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Aborto e obiezione di coscienza

Alessandro Giacomini

Una donna trentina entra nell’ospedale pubblico della nostra azienda sanitaria e chiede di interrompere la gravidanza, ma trova il diniego degli operatori. È confusa, il rifiuto aggrava la sua situazione, da non sapere più cosa fare.

Caso raro? No, succede giornalmente. L’obiezione di coscienza in Trentino ha raggiunto livelli insostenibili: nei nostri presidi ospedalieri pubblici si contano solo sette medici ginecologi non obiettori. Succede che alcuni ospedali non abbiano nel proprio organico nemmeno un medico disposto all’interruzione di gravidanza, anche se sono dipendenti pubblici, esercitano in una struttura pubblica, in una regione cosiddetta laica e sono retribuiti con i soldi di tutti i contribuenti.

È inaccettabile che in presenza di una legge che legalizza l’aborto, in un presidio ospedaliero pubblico non ci sia nessun medico non obiettore: deve essere privilegiato il diritto della donna che chiede di abortire, oppure il diritto dell’obiettore? Forse bisognerebbe analizzare la questione prima che il Trentino si presenti davanti alla Corte Europea dei diritti dell’uomo.

Ora, per quale motivo si obietta? L’obiezione è legata ai principi cattolici del medico ed è tutelata dalla legge. Immaginiamo però una persona che scelga di fare la carriera militare, che venga formata a spese dello stato e remunerata dallo stato come soldato ma che, quando si tratta di combattere, si rifiuti in quanto obiettore di coscienza.

Non poteva pensarci prima? La legge sulla interruzione volontaria di gravidanza è ultra trentennale; un ginecologo è dunque consapevole di questa ormai vecchia legge, avrebbe dunque potuto specializzarsi in qualche altro ramo della medicina.

Ma allora andrebbe accettato anche un medico musulmano rifiutasse di curare una persona dell’altro sesso, o un medico testimone di Geova che rifiuti di fare una trasfusione di sangue?

Non è bizzarro che certi cattolici pretendano che gli immigrati si adeguino alle nostre leggi e usanze e poi rivendichino per se stessi l’obiezione di coscienza?

Forse rimane una unica via percorribile, il reclutamento selettivo di medici non obiettori per integrare il vuoto, magari con bandi pubblici con la specifica di non obiettore.

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