Menù
Home
QT
Questotrentino
Mensile di informazione e approfondimento
Utente
Cerca
QT n. 4, aprile 2021 Servizi

Ultima chiamata per il lago della Serraia

Dopo vent'anni le alghe continuano a soffocarlo, ma il Consiglio comunale di Baselga adesso vuole vederci chiaro

I laghi delle Piazze e della Serraia

Questa storia l’avevamo già scritta nel secolo scorso, ad ottobre 1997, e poi a settembre 1998. Parlava di un lago malato, preda di una eutrofizzazione soffocante. Un lago che veniva considerato biologicamente morto.

Già allora tutti i pezzi del puzzle erano sul tavolo: il lago che si riempie di alghe in molte estati, specie di pesci che scompaiono, microambiente turistico rovinato con gli ovvi danni economici, una causa immediata nota (la concentrazione di fosforo nell’acqua) e un supposto colpevole: le coltivazioni di fragole in serra che in quegli anni erano proliferate intorno al lago e che, si diceva, scaricavano nel lago acque reflue piene di fertilizzanti. Colpevole presunto, perché già allora c’era chi avanzava un’altra ipotesi: il lago muore per colpa dei pompaggi profondi che vengono effettuati da Dolomiti Edison per rimpolpare il sovrastante lago delle Piazze che a sua volta “nutre” la centrale idroelettrica di Pozzolago.

Torniamo a scriverne perché dopo più di vent’anni il problema è identico: la scorsa estate il lago della Serraia si è riempito di alghe azzurre diventando un minestrone indigeribile per qualunque bagnante o turista.

Eppure in questo ventennio sono stati fatti dei tentativi per salvare quello che è sempre stato anche uno dei “laghi di casa” dei trentini di fondovalle.

Tentativi che sono costati alle casse pubbliche bei soldini, due o tre milioni di euro, per installare un ossigenatore suggerito da autorevoli (e pagati, presumiamo) esperti. Inoltre gran parte delle coltivazioni di fragole sono state spostate dalla riva. E non solo: nelle serre sono stati installati impianti a circuito chiuso che raccolgono le acque di risulta e le riutilizzano, come ci dice Ilario Ioriatti, fino al 2005 direttore della Cooperativa S. Orsola che riunisce i produttori di piccoli frutti nella valle del Fersina. Già da anni quindi non si scaricano più i fertilizzanti delle coltivazioni. Eppure il lago della Serraia fa sempre il morto.

L’aspetto assurdo della questione è che non più tardi del novembre scorso l’assessore Mario Tonina ha indicato, implicitamente, ancora una volta le coltivazioni di fragole come causa dell’eutrofizzazione della Serraia. E ha annunciato la costituzione di un tavolo tecnico (uffici provinciali competenti e amministrazioni comunali di Pinè e Bedollo) nonché un’ennesima tornata di studi e monitoraggi.

Nel frattempo è emerso anche un piccolo, ma significativo, fatto nuovo. Dolomiti Edison, gestore di Pozzolago, a cui sta scadendo la concessione idroelettrica - come a molte altre in Trentino - ha avviato il procedimento per partecipare alle prossime gare. E per farlo ha presentato a giugno 2020 uno Studio di Impatto Ambientale, per il quale è stata obbligata a rendere noti i volumi di pompaggio che fino a quel momento la società si era rifiutata di rendere pubblici.

Qui dobbiamo fare un salto indietro nel tempo. Quando fu costruita, circa cento anni fa, la centrale di Pozzolago sfruttava il salto di circa 600 metri che venne fatto fare alle acque del lago delle Piazze per portarle in basso, a Lona Lases, dove si trovano le turbine che producono energia.

La centrale idroelettrica di Pozzolago

Al tempo si disse che il lago delle Piazze “perdeva” acqua a favore della Serraia perché i due laghi non sono vasche impermeabili e il lago delle Piazze è più alto dell’altro. Per questo allora, e ancora oggi è così, venne concesso anche di pompare dal lago della Serraia una quantità di acqua pari alle perdite.

Tenete presente che più acqua arriva alla centrale, maggiore è la produzione di corrente. Insomma più acqua uguale più guadagno. Quindi la misurazione di quanta acqua i concessionari potevano pompare dalla Serraia era cruciale.

