L’orso e i frati
Si moltiplicano le prese di posizione pro o contro l’annunciato ritorno dell’orso nel recinto di San Romedio. È arrivata anche la pubblica lavata di mani dei francescani. Sostiene il priore che ai frati non interessa avere l’orso in carne e ossa a San Romedio, ma il recinto può contenerne uno in condizioni migliori rispetto a dove si trova adesso. Ponzio Pilato non avrebbe saputo fare di meglio!
Chi ha certificato che il recinto di San Romedio abbia le caratteristiche di salubrità sufficienti per detenere un orso? Questo il frate non lo dice. È noto invece che quel recinto è assolutamente inadatto per l’orso! Altri orsi sono stati già allontanati da quella struttura insalubre.
L’orso bruno, allo stato selvatico, vive in zone che si estendono dai 200 ai 400 kmq. Rüdiger Schmiedel, esperto a livello europeo per la gestione di orsi e altri animali in cattività, sostiene che la struttura di San Romedio non è idonea per gli orsi, anche perché le condizioni climatiche della vallata non sono in grado di offrire agli orsi la possibilità di sottrarsi alle intemperie e ai cambiamenti climatici improvvisi. La struttura ha solo poche ore di sole, persino nell’alta stagione estiva, a causa della profondità della vallata.
Inoltre se i frati non hanno interesse a detenere un orso, perché non hanno contrastato le decisioni degli enti che, invece, lo vogliono per motivi di promozione turistica? Perché non si sono opposti alla cessione del recinto alla Comunità di Valle? Un minimo di coerenza non sarebbe disdicevole!
La verità è che non esiste alcun motivo per detenere un orso (o altro animale selvatico), ma se proprio non fosse adatto alla vita selvatica, sarebbe necessario trovargli un posto adatto, con sufficiente spazio per muoversi e anche nascondersi alla vista di ogni essere umano. In ogni caso il parere vincolante dovrebbe essere lasciato a scienziati studiosi della specie e non a decisori politici che non riescono a vedere più in là del proprio tornaconto immediato.
Nella struttura di San Romedio, l’orso sarà ancora costretto a soffrire fisicamente e psichicamente, nonostante un lieve miglioramento rispetto alla situazione precedente.
Francesco Mongioì, L.A.C. (Lega per l’Abolzione della Caccia)