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La nuova centrale di Riva: perplessità

Amici della Terra dell’Alto Garda

Dal progetto, firmato dall’ing. Mario Morandini, dall’arch. Giorgio Losi e dall’ing. Roberto Tettamanti, che prevede la costruzione di una nuova centrale di cogenerazione che sostituisca quella presente nell’edificio delle Cartiere del Garda, si ricavano i seguenti dati. Il nuovo edificio sarà  costruito sulla sinistra del torrente Varone e a nord dell’attuale edificio della Cartiera, avrà una lunghezza di circa 100 metri, ed un’altezza variabile da 15,50 a 25,50 metri. Un camino servirà  all’emissione dei fumi della caldaia, per un’altezza di 35 metri. Questa altezza è giustificata dalla necessità  di limitare la concentrazione al suolo degli inquinanti emessi.

L’area occupata sarà  di 9200 m2, poco meno di un ettaro, attualmente occupata da una casa e da una parte del piazzale di stoccaggio della Cartiera. Si consideri che l’area attualmente occupata dalla Cartiera è di circa 16 ettari. Le emissioni sonore dovranno essere inferiori a quanto stabilito dal piano di zonizzazione acustica, cioè 70 decibel nel di giorno e 60 di notte. E’ previsto poi un altro edificio di dimensioni minori, in ampliamento di uno già  esistente, alto 9 metri, che servirà  da cabina di decompressione del metano. La centrale infatti sarà  alimentata da tale gas.

La nuova centrale servirà  a soddisfare il fabbisogno energetico della Cartiera e alimenterà  una rete di teleriscaldamento per Riva. La massima potenza da immettere nella rete ammonterà  a 43 MW, di cui circa la metà  deriverà  dal calore prodotto dal processo di generazione elettrica e l’altra metà  verrà  garantita da 3 caldaie ad acqua calda. L’energia termica verrà  distribuita sotto forma di acqua calda alla temperatura massima di 90°.

Il metano proverrà dal metanodotto SNAM, con un consumo annuo di circa 82 milioni di m3, e con un incremento, rispetto alla situazione attuale, di circa 8,5 milioni di mc. Verranno inoltre utilizzati 1000 litri di acido cloridrico e 30 tonnellate di altri prodotti chimici per la conservazione dei circuiti, più circa 2 mc. di oli lubrificanti. Il consumo di acqua, estratta come ora da una falda freatica, sarà invariato rispetto ad oggi: 1000 mc. all’ora.

Le emissioni nell’aria previste dalla combustione saranno essenzialmente ossidi di azoto e monossido di carbonio. Uno studio previsionale ha cercato di prevedere l’impatto sull’inquinamento dell’aria del nuovo impianto, che risulterebbe meno impattante rispetto ad oggi per gli ossidi di azoto, mentre rileva un aumento del monossido di carbonio, sia pure a concentrazioni 3 volte inferiori ai limiti di legge. Dallo studio si evince anche che l’altezza del camino a 35 metri minimizzerebbe l’esposizione della popolazione residente ed ottimizzerebbe la dispersione degli inquinanti.

E’ previsto inoltre che vi sia la dismissione delle caldaie delle utenze allacciate e la relativa riduzione delle emissioni inquinanti, "con il tendenziale miglioramento della qualità  dell’aria a livello locale".

Per quanto riguarda le emissioni sonore non si fanno previsioni, ma si rimanda ad una verifica che "dovrà  essere effettuata presso i recettori più prossimi all’impianto in esame" e "nei pressi dei nuclei abitativi più vicini". Ciononostante, il giudizio dell’A.P.P.A. (Agenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambiente) per quel che riguarda le emissioni sonore è "molto buono", poiché "i livelli di emissione sonora sono nettamente al di sotto dei limiti imposti dalla zonizzazione acustica".

Anche gli altri giudizi finali dell’A.P.P.A. sono sostanzialmente buoni. In particolare, "la costruzione di una nuova centrale di cogenerazione... presenta indiscutibili vantaggi dal punto di vista energetico... perchè viene prodotta energia elettrica e termica con un impianto con prestazioni più elevate rispetto alla situazione attuale". Vengono infatti ipotizzati risparmi di circa 23 milioni di mc. di metano, calcolato sui consumi attuali dell’abitato di Riva, e di un ulteriore risparmio elettrico di 61 milioni di mc. di metano.

