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QT n. 6, giugno 2011 Trentagiorni

Metroland, il grande buco

A tre quarti della conferenza d’informazione l’atmosfera nella sala era vagamente imbarazzante: pezzo dopo pezzo, il faraonico progetto di Metroland veniva distrutto dai relatori esterni. Con gentilezza, con mille garbate frasi di apprezzamento (“è un progetto molto interessante, ma...”) come si conviene a chi per esprimere un parere viene pur sempre pagato: ma la conclusione finale era inequivocabile, il gioco non vale la candela, 3 miliardi e mezzo di euro per una ferrovia che servirà al massimo al 40% (il 60% continuerà a spostarsi in macchina) del 15% del traffico di valle, quello diretto a Trento (mentre l’85% è intervallivo, tra paese e paese) è un nonsenso economico.

Non c’erano gli urbanisti, che il progetto lo avevano già stroncato (“Presuppone una provincia Trento-centrica, l’esatto contrario di quanto si cerca di fare con le comunità di valle”). C’erano gli esperti di trasporto ferroviario. Quindi pregiudizialmente favorevoli a un consistente investimento nel loro settore. Ma le castronerie sono castronerie. Vediamole, per sommi capi. Per risparmiare si è ipotizzata la linea a un solo binario: in galleria è un nonsenso, il minimo intoppo bloccherà tutto. Non c’è nessun serio studio sui costi di gestione: in realtà essi, con gli scarsi afflussi previsti, saranno difficilmente sostenibili. I tempi di percorrenza preventivati sono “bionici”, realisticamente andranno aumentati almeno del 30%. In ogni caso il tempo totale di trasporto, dalla casa in valle all’ufficio in città, non sarà competitivo con il corrispondente tempo via automobile. E infine: per fare andare la gente in ferrovia, bisogna impedirle di usare la macchina; ma dopo che si sono spesi oltre due miliardi per velocizzare l’afflusso stradale verso Trento con il sistema grisentiano delle gallerie, che senso ha impedire alla gente di usarlo, e in parallelo spendere altri 4 miliardi per un sistema concorrente? Da qui l’ultimo dubbio: la finalità non è la mobilità, ma la spesa. Gettare ancora miliardi nella costruzione di altri buchi.