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Estate calda

Una buona notizia e molte cattive

Prima le buone notizie. La giunta “anomala” del comune di Dobbiaco,- sindaco italiano, Guido Bocher, e vicesindaco Svp, Bernhard Mair, l’ex sindaco che per molti anni ha sostenuto le lotte popolari contro il progetto di autostrada di Alemagna - ha proposto al Consiglio comunale di sottoporre a referendum la decisione sul modo con cui la strada della Pusteria attraverserà il paese. Contemporaneamente è stato abolito il quorum. Il Consiglio ha approvato con entusiasmo. Mentre a Bolzano la commissione appositamente istituita ha bocciato le proposte di modifica migliorative della legge sulla democrazia diretta, avanzando dubbi di costituzionalità in quanto contrastanti con lo Statuto d’Autonomia, nei Comuni guidati dai nuovi sindaci il coinvolgimento della popolazione sulle decisioni importanti attraverso il referendum sta prendendo piede e anche gli strumenti che lo regolano vengono adattati ad una concezione più partecipativa dell’amministrazione pubblica. Merito del ricambio del personale politico, che la Svp ha tentato inutilmente di evitare in sede di Consiglio regionale e merito del sorgere di un pluralismo per sessant’anni negato alla popolazione di lingua tedesca.

Ora salta agli occhi come la politica provinciale guidata dal vecchio Durnwalder non riesca ad uscire dagli schemi del conflitto etnico, né a trovare un equilibrio fra l’interesse generale e quello dei soliti potenti, neppure di fronte ai problemi della crisi economica, che almeno nel capoluogo si fa sentire nei ceti più deboli.

Infatti, tanto per cambiare, l’estate è stata dominata dal tema della toponomastica. E quest’anno, forse influenzati dall’involgarimento del dibattito politico nazionale, i toni sono apparsi inauditi.

Il lavoro dell’Alpenverein Südtirol (Avs), l’associazione per la montagna sudtirolese, che negli ultimi anni si è segnalata per l’estremismo nazionalista più che per la difesa delle Alpi, ha cambiato il volto della montagna. 36.000 cartelli sono stati sostituiti e i toponimi italiani e molti ladini cancellati. Non solo i toponimi, ma anche le indicazioni di via, lago, sentiero, frazione, giro della collina, perfino pericolo, sono sparite. La magistratura ha aperto un’inchiesta, basandosi su quanto previsto dallo Statuto, cioè il bilinguismo o trilinguismo.

Il ministro delle Regioni è caduto nella trappola della provocazione, probabilmente sobillato dai suoi amici della destra italiana locale, e ha avventatamente minacciato di usare il potere sostitutivo previsto dalla Costituzione nei confronti delle altre istituzioni, se i cartelli non fossero stati sostituiti. Il presidente della Giunta provinciale, invece di svolgere il suo ruolo di presidente di un’istituzione e non di un partito di lotta etnica, non ha trovato di meglio che rivangare lo slogan del ventennio “Me ne frego”. Dunque il presidente della Provincia se ne frega delle leggi e delle istituzioni. Poiché si sa che il pesce puzza dalla testa, il conflitto ha assunto rapidamente toni inammissibili, che disgustano la popolazione “normale”, disposta a trovare soluzioni di compromesso e che non abbia intenzione né di umiliare né di essere umiliata dalla prepotenza di maggioranza etnica o politica. Certo ci sono gli estremisti della destra italiana, che approfittano di ogni occasione per rilanciare il conflitto. E c’è la destra tedesca, piccola ma coccolata da Durnwalder, con la scusa che altrimenti l’elettorato si volgerebbe dal suo partito ad essa, e portata al successo nelle ultime elezioni proprio da questa politica di “rincorsa”. Se un esponente del partito etnico fa qualche apertura intelligente su argomenti scottanti, come il presidente del Consiglio provinciale Dieter Steger sul monumento della vittoria, ecco che subito arriva dall’alto del partito la correzione, con cui si pretendono abbattimenti irrealistici. Risultato, la paralisi di ogni progresso verso una soluzione.

In realtà all’Avs e al Cai era stato dato anni fa l’incarico di individuare i nomi in uso. Il Cai proprio in questi giorni ha presentato la lista di quelli usati, ben conosciuti da chi frequenta la montagna. L’Avs invece ha usato slealmente tempo e denaro (un fiume di denaro) per mettere tutti di fronte al fatto compiuto.

E mentre sulle prime pagine dei giornali si parlava di questo, nell’estate bolzanina, si tentava l’assalto al bilancio. I grandi costruttori, arricchiti negli ultimi vent’anni dalle numerose grandi opere e dalla costruzione dei nuovi quartieri (ancora mezzi invenduti), avanzano, anche attraverso i politici comunali loro vicini, pressanti richieste di una prosecuzione di grandi opere purchessia: area della stazione, Virgolo, zona industriale, aeroporto. A sentir loro, sembra di essere negli anni della ricostruzione del dopoguerra. Il sindaco che, speriamo non per opportunismo, cerca di prendere tempo, viene accusato di immobilismo. Alla “densificazione”, eufemismo per “speculazione”, che doveva salvaguardare le “pendici verdi”, si vuole ora far seguire la cementificazione delle stesse pendici, ora improvvisamente “pendici degradate”, forse perché coperte di alberi, su cui non crescono i denari.

La città, che fatica a trovare i soldi per gli asili nido, le scuole per l’infanzia e l’assistenza degli anziani, per migliorare il trasporto pubblico e ridurre l’inquinamento e per intervenire nella qualità di vita dei quartieri popolari, dovrebbe stornare i fondi disponibili per costruire una funivia, una strada e un minimetrò che portino i clienti sul Virgolo al negozio di cemento di un produttore (in Cina) di angeli di terracotta.

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