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Trento e i migranti

Anthony Kingsley Frizzera

Il 2 aprile scorso si è tenuta a Trento, come in altre città italiane, una manifestazione per il diritto di voto ai migranti, un tema che da circa un anno tiene banco sia a livello nazionale che locale.

Si parla spesso di integrazione degli stranieri residenti nella nostra provincia, ma tale concetto non può assolutamente essere separato, anzi passa attraverso quello di partecipazione politico-amministrativa, ovvero di diritto di voto sia diretto che indiretto.

Parlando, di recente, con svariate persone, di diversa estrazione politica, tutte rigorosamente trentine, sono emerse alcune problematiche stereotipate ricorrenti; tra queste, la paura dell’Islam (senza distinzioni tra fanatismo religioso e non), la paura di una commistione multiculturale (con perdita relativa di tradizioni e valori locali), la paura di una presa del potere da parte degli immigrati, in caso fosse loro aperto il diritto di voto (scenario a dir poco catastrofico e irreale).

L’amarezza nello scoprire che anche numerose persone di elevato livello culturale condividono in parte tali timori è stata scioccante. E’ indubbio che, nonostante la chiusura delle frontiere e leggi liberticide come la "Bossi-Fini" (ontologicamente assurde e che materialmente riducono un immigrato a puro oggetto da sfruttare), il nostro Paese, seppur in maniera tardiva, ha imboccato la strada che porta alla costituzione di una società multiculturale, una società che può essere costruita solo abbattendo pregiudizi e stereotipi, che ormai si sono inseriti a forza nei discorsi quotidiani. Naturalmente, gli stranieri devono imparare ogni giorno di più a conoscere ed apprezzare la società che li ospita (e può essere, credetemi, uno sforzo molto faticoso); d’altro canto, i trentini hanno il dovere morale di aprire le frontiere della loro mente e dei loro cuori, non vedendo necessariamente in ogni straniero un potenziale criminale, come tanta retriva propaganda insegna.

Questa lettera vuole quindi essere un diretto appello a tutti i trentini, poiché questa provincia e la città di Trento in particolare deve proseguire nel suo cammino di reciproca apertura nei confronti della diversità e deve cercare di configurarsi quale importante crocevia mitteleuropeo di incontro tra culture altre, senza confini di provenienza, religione o colore della pelle.

Inoltre, un appello è rivolto anche alla futura Giunta e al Consiglio comunale che emergeranno dalle elezioni dell’8 maggio 2005: la prossima legislatura dovrà infatti avere il coraggio politico di fare scelte difficili e dovrà impegnarsi a lottare a fondo contro ogni stereotipo e intolleranza, a promuovere nelle scuole l’educazione alla diversità, a favorire sotto ogni aspetto l’integrazione degli stranieri nel tessuto sociale, ad aprire, infine, ai migranti le porte del diritto di voto, perché essi possano finalmente diventare non solo dei semplici spettatori esterni, ma dei soggetti attivi in tutti gli ambiti di questa società, un arricchimento per tutti noi.

Se la presente Giunta ha dedicato particolari attenzioni all’urbanistica comunale, la prossima dovrà orientarsi verso una maggiore attenzione alle problematiche sociali, alle categorie più deboli della nostra società: bambini, anziani, disabili, senza scordare i migranti.