Menù
Home
QT
Questotrentino
Mensile di informazione e approfondimento
Utente
Cerca
QT n. 12, 14 giugno 2003 Servizi

Centro-destra cercasi

La suicida subalternità a Dellai e il rifugio nell’ideologia para-fascista. La crisi di Alleanza Nazionale e di tutta la coalizione di destra.

In Trentino esiste un centro-destra? La domanda sembra provocatoria, e in parte lo è. Eppure le contraddizioni in cui si dibatte la Casa della libertà sono così stridenti da minacciarne il ruolo, oltre alla credibilità, da tempo molto ridotta. Il che ha prodotto una serie di conseguenze: da una parte la difficoltà a indicare un candidato presidente per le ormai imminenti elezioni; dall’altra lo spregiudicato Dellai che, coperto a sinistra dall’impotenza di Ds e compagnia, non in grado neanche di protestare, tende ad occupare pure lo spazio della destra, organizzando la Casa dei Trentini.

Centro-destra in cerca di un leader (disegno di Luigi Penasa).

In questa situazione, la prima ad entrare in fibrillazione è stata Alleanza Nazionale, un partito peraltro già provato dalle vicende nazionali: il suo ruolo nella coalizione indefinito, alcuni principi fondanti (nazionalismo, giustizialismo, ambientalismo) fatti a pezzi, l’identità post-fascista dichiarata (giustamente) obsoleta.

Così a livello nazionale c’è stata un’emorragia di consensi. E a livello locale uno sfrangiamento consistente: il consigliere provinciale Claudio Taverna, per decenni figura di riferimento dei post-fascisti, ha assunto posizioni sempre più autonome fino ad essere espulso dopo 39 anni di militanza; due esponenti trentini, Buffa e Gravante, si sono dimessi dal direttivo provinciale. A noi non sembrano solo baruffe interne.

"Il centro-destra in Trentino si è mostrato estremamente carente: sulle idee, sul progetto, sulle prospettive. Nel quadro bipolare non compete per l’alternanza, si accontenta di esistere" - è il giudizio tranciante di Taverna.

Al di là delle scaramucce, il messaggio che il centro-destra invia a Dellai è il seguente: lìberati della sinistra e con noi potrai realizzare i tuoi programmi. L’effetto è disastroso: si dice agli elettori che i programmi di Dellai vanno bene, ammettendo di non averne di propri. Per di più, siccome la sinistra conta zero e Dellai non ci pensa ad abbandonare alleati così subalterni, non si ottiene alcun risultato.

"E’ un suicidio. In Trentino è diffusa la sensazione che la società sia costituita da una grande marmellata di centro, e rispetto ad essa la Casa delle libertà si pone in posizione subalterna. La massima ambizione è quella di sostituirsi a quei cattivoni di comunisti per partecipare al banchetto".

E invece?

"Le grandi tematiche del Trentino di oggi sono la tutela dell’ambiente, la salute, la società che invecchia. Ma sembrano irrilevanti, quel che conta sono i contributi pubblici a società decotte come quelle impiantistiche, o gli interessi dei poteri forti, che indirizzano tutto, con le istituzioni che neanche se ne accogono".

E Dellai?

"Nell’interpretazione più ingenua ne è schiacciato; in quella più meditata ne è l’espressione. Come quando acquista (per 60 miliardi) il Magnete da Tosolini (noto speculatore edilizio, n.d.r.), come prima, sempre da Tosolini si era comperato il Centro Europa. E’ una continuità amministrativa che va avanti dai tempi delle 3 Torri (scandalo degli anni ’80, a suo tempo denunciato da Questotrentino, n.d.r.). Ora io chiedo al centro-destra: la nostra è un’azione di supporto a tutto questo?".

Giriamo la domanda a Marco Zenatti, attuale segretario trentino di Alleanza Nazionale. "Sono ragionamenti scorretti: se Dellai ci dicesse che lascia la sinistra e accetta il nostro appoggio, a noi non andrebbe bene".

Però questo è il messaggio che continuamente invia il centro-destra. Soprattutto quando si discute di temi concreti: la Jumela, gli impianti a fune, la PiRuBi, l’aeroporto...

"Questa è la posizione di Forza Italia. Noi non abbiamo ancora affrontato la questione Jumela, e personalmente io sono contrario a quegli impianti".

Come non l’avete affrontata? Dopo anni che è al centro dello scontro politico? Mi scusi, ma che ci state a fare se non avete una posizione?

"Taverna in Consiglio ha avuto una chiara posizione contraria. Noi non siamo per i sì o per i no aprioristici, ma per valutare le ricadute economiche e ambientali. Nel novembre scorso abbiamo tenuto un’assemblea programmatica, dando precisi contenuti alla richiesta di discontinuità da questo governo: contro l’elefantiasi dell’apparato pubblico, il dilatarsi della spesa, i contributi a pioggia..."

Questi sono titoli del programma. Ma sulle scelte concrete, come la PiRuBi...

"Noi diciamo che Dellai fa un gioco delle parti: agli industriali dice che vuole farla, anche se ha problemi con Pinter (vicepresidente della giunta, dei Ds-Solidarietà, n.d.r.); e a Pinter dice di star tranquillo, che la PiRuBi non la farà mai, la promette per tener buoni gli industriali. Questo noi lo denunciamo. E diciamo che per decidere ci vogliono gli studi tecnici".

