Quando la piazza dà i numeri
Finalmente qualcuno, vedi La Repubblica di martedì, si è preso la briga di dire quanta gente ci sta in una piazza. Era una cosa semplicissima che personalmente ho sempre cercato di fare alle tante manifestazioni o concerti cui ho partecipato. Si prende un minuto di corteo e si contano quante persone sfilano, si moltiplica per il tempo del corteo e si ha il massimo dei partecipanti; se non c’è corteo, si contano le persone che ci stanno in un settore di piazza e si moltiplica per il numero di settori. Il risultato era sempre più modesto di quanto dichiarato dagli organizzatori e sempre più consistente di quello prodotto dalle forze dell’ordine.
Negli ultimi anni è poi partita la corsa a chi la spara più grossa, ma applicando il metodo di calcolo non ci possono stare tre milioni, perché si parte dai trecentomila del Circo Massimo, e anche i 300.000 di Grillo partono dai 30.000 del Viminale.
Quello che mi sono sempre chiesto è perché giornali e tv non si sono mai preoccupati di offrire una corretta informazione.
Non è cosa importante in sé dare i numeri giusti, conta sempre il significato delle cose, ma è importante il buon senso: dove stanno 3 milioni d persone in più a Roma e soprattutto come fanno ad arrivarci.
In secondo luogo, il rispetto per le grandi manifestazioni degli anni Settanta che dichiaravano cifre più contenute eppure non erano davvero più piccole; infine, il rispetto per i numeri grandi, ad esempio i 3 milioni di elettori per il Partito Democratico, e per i piccoli numeri, perché di fronte ad un milione le mille persone sono poca cosa ma di fronte a centomila sono già una percentuale.