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QT n. 7, 7 aprile 2008 Servizi

Due grandi debolezze

La libertà non più valore fondante dell'occidente; l'egoismo assunto a dogma, l'altruismo a colpa. I disarmanti approdi del rifiuto della solidarietà agli islamici deprivati dei loro (o nostri?) diritti.

Mi sembra di dover aggiungere un paio di considerazioni a quelle qui svolte da Piergiorgio Cattani. La prima riguarda la disarmante debolezza delle convinzioni laiche, che sono alla base del dettato costituzionale e che dovrebbero essere la guida del pensiero e dell’azione politica. La libertà di culto, l’uguaglianza delle religioni di fronte allo Stato, dovrebbero essere principi indiscutibili, affermati oltre due secoli or sono e unanimemente accettati (dalla Chiesa cattolica ufficialmente solo mezzo secolo fa). Qui invece vengono messi pesantemente in discussione: quando si fa dipendere la libertà di culto per gli islamici dalla "reciprocità", cioè dal fatto che anche nei Paesi islamici (integralisti, quelli moderati già lo fanno, anche se non è questo il punto) sia concessa analoga libertà ai cristiani.

Ma questo vuol dire non considerare la libertà un valore, per di più fondante, della nostra civiltà, ma piuttosto una merce di scambio, se non un impiccio. E’ un arretramento culturale devastante: l’essere occidentali non consisterebbe più nell’essere liberi, democratici; ma nell’essere cristiani.

Il vescovo di Trento Luigi Bressan.

Quanto al discorso delle moschee viste come un luogo di sovversione, ciò è evidentemente un pretesto; contro il singolo imam filo-terrorista si può e si deve procedere per via poliziesca/giudiziaria, non negando a tutti gli islamici il diritto di culto. La motivazione è così assurda che non è neanche seria: sarebbe come se nella Germania a cavallo tra gli anni 20 e 30, si fossero chiuse le birrerie perché il nazismo lì stava nascendo.

Alla debolezza dei laici corrisponde, speculare, altrettanta debolezza della Chiesa, evidenziata dalla terribile frase di Bressan: "I cristiani pensino a se stessi". Non aiutino, quindi, i fedeli di altre religioni, quando se ne vuole conculcare la libertà (perché è evidente che il gesto della colletta ha un valore non monetario, la bazzecola dei 700 euro, ma di concreta solidarietà politica).

Questa chiusura del vescovo, questo suo rifiuto del non cristiano, significa non avere un messaggio per il cittadino, anzi, per l’uomo. E’ il contrario dell’universalismo che duemila anni fa ha diffuso il cristianesimo nel mondo.

Una posizione disperante e disperata. L’egoismo assunto a dogma, l’altruismo a colpa.

E’ in base a queste considerazioni che chi scrive, da ateo, ha aderito alla colletta di Giorgio Butterini, comunicandogli la propria più sentita solidarietà.