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Sinistra, tenui tracce di programma

Con la crisi del modello "grisentista" (asfalto + clientela), per i Ds trentini si aprono spazi. E cercano di parlare di programmi. Ma l'ormai lunga scelta di non avere idee...

"Il titolo del nostro seminario, compagni, mi ricorda i referti degli esami delle urine: ‘tracce di programma’, come ‘tenui tracce di sangue nelle urine’... E ahimè le tenui tracce non sono solo nel titolo, sono anche nel dibattito."

Rolando Mora

Con queste parole, schiette fino alla brutalità, Rolando Mora metteva il dito nella piaga: il seminario "programmatico" dei Ds ( tenutosi a Mattarello nei giorni scorsi) era evanescente.

"Che ti è sembrato? – ci chiedeva alla fine della giornata un dirigente diessino – Non ti pare che lentamente, a poco a poco, qualche idea inizi a venir fuori?"

Appunto, "qualche idea... qualche inizio... lentamente..." Basta? E’ una notizia il bicchiere non completamente vuoto, è una speranza un mezzo dito di bevanda che si intravede sul fondo?

Di quella giornata i cronisti dei quotidiani hanno dato un’altra interpretazione. La notizia era che Margherita Cogo e Sandra Dorigotti chiedevano la fine del doppio mandato di Remo Andreolli (segretario al partito e assessore in Provincia); e a seguire si scatenava il solito teatrino: gli andreolliani rispondevano a muso duro, l’uno e l’altro lanciavano reciproche accuse, ci si accapigliava su interpretazioni del futuribile Partito Democratico... Le solite penose sceneggiate.

Torniamo invece a quella giornata.

Che a noi è parsa tutta improntata su un’esigenza, mai espressa a chiare lettere, sempre avanzata con la timidezza del bimbo che teme di urtare il fratello più grande e più grosso. Eppure presente in quasi tutti gli interventi: c’è un momento di crisi della Margherita, il progetto sociale-politico rappresentato dal grisentismo è fallito, questo è il momento in cui si aprono spazi alla progettualità della sinistra.

Ad essere più esplicita è stata la vicepresidente Margherita Cogo: "Le elezioni ci hanno detto che al governo dobbiamo cambiare. La viabilità non può più essere destinataria della grande maggioranza delle risorse, dobbiamo attuare una politica che privilegi investimenti come la banda larga e l’energia".

E, pur con toni più sfumati, anche il segretario Remo Andreolli: "Dobbiamo porre la nostra agenda" sia pur come "contributo per rafforzare questa maggioranza". E così tanti altri

Insomma, il modello Grisenti (gli appalti come motore dello sviluppo e del consenso), criticato a suo tempo sul versante ambientale, ha mostrato la sua fragilità sul piano strettamente economico, e quindi elettorale: le valli collegate rapidamente a Trento con splendide gallerie, i paesi superdotati di infrastrutture di ogni tipo, dalla piscina alla caserma dei pompieri, non per questo si sentono al riparo dalla concorrenzialità della globalizzazione né dalle nuove incertezze sociali.

Di qui - sembrerebbe - il nuovo spazio politico per chi al grisentismo, in questi anni, aveva sempre consentito, ma con scarso entusiasmo.

Ma è spazio politico vero? O meglio: i Ds sanno come occuparlo? Perché ha ancora ragione Margherita Cogo quando ammonisce: "In quanto a noi, dobbiamo fare proposte, non limitarci ad esprimere riserve sulle proposte degli altri", ma questa frase l’abbiamo sentita già troppe volte per crederci ancora.

Il capogruppo dei Ds in Consiglio provinciale, Paolo Barbacovi.

In effetti le proposte dei Ds ci sono state, sarebbe ingeneroso sottacere le pur "tenui tracce" programmatiche. Ma se vogliamo fare un giochetto statistico sempliciotto ma indicativo, le uniche proposte, anche solo nominate da almeno due interventi, sono state gli asili nido e le cure odontotecniche (come da relazione del capogruppo in Provincia Paolo Barbacovi).

Cose buone e giuste: sono problemi sociali , bisogna evitare le ingiustizie, la disgregazione sociale , promuovere il ruolo della donna. D’accordo al 100%.

Però, come diceva l’on. Olivieri: "Stiamo ragionando sulle politiche di spesa. Ma le politiche di entrata?" Solo che Olivieri lì si fermava.

Insomma, il problema è l’economia. Se gli appalti di Grisenti non sono più l’elemento propulsivo, con cosa li si sostituisce? Con le cure odontotecniche?

Insomma, la sinistra sembrava infilarsi in uno spazio di irrilevanza politica: la Margherita e Dellai, pensano all’economia, mentre noi avanziamo alcune proposte su come dividere la torta.

Anche perché su altri temi correlati, non si andava al di là di enunciazioni molto vaghe. Per esempio, il segretario Andreolli affermava "maggior attenzione al tema del lavoro. Basti pensare che oggi non esiste un assessorato specifico". E lì si fermava: ci si può accontentare?

O ancora: "Dobbiamo recuperare il rapporto con le associazioni ambientaliste, che non possono essere viste come un fastidio e come un peso." E poi la frase impegnativa: "Dovremo passare anche attraverso l’assunzione di alcune scelte forti e chiare". Il che sarebbe importantissimo, vorrebbe dire rimettere in discussione scelte sbagliate eppur fondanti (e a suo tempo dirompenti) della giunta Dellai.

Ma una strada del genere, che implica la revisione di tante cose, può essere intrapresa limitandosi a una frase buttata lì fra mille altre?

In conclusione, ci sembra che il seminario dei Ds abbia evidenziato la difficoltà a riprendere un discorso programmatico, e questo da parte di un’organizzazione che aveva rimosso l’aspetto programmatico, vista l’incapacità poi a sostenerne le conseguenti posizioni. Meglio non avere idee, se poi te le bocciano sempre, era diventata la linea di via Suffragio, quella vera, anche se, ovviamente, mai esplicitata. Solo che, se ti impedisci di pensare, poi regredisci. E questo capita soprattutto negli organismi collettivi, dove l’elaborazione delle proposte è cosa complessa e laboriosa.

Non parliamo poi dei partiti politici. Nei quali, una volta gettate a mare le idee, rimane solo la voglia di seggiola. Con il conseguente scadimento della vita interna a scontro per il potere.

Questa ci sembra la deriva attuale dei Ds trentini.

Wanda Chiodi.

Che di alcune cose sembra non se ne rendano nemmeno conto. Come al seminario di Mattarello, quando era tutto un parlare di aperture e di Partito Democratico, e poi la presidente Wanda Chiodi che fingeva di non vedere in platea, a 5 metri, Nicola Salvati che, pur di Costruire Comunità, si sbracciava invano per prenotare un intervento.

"Siamo noti come il partito delle litigiosità – affermava ancora Rolando Mora – Superare questa situazione era uno dei compiti presi al congresso dal segretario Andreolli. Ma non si sono visti risultati". Anzi, aggiungiamo noi, Andreolli, con le proprie imposizioni gravemente personalistiche, la litigiosità l’ha aggravata.

Eppure questa non è la sua maggiore responsabilità. Bensì aver tenuto la sinistra in un limbo programmatico durato anni. Da cui è uscita litigiosa e acefala.

Ora ci si accorge che bisognerebbe cambiare strada. Il bicchiere non è mezzo pieno, ha solo un piccolo residuo sul fondo.

C’è da sperare?