagini proposte bastino a dire del suo lavoro, ma perché – se si ha voglia di andare sul web – sa spiegare con singolare chiarezza (attraverso progetti vincitori in Spagna, Svizzera e Alto Adige) in che modo lui, e il suo socio Veiga, affrontino quei due aspetti, apparentemente inconciliabili, che sono la specificità di un luogo e l’autonomia della forma architettonica: una lezione molto preziosa anche per il nostro territorio.

Un secondo, nutrito gruppo di artisti, non solo visivi, si orienta in modo più diretto al racconto dell’umano, del sociale. Cinzia Angelini (1971, vive a Los Angeles), regista e illustratrice di cinema d’animazione, è attualmente impegnata in un cartoon che racconta la guerra vissuta da una bambina, ispirato all’esperienza di sua madre durante un bombardamento a Trento: impresa vasta e laboriosa, che coinvolge 350 illustratori volontari nel mondo, dove l’aggancio locale è al servizio di un racconto non localista, rivolto a tutti i bambini e gli adulti di oggi.

Del cinema si servono anche Loredana Dordi ( 1943, vive a Roma) e Anna de Manincor (1972, vive in vari luoghi d’Europa): la prima presenta un documentario, girato nel 1979 per la Rai, che ha segnato la storia della denuncia contro la violenza sulle donne; la seconda indaga quell’impalpabile spaesamento e perdita di radici per cui “la campagna non esiste, la campagna è un paese straniero”.

Antonello Veneri, “Extremos cotidianos”

Usando invece il linguaggio della fotografia, Antonello Veneri (1973, vive in Brasile) svolge un racconto ravvicinato sull’aspra, vitalistica e talora sorprendente quotidianità sudamericana; e Mariella Poli (1951, lavora a San Francisco) riporta qui una delle opere, esposte al Mart in una personale del 2001, dedicate alla ex Montecatini di Mori, tra archeologia industriale e tracce delle vite operaie che furono segnate dall’ammorbante lavoro nella fabbrica di alluminio, chiusa nel 1983. E ancora, Valentina Miorandi ( 1982, lavora a Londra e Palermo), con un’Ultima cena leonardesca in cui tutti gli apostoli sono svaniti: metafora che va anche oltre l’allarme per l’incuria verso l’arte.

Rimane solo lo spazio per menzionare gli altri artisti presenti: Carmelo Arnoldin, Marco Dalbosco, Giancarlo Ferrari, Matteo Franceschini, Flavio Marzadro, Andrea Pallaoro, Rafael Pareja, Giacomo Sartori, Gino Tavernini.

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