Una passione inesauribile
Ho conosciuto tardi Serena Tiella. Non ho perciò molti titoli per farne un ricordo adeguato. Ma almeno alcune cose sento di doverle dire.
Amava la scuola, amava il Trentino. E da autonomista di sinistra qual era, amava ambedue in maniera del tutto originale, fuori del tradizionale gioco delle parti politiche che fossilizzava gli spiriti e i progetti. Mi piaceva quel suo sentirsi parte di una terra, di una storia, della vocazione singolare di questa regione di confine, e insieme parte di un mondo più grande, che chiedeva eguaglianza e giustizia, liberazione da vecchie e nuove schiavitù. Non sentiva come una schiavitù l’amore per questo nostro lembo di terra, non lo viveva come una limitazione, una prigionia.
Ne vedeva il buono, non solo: ne vedeva, l’unico, l’irripetibile, per quanto umile e modesto fosse. L’ho vista lavorare con inesauribile passione nel gruppo di lavoro per la scuola unitaria della Val di Fassa, cui le avevo chiesto di far parte, nei tredici mesi in cui ebbi la responsabilità dell’assessorato provinciale all’istruzione. Vi si dedicò come nessun altro, valligiani compresi. Sentiva, con dolore, che tante, troppe cose noi trentini le avevamo perdute per strada. Piccole e grandi cose che l’autonomia avrebbe pur dovuto coltivare, con amore e con leggi appropriate, invece di pensare unicamente ad ingrassarsi.
E’ troppo tardi, mi diceva spesso. Però vale la pena tentare, aggiungeva.
Ha fatto, fin che ha potuto, quello che poteva fare. Ma era molto, molto di più quello che avrebbe voluto fare.