Un voto contro il cemento
Come fermare l’incontinenza edilizia che caratterizza il governo di Bolzano? Anche il referendum del 25 ottobre potrebbe servire...
Da mesi nel capoluogo altoatesino è in atto un braccio di ferro fra il centrosinistra al governo della città, affetto da una forma acuta di incontinenza edilizia, e la Svp, che pur non essendo immune dal virus cementizio, conserva una decenza dovuta a una tradizione fieramente antiurbana. Bolzano ha subito un blocco edilizio durato 25 anni, per motivi etnici; ne è seguito, all’inizio degli anni ‘90 una fase di intensa edificazione di abitazioni necessarie, e poi di una serie di infrastrutture culturali, sportive e sociali sovradimensionate rispetto alle necessità.
In seguito, in attesa di un nuovo piano urbanistico che avrebbe dovuto riqualificare il troppo costruito, si è lasciato il campo a una dissennata cementificazione. Ogni spazio verde, cortile, spazio libero è stato riempito da forme anomale, senza alcun disegno urbanistico né architettonico, infrangendo le norme del ben costruire più di quanto non sia avvenuto nella fretta della ricostruzione post-bellica o nelle emergenze degli anni ‘70. Il costruito, anche se inutile, orrendo e vuoto, come i numerosi capannoni della zona industriale, i ghetti di periferia invenduti, fanno crescere il Pil e fanno entrare denaro nelle casse comunali. La salvaguardia della terra, la bellezza, la salute, no. Forse per questo la provincia di Bolzano è sempre prima per il Pil ed è diventata 80a quando nella classifica delle province si è tenuto conto di criteri più realistici come le tasse, le prestazioni sociali e i servizi pubblici, la sanità e l’istruzione, secondo i suggerimenti della “commissione Stiglitz” o secondo “Sbilanciamoci”.
Il centrosinistra di Bolzano vuole che la Svp dia l’assenso alla “pianificazione”, che consiste essenzialmente in alcuni delitti ambientali come la cementificazione della collina verde del Virgolo, che si vuole “regalare” a un imprenditore per “valorizzarla” (dando per scontato che la natura non sia un valore), una decina di nuovi parcheggi interrati inutili e pericolosi (per la falda acquifera e per la viabilità) e 6.000 nuovi alloggi, mentre l’Istituto per l’edilizia sociale indica un bisogno di 3.000, e sul mercato ve ne sono 2.500 liberi in vendita. Tralasciamo i tunnel, le varianti, e l’assenza di ogni accenno alle piccole opere che potrebbero davvero migliorare la qualità urbana e dare lavoro ad artigiani e piccoli industriali, in questo tempo di crisi.
Il sindaco di Cassinette di Lugagnano, Domenico Finiguerra, ha ben descritto questa sindrome edilizia, che ha colpito tutta Italia. Nel suo comune ha introdotto con la partecipazione della cittadinanza il primo Piano Regolatore a crescita zero. Oggi esiste già una piccola rete di amministratori locali, eccezioni rispetto alla normalità italiana, che anche in materia urbanistica agiscono come rappresentanti del bene collettivo e non come emanazioni dell’avidità dei potenti locali.
“Da almeno due decenni si assiste a politiche urbanistiche pensate e orientate non dalla competente autorità comunale, nell’interesse generale della collettività, bensì dai grandi operatori immobiliari che, ovviamente, perseguono i loro legittimi interessi privati. Alcuni sindaci si sentono obbligati a lasciare la loro impronta (di solito poco ecologica...) e promettono oltre misura: palazzetti, piscine, centri civici, bowling, rotonde eventi e appuntamenti autoreferenziali. Quindi, come riuscire a chiudere il bilancio in pareggio, realizzare opere pubbliche (necessarie o meno) e organizzare eventi culturali e servizi alla persona (necessari o meno)?
Come finanziarie il bilancio comunale in perenne squilibrio e come costruire o consolidare il proprio consenso? La risposta a questa domanda, purtroppo, è spesso molto semplice. Grazie alla legge, che consente di applicare alla parte corrente dei bilanci gli oneri di urbanizzazione e alla disponibilità di territorio in aree geografiche dove l’edilizia rappresenta un valido investimento, si pratica la monetizzazione del territorio. Una prassi che vede l’ente comunale come soggetto debole nei confronti dell’operatore privato, il quale può mettere in gioco quelle risorse necessarie alla chiusura annuale dei bilanci”. [vedi anche: www.domenicofiniguerra.it]
Come opporsi a questa degenerazione causa di pesanti conseguenze sulla vita degli abitanti della città e predatoria a danno delle prossime generazioni? La politica, appoggiata dai quotidiani locali aspramente critici verso ogni iniziativa civica, non sembra offrire alcuno spiraglio.
Ma il 25 ottobre in provincia di Bolzano è giorno di votazioni. Un appuntamento importante con un referendum che potrebbe introdurre nel sistema democratico sudtirolese una forma più forte di democrazia diretta, con un referendum anche propositivo, e l’obbligo per l’amministrazione pubblica di informare per tempo e correttamente la cittadinanza sulle diverse opzioni. Mutuato dalla Svizzera, si tratta di uno strumento per un’ assunzione di responsabilità da parte della cittadinanza. Fra i cinque referendum uno è sull’aeroporto. Ne parleremo nel prossimo numero.