Una sinistra ‘di sinistra’
La crisi della sinistra (e del sistema democratico in generale) pare non avere fine, ed a prima vista sembrano mancare gli spazi di rinascita. Eppure qualcosa si muove. A tenere viva una fiammella ci pensano i comitati e le associazioni, che sono impegnati a condurre vere e proprie battaglie di civiltà. Basti pensare all’impegno di Nimby contro la costruzione dell’inceneritore e l’anima (in)cenerina di Dellai e Andreatta. Oppure ai "Laici trentini per i diritti civili", attivi nella difesa della laicità dalla feroce ingerenza delle gerarchie ecclesiastiche.
Oppure, ancora, ai due comitati sorti in Val di Non ("Alta Val di Non Futuro sostenibile" e "Comitato per la salute in Val di Non"), che propongono un nuovo modello di sviluppo che non anteponga l’interesse economico all’interesse sociale, ambientale e sanitario. Sono solo alcuni dei numerosi esempi presenti all’interno del nostro tessuto sociale. E la sinistra (para)istituzionale intanto cosa fa? Nicchia. Recentemente Ferruccio Demadonna di Sinistra Democratica ha invitato con forza tutti i rivoli dispersi della sinistra a riunirsi attorno ad alcuni capisaldi: lavoro, laicità, legalità. Ma non è sufficiente. Rifondazione è sull’orlo di una crisi di nervi ed i Verdi si dibattono nelle acque paludose della monarchia di Boato.
Cosa vorranno fare da grandi questi soggetti politici?
Sarebbe opportuno che gettassero uno sguardo umile alle associazioni e ai comitati, e da quelli recuperassero il metodo (condurre battaglie sul territorio e per il territorio), il linguaggio (immediato, comprensibile, popolare) e il volto (trasparente, nuovo). E che poi ne diventassero il catalizzatore politico per fare breccia nelle istituzioni. Insomma, basterebbe che la sinistra cominciasse a fare la sinistra. Difficile?