Ecumenismo, insegnamento della religione e Autonomia
A inaugurare l’anno accademico all’Istituto di Scienze Religiose- FBK è quest’anno il prof. Ioan Sauca, teologo della Chiesa ortodossa romena, direttore dell’Istituto Ecumenico di Bossey. “L’Ecumenismo oggi” è il titolo della sua prolusione. Siamo lontani dagli insulti del passato e, peggio, dalle guerre di religione combattute in nome della verità. Ma che cosa c’è di più anti-ecumenico dei diplomi rilasciati dall’Isr, in vista di un insegnamento confessionale dell’unica religione cattolica, con insegnanti, programmi, testi, scelti dalla Chiesa maggioritaria? Anti-ecumenico, e sfasato rispetto a una società sempre più secolarizzata, e caratterizzata dal pluralismo religioso e culturale.
Avremmo bisogno di un insegnamento storico-critico delle religioni. Laico, non facoltativo, per tutti. Per conoscerci e imparare a rispettarci. Questo potrebbe essere un obbiettivo dell’autonomia speciale di cui la Costituzione ha dotato il Trentino. Un laboratorio di ricerca volto al futuro, a vantaggio della nazione intera.
Lo dico con qualche tremore. Trent’anni fa, in occasione della riforma del Concordato, la Chiesa di allora e la Democrazia Cristiana tentarono di piegare l’autonomia in senso regressivo, per conservare in Trentino l’insegnamento confessionale obbligatorio per tutti. In nome di consolidate tradizioni. Ci salvammo con un dibattito culturale, politico, religioso vivace. Ci salvò, da Roma, un ministro come Guido Bodrato, un democristiano liberale. E centralista: per dire che l’autonomia ha bisogno al centro di un interlocutore che crede alle sue ragioni.
Oggi sarebbe necessario un uso progressivo dell’autonomia, attraverso un dibattito politico (dei cittadini tutti, non limitato alle manovre rissose dei leader) altrettanto vivace di allora. In attesa della maturazione politica, non potrebbe la Chiesa riconoscere che quello di oggi è un privilegio culturale insostenibile, e religiosamente controproducente? Anche di un dibattito religioso coraggioso avremmo bisogno. Possiamo sperarci se persino sulla famiglia, in risposta alle domande (centralistiche!) del papa, in pochi hanno preso la parola? Talvolta avvengono però svolte inattese, in alto e in basso.