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Immigrati: problemi e richieste

Siamo il 4% della popolazione, i nostri figli sono a scuola con i figli degli italiani, e insieme rappresentano il futuro del paese; eppure...

Khaled Hussein

Lo scorso 2 aprile, a causa delle precarie condizioni di salute del pontefice, è stata annullata la manifestazione indetta dalla Rete per i diritti "Senza frontiere" e ci si è limitati ad un raduno in piazza Battisti con la partecipazione di italiani ed immigrati, con scarsa presenza di politici locali (erano presenti solo l’on. Kessler e il consigliere provinciale Catalano). L’incontro intendeva porre all’attenzione delle istituzioni e delle forze politiche e sociali i problemi degli immigrati, tuttora irrisolti, e anzi, per certi aspetti, ulteriormente aggravati.

Khaled Hussein è responsabile culturale del Centro "Muhajer"

Gli immigrati sono una risorsa ed un pilastro importante per lo sviluppo del Paese: il governatore della Banca d’Italia Fazio ha dichiarato che "senza immigrati è il declino", e il presidente della Confindustria ribadiva che "gli immigrati servono alla nostra economia". Bene. Queste dichiarazioni sono importanti, ma non bastano. Gli immigrati non sono numeri, sono uomini, donne e bambini, prima e soprattutto.

Gli immigrati si incontrano ormai nell’ambiente di lavoro, per strada, nel condominio; i loro figli sono a scuola assieme ai figli degli italiani e assieme rappresentano il futuro del Paese.

In Trentino essi rappresentano ormai il 4% della popolazione e anche i loro figli sono una risorsa: oltre 3.300 studiano nelle scuole della provincia e senza di loro circa 200 classi verrebbero eliminate e 200 insegnanti resterebbero senza lavoro. Ma purtroppo, anziché andare verso una accettazione delle culture diverse e la costruzione di una società multietnica, molti cittadini provano paura e dimostrano intolleranza.

L’immigrato soffre di una discriminazione anzitutto perché, in base alla legge Bossi-Fini, lavoro e soggiorno sono strettamente legati uno all’altro, e ciò mette il cittadino straniero in una condizione assolutamente precaria, con le valigie sempre pronte per l’espatrio: se perdi il lavoro, te ne devi andare dall’Italia, e questo finisce per essere un incentivo alla clandestinità.

I permessi di soggiorno e relativi rinnovi vengono dati con grandi disagi e ritardi, e tutto ciò per ottenere un permesso di soggiorno di qualche mese, un permesso che continui a rischiare di perdere anche dopo molti anni di permanenza regolare.

Un altro disagio molto sentito riguarda il problema dell’alloggio. Quello che offre il mercato è ormai scarso e se si trova è carissimo e comunque viene difficilmente ceduto ad uno straniero. Quanto agli alloggi pubblici, l’accesso avviene sulla base di graduatorie separate, che discriminano pesantemente gli immigrati.

L’Italia è poi senz’altro in ritardo per quanto riguarda i diritti politici.

In altri Paesi europei, come la Svezia, già da trent’anni lo straniero può esprimere il suo parere tramite il voto. Si tratta di un passo importante verso l’inserimento e la partecipazione democratica, perché il voto conferisce dignità e lega l’immigrato a diritti e doveri.

Insieme agli altri cittadini, gli immigrati lavorano contribuendo alla ricchezza dell’Italia, e pagano le tasse: perché debbono rimanere una massa silenziosa senza poter esprimere il loro parere?

E non dimentichiamo che il diritto alla cittadinanza italiana richiede dieci anni di residenza in Italia. Ma fatta la relativa domanda, i tempi sono lunghissimi (due-tre anni e anche più) prima di ricevere una risposta.

Un ultimo problema molto sentito dai genitori stranieri è questo: quando un figlio supera i 18 anni, perde automaticamente il permesso di soggiorno per motivi familiari e deve lasciare l’Italia, a meno che non trovi subito un lavoro o non continui gli studi, nel qual caso avrà un permesso anno per anno. Altrimenti se ne deve andare. Dove?

C’è insomma una lunga serie di problematiche che vanno considerate attentamente, e per le quali avanziamo alcuni suggerimenti:

- abrogare la legge Bossi-Fini;

- aumentare la durata del permesso di soggiorno e trasferire agli enti locali le relative competenze;

- riconoscere la parità di diritti per l’accesso agli alloggi di edilizia pubblica, senza distinzione di graduatorie fra italiani e immigrati;

- riconoscere agli immigrati il diritto di voto;

- abbreviare i tempi per la concessione della cittadinanza italiana;

- permettere che i figli degli immigrati che hanno superato i 18 anni possano continuare ad usufruire del permesso di soggiorno per motivi familiari finché trovino un lavoro o proseguano gli studi.