A Pinè, per molto tempo, la vox populi diceva che dalla Serraia veniva pompata troppa acqua. Ma solo nel 2019, con la presentazione dello S.I.A., si sono scoperti i numeri precisi: circa due milioni di metri cubi d’acqua all’anno (salvo gli anni di magra delle piogge, che vedremo poi sono un indizio molto importante nella nostra storia). Tenete anche presente che il lago della Serraia ha una capienza di circa 3 milioni di metri cubi. Poteva mai il lago delle Piazze perdere così tanta acqua?

In realtà, a quanto pare, no, non poteva. Ma il misuratore delle perdite era stato posizionato molto a valle, in un punto dove, oltre alle perdite del lago superiore, venivano misurate anche le acque dei ruscelli che affluiscono direttamente alla Serraia. E allora sì che le quantità aumentano.

Tutta questa acqua ipoteticamente da recuperare, viene ancora oggi ripescata da una grossa pompa che fino al 1996 pescava nello strato superficiale delle acque di Serraia (notate la data).

Infatti fino a quell’anno la Serraia non aveva avuto grandi problemi. Dopo il 1996 però la pompa viene spostata dalla superficie ad una quota più profonda, più o meno a metà della profondità del bacino. E da quel momento la Serraia comincia a morire.

Da subito si cerca di capirne la ragione e le coltivazioni di fragole vengono additate come colpevoli. La coincidenza temporale del loro sviluppo con le mutate condizioni delle acque pareva evidente.

Qui va fatta una precisazione. Nel lago della Serraia per molto tempo, a partire dagli anni ‘70, erano finiti gli scarichi dei paesi. Fino al momento in cui poi fu costruita la rete di scarico della zona. Ma gli anni di scarico allegro avevano depositato sul fondo del lago molti residui. Che contengono grandi quantità di fosforo.

Tutto questo però non aveva, fino al 1996, disturbato le acque del lago perché i depositi restano accumulati prevalentemente sul fondo.

Le acque si muovono, è vero, ma mai in modo omogeneo: la diversità di temperature tra superficie e zone profonde fa sì che si formino come degli strati, dentro cui acque con la stessa densità e temperatura si muovono quasi senza mescolarsi.

Ma quando nella fascia intermedia viene infilata la grossa pompa di ripescaggio, l’equilibrio si rompe. La pompa muove il livello intermedio del lago e i depositi del fondale risalgono. Immediatamente dopo, le acque della Serraia vengono invase da una tempesta di sostanze fertilizzanti che le trasformano in un minestrone verde.

Negli studi effettuati, però, questo elemento non viene preso in considerazione. Salvo uno, che si intitola: “Lago di Serraia: ricerca storica sull’utilizzo del lago e sul suo ricambio”, un accurato studio di alcuni ricercatori dell’Istituto Agrario di San Michele del giugno 1999. Che pure conferma la causa immediata dell’eutrofizzazione, il fosforo, ma fa anche un’esame molto attento di come le acque si comportano. E spiega come si “rompono” le fasce che contengono i diversi tipi di acqua e quanto agitare il cuore del lago può smuovere il fondale e portare a galla le sostanze che nutrono le alghe (ci scuseranno gli autori per questa traduzione in parole povere di concetti piuttosto densi e specialistici).

Il lago della Serraia

Nessuno degli interventi fatti sembra però prendere in considerazione la posizione della pompa come possibile evento scatenante del problema.

Ora torniamo ai pompaggi, perché da questi deduciamo un indizio importante.

Va detto che non tutti gli anni vedono lo stesso prelievo d’acqua dalla Serraia: nelle annate cosiddette di magra, quando non piove abbastanza, il prelievo viene ridotto drasticamente.

In particolare ci sono due anni recenti, il 2015 e soprattutto il 2017, in cui da circa 2 milioni di metri cubi si scende nel primo a un quarto e nel secondo addirittura ad un ventesimo del prelievo usuale. In quegli anni, guarda caso, le alghe non compaiono.

Viceversa lo scorso anno, quando l’acqua è caduta copiosa dal cielo in tarda primavera, il lago poi in estate si è di nuovo riempito di alghe mucillaginose.

