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QT n. 4, aprile 2012 Trentagiorni

Economia drogata

“Pacher scuote i Comuni: ‘Edilizia in crisi, più coraggio’” è il titolo di un’illuminante intervista del vicepresidente della Giunta provinciale nonché assessore ai lavori pubblici Alberto Pacher sul Corriere del Trentino del 27 marzo. In essa Pacher incita i riottosi Comuni ad applicare il nuovo regolamento dei lavori pubblici, peraltro non ancora approvato, che dovrebbe favorire le imprese trentine.

Nelle frasi pacheriane sta a nostro avviso tutto l’impasse da una parte di una politica irrimediabilmente vecchia, e dall’altra di un’economia che non vuole diventare adulta.

Il tema è noto ai nostri lettori, è stato esaurientemente approfondito da diversi studiosi della nostra Facoltà di Economia (un nome per tutti, l’ex preside Enrico Zaninotto), è stato anche ripreso e sviluppato da Michele Nicoletti, segretario del Pd (che peraltro sarebbe anche il partito di Pacher). Detto in poche, brutali parole, il Trentino soffre di un’industria delle costruzioni ipertrofica eppur debole. Ipertrofica perché molto più sviluppata che non nel resto d’Italia e d’Europa (incidenza del 7,2% contro il 5,4 italiano e il 5,3 europeo); debole perché composta da tante piccole imprese poco produttive, che appalti fuori provincia non ne vincono neanche a morire. Come mai? Perché troppo assistita, troppo contigua alla politica, che si fa letteralmente in quattro per supportarla: frammentando le gare d’appalto per aggirare le normative europee, ed inventandosi sempre nuovi investimenti pubblici, dalla dubbia utilità.

Di qui l’ovvia ricetta, obbligatoria in tempi di crisi: smetterla con gli investimenti folli in costruzioni inutili (sempre nuovi edifici scolastici, per pompieri, stazioni, gallerie...) ridurre e riconvertire un settore abnormemente dilatatosi, rafforzarlo sollecitando fusioni di imprese.

Pacher, con quelle sventurate parole, dimostra invece di muoversi in direzione diametralmente opposta: i Comuni devono darsi da fare - magari forzando la legislazione - per affidare sempre nuovi lavori alle piccole, gracili imprese nostrane. Il rafforzamento delle stesse attraverso processi di selezione e fusione, è sempre rimandato al domani, così come la riqualificazione della spesa pubblica. Intanto, come sempre, spendiamo soldi alla solita maniera: drogando ancora un settore in perenne crisi di astinenza.

Di Alberto Pacher come politico, da tempo abbiamo scarsissima stima; ne avevamo molta di più quando da psicoterapeuta seguiva i giovani tossicodipendenti. Vediamo che quelle competenze, in economia non riesce proprio a trasferirle.