Ancora sull’assalto allo Stelvio
I mondiali di sci di Bormio 2005 rischiano di dare il colpo di grazia alla più importante area protetta d’Italia.
Nella più totale indifferenza si sta demolendo il Parco dello Stelvio. In questa piatta ed annoiata campagna elettorale nessuna forza politica trentina, nemmeno i verdi, si allarma minimamente di quanto sta avvenendo attorno alla più importante area protetta italiana. La più importante perché strategica nella posizione geografica: posta al centro della lunga e varia catena alpina; perché territorio di confine che costruisce un ponte transfrontaliero straordinario con il parco svizzero dell’Engadina e le aree protette austriache; perché infine diluisce i suoi effetti positivi verso altre aree protette regionali prealpine, il parco Adamello lombardo, l’Adamello-Brenta trentino, fino alle Alpi Orobiche e al parco del lago di Garda.
Ma è un parco ad alta valenza strategica anche per i contenuti naturalistici che propone, per gli stimoli che offre alla scienza e alla ricerca naturalistica, perché bacino di conservazione di vasti ghiacciai e quindi riserva europea della risorsa più importante per la vita umana, l’acqua.
E’ preoccupante e purtroppo sintomatico questo silenzio, interrotto solo da brevi sprazzi di attenzione di qualche illuminato giornalista o dal grido di allarme che le associazioni ambientaliste continuano a mantenere vivo e alto.
Già abbiamo scritto che da decenni si attende il piano parco e oggi non siamo nemmeno sulla linea di partenza. A questo si aggiungono le pressioni delle tre realtà politiche interessate (Regione Lombardia, Province di Trento e Bolzano) che reclamano autonomia e ulteriore divisione amministrativa e gestionale dell’ente, e che hanno così paralizzato l’attività del comitato di gestione unitario. Inoltre, la debolezza dell’attuale presidente, Arturo Osio, che non sa impedire interventi nefasti e strutturali sull territorio, non aiuta certo chi nel parco legge i valori più autentici che sostengono un’area protetta. Anzi, i poteri forti, colta la fragilità istituzionale della situazione e non ancora soddisfatti di tanta accondiscendenza, alzano il tiro e reclamano il commissariamento dell’ente.
Il piede di porco usato per scardinare il parco sono i mondiali di sci alpino di Bormio 2005.
Le ottimistiche ed oneste previsioni di CIPRA che già anni fa invitava la Federazione Internazionale Sci a mantenere gli appuntamenti sportivi internazionali legati a territori già utilizzati allo scopo, vengono oggi ridicolizzati. A Bormio non ci si accontenta delle piste utilizzate nel 1985, magari sottoposte ai necessari miglioramenti, no, ci si addentra fin nel cuore della Valfurva, fino a quote alte, devastando boschi e passando nel mezzo di torbiere d’alta quota.
La FISI italiana e la FIS internazionale non rispondono nemmeno alle sollecitazioni delle associazioni che chiedono passaggi più delicati e sobri, che chiedono rispetto dell’area protetta.
Non rispondono nemmeno alle perplessità e ai dubbi riguardanti la prevista ricaduta economica di questo appuntamento. I sacrifici sostenuti nel 1985 dovevano servire a rilanciare in veste internazionale l’area sciistica dell’alta Valtellina. Tale progetto fallì, eppure oggi si ritenta un’operazione che non presenta alcuna prospettiva di consolidamento del turismo invernale. Infatti, non si interviene nel modernizzare gli impianti o le piste obsolete, ma costruendo nuove infrastrutture, lasciando intravvedere un immediato ritorno economico legato solo allo sviluppo dell’edilizia speculativa.
Invece di dotare la Valtellina delle dovute circonvallazioni, si preme perché venga attraversata da un ramale autostradale. Intanto si investe nella strada a quattro corsie verso Livigno. Questo per favorire ed incrementare ulteriormente il passaggio di 70 milioni di litri di carburante che dalla Svizzera passano verso Livigno per portare in Italia un pieno facile da rivendere.
Nei nostri versanti regionali la situazione non è migliore. I passi dello Stelvio e del Gavia sono umiliati dal traffico, dall’inquinamento e dal rumore, si vuole sviluppare lo sci estivo sul ghiacciaio del Senales e ricostruire l’area sciistica di Val della Mite.
In Lombardia i tempi ormai stringono: il comitato organizzatore dei mondiali deve correre, tutte le opere previste hanno già subito ritardi forse incolmabili, la questione degli accessi e della viabilità si disperde in una miriade di progetti piccoli e grandi e non trova sintesi nelle aspettative delle diverse amministrazioni comunali della valle. L’eventuale commissariamento dell’ente parco, nelle intenzioni del ministero dell’Ambiente e della FISI, dovrebbe dare un’accelerata convinta a tutti i percorsi amministrativi e quindi riprendere la realizzazione delle strutture previste (e alla spesa dell’ingente capitale di risorse messe a disposizione dal governo e dalla Regione Lombardia). Ma su tutto questo pesa la resistenza delle associazioni ambientaliste e di vasti settori di popolazione che si stanno accorgendo che questi appuntamenti internazionali non portano alcuna ricaduta sul miglioramento delle condizioni sociali della vita in montagna.
A giorni, in occasione dell’assemblea internazionale di CIPRA a Salisburgo, verrà formalizzata una dura nota contro la FIS per arrivare a chiedere l’annullamento dell’appuntamento internazionale e lo spostamento delle gare in una sede più adeguata ad ospitare questi avvenimenti e sarà denunciato a tutta la stampa l’azione di sfinimento e svuotamento del Parco Naturale dello Stelvio.
Ci troviamo davanti ad un passaggio cruciale: una eventuale sconfitta del fronte ambientalista o una sua vittoria non investirà solo il destino della conservazione di questo straordinario territorio, anche sul versante trentino, ma avrà ripercussioni notevoli anche sul futuro di tutte le aree protette italiane.