Molti si aspettavano che, a quel punto, venisse presa in considerazione la questione pompaggi come possibile causa del problema, visto che le fragole ormai erano fuori gioco.

Invece, come dicevamo più sopra, non è stato così. E la Provincia è rimasta ferma ad una diagnosi del problema che - molto evidentemente - non ha portato finora soluzioni.

La questione, molto sentita sull’altipiano di Pinè, a febbraio scorso è stata affrontata in una mozione del Consiglio comunale, firmata per una volta da tutti i gruppi consiliari uniti. Che chiedono a gran voce, con ampia documentazione, di interrompere i pompaggi dalla Serraia. Cosa che, prima di tutto, potrebbe portare finalmente a capire quale sia la vera causa della morte del lago.

E poi, se questa è davvero la soluzione, magari a far ritrovare a tutti i trentini il piacere di farsi un bagno rinfrescante nelle acque di Pinè.

A post scriptum va detto che alcune misurazioni private delle “perdite” del lago delle Piazze dicono che le quantità da ripescare sarebbero molto, ma molto più piccole di quelle che sono state effettuate negli ultimi… cento anni. Al di là delle alghe, infatti, la misurazione allegra delle perdite dura praticamente da quando è stata costruita la centrale. Ma questa è un’altra storia che vi raccontiamo qui a lato.

Cent'anni di acqua rubata

C’è, a nostro modo di vedere, un peccato originale nelle vicende della centrale idroelettrica di Pozzolago. Peccato che, sotterraneamente, faccia sentire i suoi effetti fino ad oggi.

La prima derivazione idroelettrica sull’altipiano di Pinè è del 1911. L’Unione Minatori Pinetani otteneva in quell’anno dall’Imperial Regio Capitanato Distrettuale di Trento una concessione per produrre energia a San Mauro, derivando acqua dal rio Silla. I minatori di Pinè furono tra i primi in Trentino a lanciarsi nel business nascente dell’energia. Le cose andarono bene. E loro furono molto visionari: nel 1922 concepirono il progetto della centrale di Pozzolago. Per i tempi era un grande progetto.

Ma l’Unione Minatori, che presumiamo fossero un’espressione della collettività pinetana, o si fa prendere la mano oppure capisce di non riuscire ad attuare il progetto: ancor prima di costruire la centrale vende progetto e concessione alla Società Industrie Elettriche Trentine, con sede a Milano.

In quel momento nasce il problema dei pompaggi allegri dal lago della Serraia. Perché fin da subito viene detto che il lago delle Piazze “perde”. E quindi è necessario riportargli l’acqua che finisce nella Serraia. La concessione originale peraltro intimava misure accurate e un deflusso minimo vitale. Anche perché il lago della Serraia doveva nutrire il Fersina e attraverso di esso l’acquedotto di Trento. Del resto - stupitevi, lettori, - il lago è di proprietà del Comune di…Trento. Si dice per via di un antico lascito curiale.

In ogni caso, una volta venduto progetto e concessione, nessuno ha più potuto sapere quanta acqua veniva prelevata dal lago della Serraia, nonostante nel tempo siano cambiati più volte i concessionari che gestivano l’impianto. Ma tutti egualmente felici di prelevare come i loro predecessori.

Forse nel tempo non si è data importanza alla questione. Per buona parte del secolo scorso l’acqua era considerata una risorsa infinita. Ma quando la comunità cedette il controllo di quel progetto perse la possibilità di intervenire direttamente sulla questione prelievi dalla Serraia. Certo, ci sono gli strumenti contrattuali e giuridici per intervenire e controllare, ma se i proprietari fossero sempre stati i minatori pinetani e i loro eredi, pare difficile pensare che avrebbero potuto resistere alla pressione dei compaesani, quando si trattò di capire come stavano le cose. Quando vendettero la concessione, a nostro modo di vedere, i minatori di Pinè scambiarono la primogenitura per un piatto di minestra. Esattamente la fine che rischiano di fare le nostre acque e le nostre centrali con i prossimi rinnovi delle concessioni.

Post scriptum: per ragioni di spazio trovate nella sezione Trenta Giorni le ultime novità sulla questione delle piccole e grandi centrali.