E le conclusioni finali dell’A.P.P.A., a firma del dott. Alessandro Moltrer e dell’ing. Enrico Toso, sono che "la centrale di cogenerazione, in sostituzione della... esistente, si rivela un miglioramento consistente". Unica nota critica il riscontro di "margini di miglioramento... nella riduzione dell’emissione di inquinanti negli effluenti gassosi delle unità  termiche convenzionali".

Pur non entrando nei dettagli tecnici dell’operazione, vorremmo segnalare le seguenti considerazioni.

- Apprezziamo la recente politica di certificazione ambientale delle Cartiere del Garda, che ha portato nel 2000 alla certificazione ISO 14001, nel 2003 all’Autorizzazione IPCC, al 2005 alla Registrazione EMAS, e al 2006 alla certificazione FSC. Ci auguriamo che la strada intrapresa venga continuata.

- L’enorme costo dell’operazione, ben 50 milioni di euro, è giustificato dai supposti vantaggi ambientali? E tale costo, a carico di chi sarà  addebitato? Pare infatti che la maggior parte dei costi, sotto forma di contributi pubblici, sarà  sostenuto dalla collettività.

- Se i vantaggi per la Cartiera paiono evidenti, più problematici sono i vantaggi per Riva. Il calcolo del risparmio energetico ed ambientale appare infatti complesso, e risulta difficile pensare che possa essere condensato in 5 righe (tra l’altro di difficile comprensione per i non addetti ai lavori) della già  citata "Valutazione Integrata Ambientale". Sembra poi esserci un po’ di confusione nelle cifre del risparmio energetico ipotizzato, che secondo l’A.P.P.A. sembra di 70.000 (19.000 + 51.000) TEP (tonnellate equivalenti di petrolio), mentre nel comunicato delle Cartiere del Garda sul suo sito Internet si parla di "risparmio nel consumo di metano pari a 40.000 tonnellate equivalenti di petrolio". Una differenza di circa il 90 %.

- Al di là  dell’ipotizzato risparmio energetico, nessuno si azzarda a calcolare i pur conclamati vantaggi ambientali, in termini di inquinamento. Per calcolare tali vantaggi, bisognerebbe considerare l’inquinamento attuale, dovuto alla centrale di cogenerazione esistente più tutte le emissioni delle singole caldaie disseminate sul territorio comunale, e calcolare quello futuro dovuto alla costruenda centrale, più tutte le emissioni delle caldaie che, a regime nel 2012, non saranno state sostituite, o per impossibilità  tecnica o per mancata accettazione dei privati alla rete di teleriscaldamento. Calcolo forse impossibile da effettuare, e infatti nessuno vi si è cimentato. Probabilmente, in assenza di tale calcolo, sarebbe stato corretto riferire quanto suggerito da altre città, che tale esperienza hanno già  vissuto. Nulla di tutto ciò è stato presentato.

- L’impatto estetico della nuova Centrale, per quanto sia stato minimizzato con vari accorgimenti, e va dato atto ai progettisti di avere prodotto uno sforzo notevole in questa direzione, rimane comunque notevole e caratterizzante l’intero paesaggio dell’Alto Garda per il prossimo secolo almeno. Tale aspetto non risulta sia stato sufficientemente approfondito e dibattuto a livello politico, nonostante la stampa sia a più riprese intervenuta proprio su questo punto.

- In quanto alle emissioni sonore, la stessa A.P.P.A. riconosce che non è possibile fare previsioni, limitandosi a suggerire misurazioni solo una volta messo in esercizio l’impianto. Altrettanto sottaciute appaiono altre implicazioni, di non poco conto, con cui ci troveremo a fare i conti da qui al 2012, a causa di cantieri di durata indefinita (si sa come vanno le cose per i cantieri pubblici) su tutte le principali strade cittadine per posare le tubature del teleriscaldamento: rumore, disagi del traffico, polveri ed inquinamento dai mezzi. Nessuno ha calcolato questi dispendi energetici e i relativi costi ambientali.

