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Valsugana: l’inquinamento, i politici, la scuola

240 insegnanti della bassa Valsugana

La Valsugana nell’ultimo anno è stata oggetto di attenzione per il susseguirsi di gravi scandali ambientali con possibili ripercussioni sulla salute dei suoi abitanti. La questione del traffico illecito di rifiuti di Monte Zaccon ha dato origine a un’azione giudiziaria che si è poi estesa ad altri ambiti: attività imprenditoriali di movimento terra con bonifiche agrarie e attività siderurgica delle Acciaierie Valsugana. Un fascicolo su queste vicende è stato aperto anche presso la Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti.

Queste problematiche, portate alla luce dai comitati ambientalisti locali e dai media, hanno creato notevole sconcerto e apprensione tra la popolazione, disagio che anche noi insegnanti, quotidianamente a contatto con gli alunni, abbiamo percepito.

Seria preoccupazione è stata manifestata soprattutto in ambito sanitario. Un gruppo di 52 medici ha sottoscritto un articolato documento dal titolo “Rischi potenziali sulla salute correlati all’inquinamento industriale in Valsugana”, che evidenzia i possibili rischi dovuti alla presenza di un stabilimento impattante come l’acciaieria di Borgo, che fonde rottami contenenti anche oli, grassi, plastiche e vernici. Tale attività sprigiona sostanze nocive come diossine, metalli pesanti, polveri sottili e ultra sottili. Ciò risulta particolarmente critico per una valle come la Valsugana che, già gravata da un traffico intenso, presenta una struttura geo-morfologica penalizzante, con scarsissimo ricambio d’aria e ristagno di queste sostanze inquinanti. Anche gli amministratori locali hanno espresso la loro preoccupazione in un documento sottoscritto da tutti i 21 sindaci della valle, dove denunciano “la grave situazione di deterioramento ambientale che ha colpito la Valsugana” e lamentano di essere “relegati ad un ruolo marginale e non da attori su un tema così importante come la salute pubblica”. Nella conclusione essi chiedono prioritariamente all’Assessore all’ambiente, dott. Alberto Pacher, la “celere riconversione dell’acciaieria di Borgo Valsugana”.

La Provincia, in data 11 febbraio, cerca di rassicurare presentando i risultati di indagini ambientali effettuate dall’Appa che evidenziano una presenza di inquinanti per lo più nella norma. Da questi dati alcuni medici hanno preso le distanze, sottolineando la difformità con le precedenti indagini, svolte dalla Procura tramite il Corpo Forestale dello Stato e in collaborazione con l’Appa stessa, che hanno invece evidenziato ripetuti sforamenti nei valori delle sostanze inquinanti. Proprio questi sforamenti ripetuti, abbinati ad altri elementi irregolari, hanno portato al sequestro dell’impianto. La stessa popolazione, nell’incontro con Dellai e Pacher del 10 marzo a Borgo, ha manifestato sconcerto per questa situazione e ha maturato una progressiva diffidenza verso le Istituzioni Provinciali.

I nuovi dati delle analisi autofinanziate dalla popolazione della Valsugana e presentati il 27 aprile, hanno gettato nel panico gli intervenuti. Questi campionamenti, analizzati da accreditati istituti di ricerca, quindi con ampie garanzie di correttezza, presentano una situazione drammatica. Le polveri prelevate in prossimità delle strutture che accolgono i bambini (asilo nido, scuola materna, elementari e medie) sono notevolmente fuori dai limiti. È fonte di inquietudine sia per i genitori sia per noi insegnanti constatare che i nostri bambini possono facilmente entrare a diretto contatto con questa polvere così fortemente inquinata. Anche all’interno delle aule il ricambio d’aria diventa paradossalmente inopportuno. Della questione si è dibattuto anche nel Consiglio Provinciale straordinario del 14 maggio, dove i membri di maggioranza hanno continuato a rassicurare la gente dimostrando indifferenza per i risultati delle analisi promosse dai cittadini della valle.

 Noi insegnanti in servizio presso le scuole della Bassa Valsugana non possiamo ignorare una situazione così critica, che ci carica ancor più di responsabilità verso le giovani generazioni. È la stessa legge provinciale sul “Sistema educativo di istruzione e formazione del Trentino” che ci indica la necessità di “istruire e formare giovani capaci di concorrere allo sviluppo sociale ed economico del territorio, nel rispetto dell’ambiente e delle esigenze di una crescita sostenibile”. Per noi ora è fonte di imbarazzo promuovere questi principi all’interno delle aule scolastiche ed essere consapevolmente parte di un territorio così pesantemente coinvolto negli scandali ambientali sopra riassunti.

Ci risulta difficoltoso trasmettere ai ragazzi il senso di appartenenza e di fiducia nelle istituzioni quando questo sentimento, in molti di noi stessi, si sta affievolendo. Non riusciamo a comprendere l’atteggiamento della Provincia, che minimizza la gravità della situazione, non considerando adeguatamente i risultati delle indagini ambientali disposte dalla Procura della Repubblica e quelli delle analisi promosse e finanziate dai cittadini. Riteniamo che questo atteggiamento possa delegittimare la Magistratura, offendere il senso civico della gente e screditare il lodevole impegno dei Medici per l’Ambiente. In questo contesto le molte attività che le scuole mettono in atto nell’ambito dei progetti di educazione alla salute, alla legalità e all’ambiente (alcol e fumo, alimentazione, stili di vita, prevenzione tossicodipendenze, incontri con le forze dell’ordine...) rischiano di diventare parole vuote, se non sortiscono, addirittura, l’effetto contrario a quello ricercato. In questa situazione il nostro ruolo educativo perde efficacia, noi insegnanti manchiamo di credibilità e tutta la scuola ne esce delegittimata.

C’è poi il problema dei 117 posti di lavoro messi a rischio da un’eventuale chiusura dell’acciaieria. Consapevoli che il diritto al lavoro è un fondamentale diritto costituzionalmente garantito, siamo altrettanto convinti che esso vada tutelato insieme al diritto alla salute, che pure la nostra legge fondamentale riconosce. E diritto alla salute è sicuramente sinonimo di diritto ad un ambiente salubre e non inquinato. L’Organizzazione Mondiale della Sanità evidenzia che il 24% delle malattie e il 23% delle morti nel mondo sono attribuibili a fattori ambientali.

Questi dati sono ancora più allarmanti se riferiti alle fasce più giovani d’età. Infatti più del 33% delle malattie nei bambini sotto i 5 anni è dovuto a fattori ambientali. Sono proprio questi ultimi dati a caricarci di particolare responsabilità verso i giovani, ciascuno nel proprio ruolo di insegnante, genitore o politico. (...)

Riteniamo che una politica limitata solo alla fase di proclamazione dei principi abbia fallito il proprio alto compito, alimentando sconcerto e disaffezione nei cittadini. In primo luogo spetta agli amministratori e politici tradurre questi principi in azioni concrete, volte a garantire effettivamente il diritto alla salute delle persone.

Noi insegnanti ci auguriamo che questo semplice documento possa costituire il primo passo di un processo di sensibilizzazione alle problematiche ambientali e possa portare ad una maggiore consapevolezza della necessità di salvaguardare il nostro territorio. Solo assumendoci pienamente le nostre responsabilità in questa direzione potremo in un prossimo futuro guardare negli occhi queste nuove generazioni senza abbassare lo sguardo per la vergogna.

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