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PiRuBi: un anno di respiro

Gli amanti della Valdastico non cederanno mai. Ma ogni tanto ci concedono una tregua. Contentiamoci.

Magari avremmo voluto uscirne in maniera diversa, ma comunque ce l’abbiamo fatta a non morire democristiani. La Valdastico, invece, non riusciamo a scrollarcela di dosso e da decenni ormai siamo perseguitati da questo finto emblema della modernità. I suoi padrini politici (Flaminio Piccoli, Mariano Rumor e Antonio Bisaglia) sono da tempo deceduti, ma i loro allievi, gli amanti dell’asfalto a prescindere, non sono mai venuti a mancare, in questi decenni.

La fine nel nulla del troncone veneto della PiRuBi.

Una peculiarità della vicenda è che infinite volte, nel corso del tempo, è sembrato che la PiRuBi fosse spacciata, schiacciata dall’evidenza della sua inutilità. A quel punto, sul progetto calava il silenzio, si lasciava attenuare la memoria sperando in un abbassamento delle altrui difese, per poi tornare nuovamente all’attacco, con gli stessi argomenti fasulli malamente riverniciati di attualità. Insomma, uno sfiancante stop-and-go.

Diciotto anni fa, su questa stessa rubrica, in un pezzo ottimisticamente intitolato "Ultime grida dalla savana", scrivevamo: "Che il progetto PiRuBi sia bell’e spacciato, sarebbe ingenuo crederlo… No, la bestia non è morta, ma ferita sì, che quasi fa pena udirne i rantoli".

E tre anni più tardi, nel febbraio del ’90, ammaestrati dagli eventi, così correggevamo il tiro: "Per anni, con la periodica puntualità delle mestruazioni, qualcuno tornava a sostenere che la PiRuBi fosse necessaria… Ma ormai si sperava che, sommersi dalle ottime ragioni degli avversari, i sostenitori dell’autostrada della Valdastico si fossero rassegnati; insomma, che fosse sopraggiunta la menopausa. Ma no…"

Abbiamo dunque fondate ragioni per aver letto con molto scetticismo i titoli del Trentino del 9 e 10 luglio che sembravano annunciare la conclusione definitiva della storia: "La Valdastico esce di scena", e poi: "Valdastico addio". E in effetti bastava leggere gli articoli per accorgersi che si era di fronte all’ennesima tregua, ad un altro rinvio in vista di tempi migliori.

Cos’era successo? Che "la Valdastico esce dal Piano di sviluppo della Provincia… L’ultima parola sulla PiRuBi spetterà alla Vas (Valutazione ambientale strategica), il che significa che per almeno un altro anno non ci saranno novità".

Un pallido motivo di ottimismo per il futuro sta nel fatto che questa Vas fa riferimento alla Convenzione delle Alpi, la quale "esclude la costruzione di nuove autostrade in area alpina". D’altra parte, la direttiva europea che regola la Vas non è ancora stata recepita dal governo italiano, "per cui l’esame slitta di fatto alle calende greche"; tanto più che l’anno prossimo si andrà a votare, ed è poco probabile che Berlusconi e i suoi, con tutti i guai che hanno, vadano a preoccuparsi di minuzie come la salvaguardia degli ambienti alpini.

Conclusione: la PiRuBi "sembrerebbe entrata ormai in un cono d’ombra, per cui diventa difficile prevederne il completamento".

Difficile ma non impossibile: prima di chiudere (momentaneamente) il dossier PiRuBi, l’assessore provinciale ai Lavori pubblici Silvano Grisenti "ha detto che i suoi programmi non cambiano e che non ha alcuna intenzione di eliminare la Valdastico dal Piano della mobilità".

Più enigmatico il presidente Dellai, che di fronte alle notizie fornite dai giornali, ha recisamente negato di aver fatto un passo indietro sulla questione: "Dal Piano di sviluppo non è uscito proprio nulla, perché il riferimento alla Valdastico non c’è mai stato"; affermazione che il Trentino smentisce in maniera convincente pubblicando le foto dei due documenti, quello provvisorio, dove si parla di Valdastico, e quello approvato dove la citazione è sparita. "Bene, - commenta il giornale - in questo caso il presidente non dice la verità. Forse per non dover ammettere il passo indietro".

Ma per una PiRuBi in stand-by, c’è sempre ad una "Pinzolo-Campiglio avanti tutta" (titolo del Trentino del 12 luglio). Lorsignori possono consolarsi.