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Ricordo di Roberto Togni

Antonio Marchi

È scomparso Roberto Togni, valtellinese, docente di Museografia presso la Facoltà di Lettere di Trento dal 1986 al 2008. Sapevo del suo male, che definiva “un grattacapo”, ma mi ha sorpreso la notizia della sua morte. Lui comunque viveva serenamente confortato da moglie, figli e nipotini, continuando a lavorare.

Roberto Togni

Quando il 1° novembre 2007 andò in pensione, venne a cercarmi in ufficio e mi regalò un suo libro, “La piccola galleria dei miei ricordi trentini”, quasi l’autobiografia di una lunga permanenza a Trento, con una dedica di stima e affetto (“Voglio ricordare anche chi opera fuori della nostra sede: il servizio spedizioni, dove è attivo un ex sindacalista, intellettuale e sportivo che ha fatto il giro d’Italia in bicicletta da Trento a Trapani - per portare un messaggio pacifista”).

Voglio riportare alcuni brani di questo suo libro: “Sono giunto a Trento mosso da curiosità, vivo interesse e simpatia a motivo della mia origine familiare in buona parte montanara, scandita tra Valtellina e e Lago di Lugano... A Trento trovai una facoltà appena nata ed una sola segretaria di origine austriaca di cui mi colpì l’efficienza di farmi trovare il nome sulla porta dello studio prima ancora del mio trasferimento... Ricordo ancora la prima giornata. Dormii all’ultimo piano di un romantico albergo che fronteggia il Duomo. Stanzetta sobriamente arredata, monastica, quasi una mansarda, senza servizio, senza ascensore, ma con un proprietario che sembrava una figura da romanzo russo d’altri tempi. Ho subito acquistato una bicicletta ed ho iniziato a pedalare. Calava la notte, ma ero curioso di compiere un primo sopralluogo. Strade quasi deserte, salvo un avventore in uscita da un’osteria che, barba fluente, cappellaccio, in maniche di camicia ad onta del freddo, grembiule blu alla tirolese, nella penombra poteva sembrare un orco fiabesco. La città vera, storica era presto attraversata: aveva la dimensione di un paese, ma con elegantissimi scorci di palazzi prestigiosamente ornati da bugnati, graffiti e affreschi. Edifici prestigiosi a braccetto non solo alle abitazioni a torre, ma anche a diretto e democratico contatto con edifici marcatamente paesani: case dal tetto a due spioventi, ballatoi di legno, muri rustici, orti e frutteti robustamente recintati, che si incontrano perfino nelle immediate adiacenze del prestigioso Duomo... Ben presto ho apprezzato la brezza e lo sciacquio del fiume Fersina, accanto al quale sono andato ad abitare; l’allegria delle campane a distesa del Duomo e il richiamo particolare del campanone ogni venerdì pomeriggio; le montagne di Trento, quantunque incombenti così da diminuire l’insolazione; i suggestivi filari dei vigneti a terrazza che disegnano un paesaggio fortemente antropizzato, dove si distinguono le tradizionali case di paese, massicce, plurifamiliari, un tempo abitate esclusivamente da contadini, oggi ambite residenze... Trento, proprio in quanto città relativamente piccola, avrebbe potuto consentirmi insieme alla mobilità anche occasioni di socializzazione... Tutto risulta facilmente raggiungibile dentro il ristretto perimetro del centro storico... Non ti senti più nell’anonimato metropolitano perchè incontri subito gente che conosci, anche se non sei di qui: qualche saluto da parte di uno studente, di un giornalista, di una guardia giurata, di un libraio”.

Con Roberto se ne va quell’amicizia sincera e giocosa che si legava all’impegno per un’Università più vicina allo studente, aperta al confronto con tutte le sue componenti, all’impegno sociale e culturale. Era meticoloso, confabulatore e polemico sui temi più arcigni della politica, ma disponibile ai linguaggi più stravaganti, inclusa la satira e lo sberleffo. Uno che sapeva sfottere la nomenclatura e la casta dei privilegiati (baroni inclusi) senza alcun imbarazzo. Ai tempi del regno berlusconiano scendeva in strada vestito da clown e un cartello appeso al collo con scritte ironiche, ma mai offensive; faceva quello che in altri tempi facevano i buffoni di corte: irrideva il potente di turno.

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