Videopoker fuorilegge
E inoltre: prezzo della benzina e credibilità dei dati Istat.
Da Pergine, M. S. ci chiede se risponde al vero che dal 30 aprile scorso i videopoker sono fuorilegge, e cosa si può fare nel caso fossero ancora funzionanti. E’ vero: dalla mezzanotte del 30 aprile i videopoker, le famose macchinette mangiasoldi che hanno portato sul lastrico numerose famiglie, sono fuorilegge. I gestori dei locali dovranno disattivarli ed entro un mese verranno definitivamente ritirati; per chi violerà questa disposizione sono previste sanzioni alquanto salate: da 4 a 40.000 euro di multa.
Cifre che però non spaventano tutti; infatti l’associazione dei consumatori ha ricevuto segnalazioni di videopoker ancora in funzione presso alcuni bar. Abbiamo segnalato i casi alla Guardia di Finanza ed abbiamo deciso di avviare un’azione in tutta Italia contro i gestori disonesti. Ricordiamo che ogni cittadino potrà intervenire denunciando i responsabili alle forze dell’ordine, indicando il locale dove tali macchinette risultano ancora attive.
L’iniziativa non deve essere vista come delazione, ma come esigenza che la legge venga rispettata e in secondo luogo come necessità di tutelare coloro che di tali macchinette hanno fatto una vera e propria malattia, punendo chi approfitta di un disagio che è diventato una vera piaga sociale.
Il prezzo della benzina. M.G. di Trento ci chiede se come associazione possiamo in qualche modo far sentire la voce dei consumatori in ordine al continuo aumento della benzina.
Siamo già intervenuti su tale tema, suggerendo anche alcuni comportamenti concreti da tenere nei confronti delle compagnie petrolifere.
Secondo i calcoli dell’ Intesa dei consumatori, da inizio 2004 il prezzo della benzina alla pompa ha subito aumenti del 10%, arrivando al record di questi giorni. Per fare un pieno di benzina un automobilista oggi spende tra i 5 e i 6 euro in più rispetto ai primi giorni dell’anno, con conseguenze che inevitabilmente si ripercuotono sui redditi delle famiglie.
A nostro avviso occorrono provvedimenti urgenti per salvaguardare i redditi dei cittadini, e per questa ragione è stato presentato al Governo un pacchetto di richieste che possiamo così sintetizzare:
- immediate misure fiscali per sterilizzare gli aumenti, pari ad un bonus di almeno 35-40 centesimi al litro, sia sulla benzina che sul gasolio da autotrazione;
- una commissione parlamentare di inchiesta per monitorare il settore e colpire la speculazione valutaria dei petrolieri che lucrano un miliardo di euro l’anno di extraprofitti;
- misure legislative urgenti per rendere trasparenti i prezzi sia quando salgono sia quando scendono, le cui arbitrarie doppie velocità sono sotto gli occhi di tutti;
- l’immediata discussione di un provvedimento per consentire la vendita dei carburanti nella grande distribuzione, seguendo l’esempio francese dove viene venduto il 60% dell’erogato a prezzi inferiori del 15% di quelli praticati nella rete di vendita;
- il completamento della riforma della rete distributiva, bloccata da veti e controveti reciproci posti ad arte per lasciare la situazione inalterata a danno dei consumatori.
Come migliorate l’Istat? L’Intesa dei consumatori ha sempre ritenuto importante l’obiettivo del miglioramento del ruolo e delle funzioni dell’ Istituto Nazionale di Statistica per le ricadute che i dati ufficiali hanno su tante delicate questioni, come i contratti e gli affitti. Abbiamo sempre sostenuto, inoltre, che per fare questo è necessario affrontare e risolvere tre problematiche, ossia:
- la modifica delle voci del paniere, poco aderenti alla realtà;
- la modifica dei relativi indici e pesi;
- l’accuratezza delle rilevazioni dei dati territoriali.
Quest’ultima questione suscita in noi il massimo della diffidenza. Infatti, com’è possibile che tra due città come Firenze e Napoli ci sia uno scarto su base annua del tasso di inflazione addirittura del 75%?
Il differenziale di 1,2% tra una città ed un’altra (Torino 2,8% e Bologna 1,6%) sarebbe possibile solo se i tassi di inflazione formalizzati dall’Istat fossero molto alti, ad esempio del 7-8%: a quei livelli uno scarto di 1,2 punti percentuali. sarebbe credibile.
Riteniamo che questa sia un’ulteriore dimostrazione di scarsa accuratezza nella rilevazione dei dati, e ci domandiamo perché l’Istat non faccia attenzione a queste anomalie ponendo in essere una serie di correttivi sia a livello centrale che periferico.
E’ giunta l’ora, insomma, di aprire un tavolo di confronto serio su tali questioni per garantire una maggiore attendibilità dei dati inflattivi, grazie anche alla fissazione di panieri differenziati per fasce di reddito e consumi.