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QT n. 3, 10 febbraio 2007 Servizi

Cinema italiano a Saint Louis

Un’italo-americana ha inventato un festival di successo giunto quest’anno alla terza edizione.

Leonardo Franchini
Barbara Klein Leoni

Al mondo, secondo il sito “Cinema Info” non sono più di una quindicina i festival dedicati al cinema italiano. Solitamente si tratta di occasioni particolari, eventi “una tantum”, promossi più spesso da enti privati che dagli Istituti a questo demandati. Ma ce n’è uno, che quest’anno si svolgerà dal 30 marzo al 15 aprile, che è arrivato alla terza edizione annuale. E’ il festival del cinema Italiano di Saint Louis, Missouri. Una città non famosa come New York e Los Angeles, ma che negli Stati Uniti ha un peso culturale rilevante. In un centro di 400.000 abitanti operano infatti 77 compagnie che si occupano delle varie forme di teatro. Un record difficilmente uguagliabile persino a New York. Tanto che a Saint Louis una compagnia si è data il nome “1000 miglia Off Broadway”, per scherzare sul fatto che nella Grande Mela ciò che conta è a Broadway, ciò che è interessante è “off Broadway”, e lo sperimentale è “Off-off Broadway”. Insomma, i festival di questa attivissima provincia hanno risonanza nazionale e come tali vengono seguiti dai media; e in un tale contesto un festival del cinema Italiano può avere maggior risonanza e seguito di una settimana dedicata a New York.

Nelle scorse edizioni sono stati proiettati, nel 2005 “Il cuore altrove” di Pupi Avati, “La destinazione” di Piero Senna e “La meglio gioventù” di Marco Tullio Giordana. Nel 2006 hanno preso coraggio e le pellicole sono diventate 6: “Buongiorno, notte” di Marco Belloccio, “Caterina va in città”, di Paolo Virzi, “I cento passi” di Marco Tullio Giordana, “Il fuggiasco” di Andrea Manni, “Manuale d’amore” di Giovanni Veronesi e “La vita che vorrei” di Giuseppe Piccioni. In ambedue le edizioni la giuria del festival, formata da tutto il pubblico, ha dato il voto più alto ai film di Giordana. Le pellicole di quest’anno saranno annunciate a fine febbraio.

L’aspetto interessante di questa iniziativa è che promotrice principale e presidente è Barbara Klein Leoni, che si è dedicata con entusiasmo all’organizzazione, per il puro piacere di mostrare quel che di bello può venire dalla terra dei maccheroni e della chitarra. Barbara parla bene l’italiano, ed ha tradotto (“senza ottenere ancora positive risposte dai teatri”, ammette) due commedie di Eduardo.

“Il festival - spiega - è nato perché c’era una totale assenza di film italiani, anche nelle rassegne internazionali”.

Ora la rassegna è nel calendario ufficiale delle manifestazioni italiane all’estero e l’inserimento è importante, perché ha richiamato l’attenzione degli artisti italiani, che ora premono per essere inseriti e magari invitati a partecipare di persona.

Ci sono molti spettatori: “La sala ha 346 posti ed è quasi sempre piena. Il pubblico è formato da italiani che lavorano qui, italo-americani che conoscono la lingua, e cinefili americani. I film sono in versione originale, con i sottotitoli”.

Barbara viene spesso in Italia, dove ha anche abitato per un paio d’anni. “Mi piace molto il Trentino, conosco Rovereto, Trento, Madonna di Campiglio. Ogni tanto ci torno”.

Tutto il lavoro è basato sul volontariato. I promotori sono in sei. Hanno degli aiuti dalla Washington University – che ha una filiale a Saint Louis; dall’Istituto Italiano di Cultura e dalla Videobank. Poi ci sono una decina di sponsor privati, molti con il cognome italiano. “E’ una occasione per mostrare non solo il nostro cinema, ma anche per fare una panoramica della cultura italiana”, aggiunge Barbara, che sta ottenendo con modestissimi mezzi quello che non riesce agli Istituti ufficiali, che pure dispongono di ben altri finanziamenti.

A Saint Louis ci sono molti discendenti di trentini, parecchi associati alla “Trentini nel mondo” e comunque con frequenti contatti con la terra dei progenitori. Anche se spesso si riferiscono ad essa come al Tirolo del Sud, perché quando il bisavolo è partito qui c’era ancora Francesco Giuseppe a regnare. La maggior parte di loro proviene dalla Rendena (Pinzolo e Pelugo). Curiosamente, la stessa zona dalla quale erano emigrati gli avi di Victor Mature (in Rendena ci sono ancora i parenti, Maturi), il “fusto” (“hunk” come lo avevano soprannominato gli americani), che fu il primo italo-americano ad avere successo ad Hollywood.

Il sito del festival è www.italianfilmfestivalstlouis.com.

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