Largo ai giovani: purché allineati...
Alessandro Tortelli è studente nel dottorato di ricerca in Storia del pensiero politico all’Università di Bologna. In passato ha ricoperto importanti incarichi nella Sinistra Giovanile, è stato responsabile del circolo di Panta Rei (il circolo universitario di Scienze politiche ) e responsabile esteri della Sinistra Giovanile provinciale bolognese.
Alessandro, c’è spazio per i giovani nei partiti?
"Altro che! Ci sono così pochi giovani che è molto facile trovare spazio e anche avere una discreta carriera all’interno dei partiti".
Quindi non c’è una classe dirigente chi chiude la porta?
"Io direi di no. I partiti hanno oggi la stessa struttura che avevano anni fa, quando i giovani in politica erano moltissimi. E’ naturale che adesso quei pochi trovino il tappeto rosso e tutte le porte aperte. Comunque, attenzione: porte aperte e possibilità di rapida ascesa non significano che tu sia portatore di idee nuove".
In che senso?
"Nel senso che devi rimanere inquadrato. Oltre tutto, la mia esperienza nelle associazioni giovanili mi fa dire che non sono nemmeno molti i giovani che vogliono portare idee nuove".
E perché?
"Fare carriera è così facile che i giovani carrieristi sono molto attirati. Poi è naturale: se tu vuoi solo arrivare, quando c’è un problema non ti schieri, per non scontentare nessuno. Così, invece che le persone con le idee forti, vanno avanti quelli più duttili e poi, naturalmente, quelli molto radicati sul territorio".
Ma il territorio conta così tanto anche a livello giovanile?
"E’ un paradosso, ma è così. Tu sei valutato per quanto consenso puoi portare, quindi per quanti amici avevi al liceo, insomma per quanto sei radicato".
E perché è un paradosso?
"Perché la politica ti chiede una carriera personale diversa e in contrasto con quello che dovrebbe essere un buon percorso universitario".
Spiegati meglio.
"Uno studente universitario che punta all’élite usa le sue energie migliori per fare esperienze all’estero, andare in Erasmus, per vedere altri paesi e conoscere altre lingue. Tutte queste sono forze perse, nel partito. Perché il partito non ti chiede di conoscere l’inglese, ma ti chiede di farti vedere in sezione, di essere presente sul territorio e di infoltire la tua base territoriale. E guarda che io non sono andato in Erasmus proprio per questo".
E perché sei uscito?
"Dal circolo universitario me ne sono andato perché credevo che la politica, nell’università, dovesse essere sopratutto un momento per discutere assieme, anche con gli altri circoli così detti avversari. Mentre invece i capi dei diversi gruppi lo consideravano solo uno spazio dove esercitare il potere acquisito. Dalla Segreteria della Federazione ho dato le dimissioni perché non ero d’accordo sulle posizioni riguardo la guerra in Afghanistan".