Ma quali studi volete ancora? Da decenni ci sono dati, studi che indicano l’assurdità dell’autostrada. Ma Dellai vuol farla lo stesso e il centro-destra lo sprona. E così l’aeroporto: tutti gli studi (ma basterebbe il buon senso) dicono che è una fesseria, una voragine di debiti, ma Dellai va avanti, con l’appoggio del centro-destra. E allora, cosa contano le vostre intenzioni programmatiche sulla riduzione della spesa, quando poi appoggiate gli sperperi?

"An non è su questa linea. Noi siamo stati parte attiva nel referendum contro l’aeroporto. Come lo siamo contro l’inceneritore".

C’è un evidente problema di coalizione...

"Non c’è dubbio; e lo affronteremo. Ma non si dica che siamo appiattiti su Dellai. Un altro esempio: come è stata ridotta la valle dell’Adige, devastata da un proliferare incontrollato di capannoni".

Ma i vostri alleati farebbero di peggio. Per Lega e Forza Italia la parola ‘ambientalismo’ è una bestemmia.

"E’ un problema di ragionevolezza nel governare il territorio. Credo che, alla fine, Lega e Forza Italia ci siano anche loro".

Tullio Buffa, consigliere comunale a Trento, è stato dentro An tra i più attivi nel tentare di dare gambe ai progetti programmatici: si è speso nella battaglia contro l’inceneritore ed è stato promotore del relativo referendum, lavorando assieme ad ambientalisti e no-global, al di là delle etichette ideologiche.

"Effettivamente nell’assemblea programmatica di novembre abbiamo preso in considerazione gli indirizzi sulle tematiche fondamentali: scuola, sviluppo, viabilità - ci dice - Dovevano seguire incontri e convegni con scadenza mensile per diffondere la posizione del partito. E invece non si è fatto nulla, tranne che sull’inceneritore: solo proclami contro i no-global, conferenze sul catto-comunismo e le foibe".

"Questa è stata la politica di Zenatti: - denuncia Taverna - coprire il vuoto programmatico ricorrendo a polemiche ideologiche su temi obsoleti, che andavano bene negli anni ‘50. Oggi, se vuoi combattere la sinistra, devi proporre di più e di meglio, non tirar fuori lo spettro del comunismo a 15 anni dal crollo del Muro".

"Questa è una linea vecchia, superata: uscire il 25 aprile con manifesti sulla Repubblica di Salò! - aggiunge Buffa - Io sono entrato in An dopo la svolta di Fiuggi, e veder rispolverare queste tematiche mi fa sentire a disagio; questa sostituzione del programma con l’ideologia, per di più fuori dal tempo, è improduttiva".

Zenatti non è d’accordo.

"Queste critiche le conosco, e mi fanno solo piacere - replica - An non può vivere senza ancoraggi ideali, altrimenti diventa una costola di Forza Italia".

Con tutte le differenziazioni programmatiche tra voi e loro, cercate di darvi un’identità con il rimpianto del fascismo?

"Lavoriamo su entrambi i fronti: i temi programmatici e quelli ideali: la pacificazione dopo la guerra civile, la memoria di fatti occultati dalla sinistra come le foibe, un fenomeno come il cattocomunismo così importante in Trentino. Sono temi che forniscono il sale alla politica, in un partito che ha una connotazione ideale".

Anoi sembra che abbiano ragione i dissidenti come Buffa o gli espulsi come Taverna. Aggiungendo ulteriori motivazioni: An a livello nazionale ha pagato molto, probabilmente troppo, alla coalizione. Ha rinunciato a rappresentare l’unità nazionale, assecondando le smanie padane della Lega; ha rinunciato a difendere l’ideale nazionale (che nel passato ha rappresentato nelle forme viete e aggressive del bellicismo fascista, ma che potrebbe avere una connotazione più positiva nella difesa dell’interesse nazionale, o ancor più nella costruzione di un interesse e una politica europea) per avallare invece la folkloristica sudditanza di Berlusconi all’amico George; ha fatto a pezzi la propria storica propensione per una giustizia rigorosa e dura, per arruolarsi nella personale guerra del premier contro la magistratura.

A livello locale non riesce (a dire il vero, sembra che neanche ci pensi) a contrastare la suicida deriva di Forza Italia: nell’inseguire il lato peggiore del dellaismo (il "grisentismo", dall’assessore ai Lavori pubblici Silvano Grisenti, reuccio degli appalti, del cemento, dei rapporti clientelari con i Comuni).

Una destra che non fa il suo mestiere: a chiacchiere propugna il contenimento della spesa, nei fatti appoggia gli sperperi di denaro pubblico in opere inutili o dannose.

Nelle prossime elezioni Claudio Taverna correrà da solo, senza partito, come candidato a presidente della Provincia, "per raccogliere i voti di chi, a destra, non vuole arrendersi ed accettare questa omologazione" - spiega.

Ma la sua sarà solo una testimonianza. Dellai può dormire tra due guanciali.