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Patrimonio culturale e politiche immobiliari

Alessandro Tonelli

Di fronte a due schieramenti che hanno perso ogni guida ideologica, l’unica stabilità è data da scelte programmatiche che sono figlie più del consociativismo da Prima Repubblica che non di una impostazione nuova dell’operare politico. Tutto si riduce ad una prassi che si concretizza in progetti e opere, a cui si sacrifica il patrimonio culturale e ambientale. Discutere di politiche territoriali diverse appare inutile e non serve ad evidenziare differenze tra i poli, perché in realtà non ve ne sono. Occorre pertanto soffermarsi su alcuni aspetti della politica immobiliare in senso stretto e sulle ripercussioni nel mondo del patrimonio ambientale e culturale sia a livello generale che locale.

Il primo punto da ricordare è quello della politica dei suoli. E’ arcinoto infatti che la prima grossa fonte di guadagno risiede nella variazione della destinazione d’uso dei terreni (agricolo, commerciale, edificabile): nessun’altra operazione economica assicura guadagni così ingenti e così facili. Questo è il primo anello di una catena che vede fondersi interessi edilizi con altri settori economici tradizionali, soprattutto finanziari e bancari, che a loro volta orientano le decisioni del mondo politico.

A questo meccanismo se ne intreccia uno legato alla vita quotidiana della gente comune. Tutti vogliono sopraelevare un edificio, ristrutturare un appartamento, mutare urbanisticamente il proprio pezzo di terra. Da qui la ricerca di avere un santo nella commissione edilizia comunale. Questi due aspetti economico e sociale hanno pesantemente condizionato la vita politica e creato nei politici e nei loro entourage un atteggiamento ostile nei confronti di coloro che portano avanti la difesa del patrimonio culturale e ambientale. Giocando sui grossi interessi da una parte e sui piccoli interessi individuali dall’altra, si è riusciti a far passare la difesa del patrimonio comune come causa di danno per tutti. Purtroppo questa convinzione è così radicata nell’opinione pubblica che rende difficile salvare dei monumenti anche davanti ad interessi a dir poco minimi. Non sono pochi gli esempi di distruzione che non hanno portato vantaggi a nessuno, ma anzi a perdite per l’intera comunità.

Il Trentino è caratterizzato da enormi apparati pubblici, che hanno via via assorbito grandi quantità di persone valide, le quali si sono ridotte a fornire servizi, senza creare effettiva ricchezza e si è impedito così che si formasse una classe dirigente e un sistema produttivo indipendente dal contesto pubblico. Solo il mondo del turismo naturalistico ha creato una fonte di ricchezza alternativa. Ma anche quest’ultimo sta per essere assorbito dal comparto immobiliare, l’unico che può investire ingenti capitali in una società strutturata come quella trentina.

Ormai questo meccanismo condiziona la vita politica in modo determinante, con scelte a senso unico che non solo non tengono in alcun conto il patrimonio culturale, ma neppure la dignità umana.

In questo senso si fa riferimento al caso specifico della civica casa di riposo di Trento. Collocata ai bordi di una delle poche realtà verdi della città, il parco Santa Chiara, a due passi dal centro storico e con un ampio parcheggio interrato vicino, verrà sloggiata in una località difficile da raggiungere e immersa nel cemento, per lasciar libero sfogo ad una speculazione edilizia che prevede margini di guadagno enormi, sia che la civica casa di riposo rimanga dov’è oppure no. Attualmente il sindaco "a vita" di Trento pare intenzionato ad attuare una soluzione ibrida e disumana, discriminando i pazienti: lungodegenti e malati terminali all’ex Ospedalino e gli altri ancora per un po’ ai margini del parco Santa Chiara.

La difesa del patrimonio ambientale e culturale, che è una ricchezza comune, non viene osteggiata solo con le piccole e grandi promesse elettorali, ma subisce atti di delegittimazione più ampia e grazie a trucchi di bassa propaganda la si fa passare per ecoterrorismo.

A questo punto appare chiaro che occorre una inversione di tendenza e che il vero obbiettivo della classe politica dovrebbe essere quello di riconvertire tutto lo status quo che gravita attorno alla demolizione e al declassamento dei monumenti, che fa leva su alcuni poteri pubblici, per poter ottenere la tutela del patrimonio culturale e ambientale.

Alessandro Tonelli
Consiglio di tutela ambientale di Nago-Torbole

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