Biblioteche: dove comprare i libri?
Il caso della biblioteca “Tartarotti” di Rovereto
L’antica e gloriosa biblioteca “Tartarotti” di Rovereto, le cui origini risalgono al 1764, rischia di perdere lo status di fiore all’occhiello delle biblioteche trentine. Basti pensare che nel primo semestre del 2016 il numero di libri acquistati si è ridotto drasticamente: meno della metà rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.
Il direttore, Gianmario Baldi, sembra aver identificato l’origine del problema nella crisi che ha colpito l’azienda che dovrebbe rifornire la biblioteca roveretana. Nelle sue dichiarazioni all’Adige, infatti, Baldi sostiene che la Licosa srl “a causa della crisi generale, non è più in grado di soddisfare le richieste”.
Licosa è un’azienda fiorentina, leader nel settore di distribuzione di libri e riviste. Nel dicembre del 2015, per difficoltà di carattere finanziario, ha avviato una procedura di licenziamento per 21 dei suoi 53 dipendenti, trovando poi, ai primi di febbraio, un accordo con i sindacati che ha ridotto a 15 gli esuberi. Ancora più recentemente (è notizia di fine maggio) sembra essersi creata una cordata di imprenditori italiani che dovrebbero traghettare fuori dalla crisi l’azienda toscana. La crisi, dunque, che più in generale investe tutto il mondo dell’editoria, c’è ed è innegabile. Ma può essere la sola causa del disservizio “offerto” dalla biblioteca di Rovereto?
Potrebbe essere interessante affrontare il problema da un altro punto di vista. Sara Guelmi, direttrice dell’Ufficio per il Sistema Bibliotecario Trentino, non si esprime sulla situazione roveretana: “La questione - dice - andrebbe affrontata da un altro punto di vista: le biblioteche trentine fanno parte di un sistema di grande pregio ma con difficoltà di natura burocratica. Ogni amministrazione comunale adotta delle procedure spesso diverse tra loro, e il mercato elettronico ha comportato un aggravio di lavoro. È un problema che abbiamo presente e prevediamo incontri per trovare una soluzione condivisa”.
Anche Rolando Liriti, portavoce del coordinamento bibliotecari del Trentino, ritiene che il mercato elettronico non sia la migliore delle soluzioni: “Può essere interessante per le cose di valore o per acquisti consistenti di beni seriali, ma non per i libri, che sono spesso acquistati in copia singola. E poi la procedura è troppo complessa”.
La sensazione, dopo aver sentito alcune delle principali biblioteche della provincia, è che la procedura del mercato elettronico, recentemente introdotta per l’acquisto dei libri, sia troppo lunga e farraginosa, anche se ha il pregio di soddisfare esigenze di trasparenza.
Il direttore Baldi, sempre sulle colonne dell’Adige, ha affermato che “la burocrazia è l’unica strada che garantisca trasparenza e sicurezza”. Ma può, questa esigenza di trasparenza, arrivare quasi a compromettere un servizio?
Francesco Morandini fa parte del coordinamento bibliotecario e sul punto non è d’accordo con Baldi: “Non è solo la burocrazia che può garantire la trasparenza; e la trasparenza non deve andare a discapito dell’efficienza. Come coordinamento bibliotecario abbiamo steso un documento, accolto positivamente dalla Provincia. In buona sostanza oggi come oggi sono richieste procedure bizantine per l’acquisto di ogni libro. Stiamo cercando una formula che garantisca la trasparenza (cioè rendere chiare le motivazioni per cui si sceglie un fornitore piuttosto di un altro) senza penalizzare la qualità del servizio”.
Insomma il mercato elettronico, che può essere un ottimo strumento per garantire trasparenza e concorrenzialità in molti acquisti della pubblica amministrazione, non garantisce in questo caso la tempestività e la varietà e il suo utilizzo indiscriminato non è sempre conveniente.
Infatti la procedura della gara di appalto con cui le biblioteche affidano ad una ditta l’incarico di rifornirle di libri, da una parte favorisce i grossi distributori a danno delle librerie locali, e dall’altra rischia di escludere a priori la possibilità di diversificare gli acquisti su più fornitori, con una conseguente drastica riduzione delle scelte: basti pensare che spesso, presso i grandi distributori, non sono disponibili pubblicazioni a carattere locale o settoriale.
Ed inoltre, e qui è in un certo senso profetico quanto si legge nel documento del coordinamento dei bibliotecari, “nell’eventualità in cui la ditta che si aggiudica l’appalto risulti inaffidabile, sarebbe estremamente difficile e macchinoso sollevare contestazioni per mancate forniture o ritardi nelle consegne”. E questo è proprio quanto è accaduto a Rovereto.