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Pensioni d’oro e pensioni da niente

Caserma di Portogruaro, anno 1965. Un giovane in servizio militare di leva contrae la tubercolosi polmonare. Continui controlli al dispensario della cittadina, messa in quarantena della caserma e trasloco della  truppa, alcuni commilitoni muoiono.

Il giovane, congedato, peregrina per i sanatori italiani. Un calvario di venti anni.  La pratica di pensione d’invalidità, dopo aver molto sostato e peregrinato lentissimamente dal Ministero  della Difesa alla Corte dei Conti, da un ospedale all’altro, tutti concordi  sulla diagnosi ma discordi sulla causa di servizio, al trentesimo anno  ottiene il placet. Diritto alla pensione, meglio alla "pensione privilegiata ordinaria tabellare di II categoria,  invalidità del 95%, con assegno di cura a vita". Pensione:  234,15 euro, assegno di cura: 4,13 euro al mese.

E la chiamano - ironia inconsapevole del burocratichese – privilegiata.

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