Rigoberta Menchú: aiutare Berger?
Il Guatemala è conosciuto in Italia soprattutto per merito di Rigoberta Menchú Tum. L’india maya riuscì a rompere il muro di silenzio che gravava sul suo paese grazie al libro “Mi chiamo Rigoberta Menchú” e poi alla campagna per assegnarle il Nobel per la pace. Il conferimento del prestigioso premio certamente diede la possibilità al suo paese di essere conosciuto in tutto il mondo.
Tuttavia, come spesso capita, nemo propheta in patria: Rigoberta, in Guatemala, non è amata. Spiega Maria Rosa Padovani del Comitato di solidarietà di Torino: “Periodicamente, si lanciano contro Rigoberta campagne denigratorie, accusandola di vivere nel lusso, di essere sempre in giro per il mondo: campagne orchestrate dai poteri che continuano ad essere operanti in Guatemala. Tra il popolo c’è chi la ama, c’è chi non la conosce e c’è chi si lascia influenzare dalle campagne”.
Rigoberta da alcuni anni vive in Messico per le minacce che continuamente riceve. Ma nel suo paese ha messo in piedi la Fondazione Rigoberta Menchú, che lavora soprattutto nel campo dei diritti umani e nella promozione dei diritti degli indigeni. C’è una sede della fondazione anche in Messico ed una più piccola a New York per via della sua collaborazione con l’Onu. Rigoberta lavora molto a livello di istituzioni internazionali, soprattutto per le popolazioni indigene ed è ambasciatrice di buona volontà dell’Unesco. Va sempre in giro per il mondo, partecipando a moltissime iniziative. “Noi - spiega Maria Rosa - la conosciamo bene. Abbiamo visto la semplicità con cui vive in Messico in una piccolissima casa dietro la Fondazione, con suo marito e col figlio adottivo. Sappiamo che Rigoberta è sempre Rigoberta. Certo, il suo ruolo è cambiato: non può più venire quando un gruppo di solidarietà la chiama, perché ha un’agenda pienissima e ha anche bisogno di cercare finanziamenti per i progetti della sua Fondazione. Quindi, il suo ruolo è cambiato. Forse in Guatemala c’erano più aspettative: si pensava che lei avrebbe lavorato solo a favore del suo paese, ma Rigoberta, come premio Nobel, si considera al servizio delle cause di tutte le popolazioni indigene, non solo di quelle del Guatemala”.
Nel paese centroamericano la percentuale dei votanti è molto bassa, attorno al 30-35%. Questo avviene anche perché bisogna iscriversi alle liste elettorali e l’iscrizione si fa nel luogo dove si è nati. Tutto ciò costa: troppo, per gente già poverissima. Senza dimenticare che bisogna avere i documenti di identità che moltissimi non hanno, soprattutto nelle zone rurali. E allora una delle campagne promosse dalla Fondazione Menchú è proprio questa: aiutare la gente a partecipare alla vita pubblica e civile del paese.
A fine dicembre, appena eletto presidente, Oscar Berger ha offerto un posto nel suo governo a Rigoberta Menchú. Tra conferme e smentite, la premio Nobel ha tentennato a lungo, accettando alla fine il ruolo di “ambasciatrice di buona volontà degli accordi di pace”.
Un ruolo aleatorio per una scommessa comunque rischiosa: potrà Rigoberta aiutare il suo popolo attraverso il governo del conservatore Berger senza rimanerne bruciata?