- C’è stata troppa fretta nell’iter di approvazione dell’impianto e nel sottoporre al Consiglio Comunale, nella seduta di pochi giorni prima di Natale, la domanda di deroga agli strumenti urbanistici vigenti, dovuta all’altezza della costruzione e soprattutto della torre di emissione dei fumi, alta ben 35 metri. Tale fretta, sia essa dovuta, come sembra, alla imminenza dei termini per l’ottenimento del contributo comunitario, o peggio a non permettere dibattiti tra i rappresentanti politici e i cittadini interessati, ha generato una discussione poco approfondita e scarsamente partecipata. In particolare, i cittadini abitanti nelle vicinanze, e che già  hanno subito la presenza spesso fastidiosa di uno stabilimento che è il più grande del Trentino (basterà  citare la vicenda di via Filanda, antica via romana cancellata per far posto alla Cartiera), hanno subìto una decisione così importante senza poter intervenire se non a cose fatte. Solo adesso, a processo decisionale concluso, i rivani stanno scoprendo le implicazioni e le ricadute di tale progetto, e incominciano a incalzare le associazioni ambientaliste, gli organi di stampa e gli organi politici per saperne qualche cosa di più.

- Al di là  della normativa vigente, sembra assurdo che una centrale termoelettrica non venga sottoposta alla Valutazione di Impatto Ambientale. Va poi considerato che le centrali termoelettriche a metano, se è vero che producono meno gas serra di quelle a carbone o a petrolio, producono però una quantità  molto maggiore di particelle minute, con diametro inferiore a 3 micron, che fanno parte delle famose polveri sottili PM10, i cui sforamenti, soprattutto d’inverno, sono oramai una consuetudine. Eppure tale inquinante non viene citato nell’analisi dell’A.P.P.A. Per quanto riguarda le altre emissioni inquinanti, in particolare gli ossidi di azoto risultano in grado di determinare alterazioni morfologiche dei bronchioli e degli alveoli polmonari. Vi è pertanto da attendersi, benché vengano adottati dei sistemi di riduzione dell’emissione di ossidi di azoto che paiono efficaci, l’emissione, prevista anche nel documento dell’A.P.P.A., delle concentrazioni medie annuali di 50 mg/Nm3, ed un aumento conseguente di bronchiti e broncopneumopatie croniche nelle immediate vicinanze della centrale. Gli ossidi di azoto, inoltre, con le radiazioni solari e quindi soprattutto d’estate formano l’ozono, altro gas dannoso per l’uomo e che spesso d’estate a Riva supera le soglie di attenzione.

- Il documento dell’A.P.P.A., benché dia un giudizio "buono" al nuovo impianto sotto il profilo dell’inquinamento atmosferico, rileva comunque dei margini di miglioramento (nelle caldaie convenzionali) e non fa raffronti con la situazione precedente, cioè quella attuale.

- Con la nuova centrale, infine, rimane invariata l’enorme quantità  di acqua prelevata, cioè 1000 mc. l’ora. Si tratta di acqua prelevata da una falda sotterranea, acqua purissima che basterebbe da sola al fabbisogno di una città  di circa 70-80.000 abitanti.

In definitiva, la costruzione di una nuova centrale di cogenerazione delle Cartiere del Garda, che con ogni probabilità , se si fosse limitata a sostituire quella esistente (la cui costruzione negli anni ‘80 valse alla Cartiera un Premio ambientale, la Rosa Verde, proprio da questa associazione) non avrebbe sollevato alcuna obiezione, provoca una serie di perplessità  che si spera vengano fugate dagli approfondimenti che sarebbe opportuno esperire, sia dalle stesse Cartiere, che sembrano avere tanto a cuore la sostenibilità  ambientale e i rapporti coi cittadini di Riva, sia dagli organi pubblici, a cominciare dal Comune e dalla Provincia. L’importante, comunque, è parlarne adesso, piuttosto che essere costretti a parlarne domani.

Amici della Terra dell’Alto Garda e Ledro, il presidente Paolo Barbagli

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