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Scuola e crocefissi

Con l’apertura della Scuola si apre anche il ritornello della provocazioni o, peggio, dell’uso della scuola per scopi che non sono quelli suoi.

La campagna aperta dalla ministra Moratti, probabilmente su istigazione di Berlusconi per tirare un osso alla Lega Nord nel giorno della sua gita sociale sul Po, si vuole fare passare per una guerra di religione o di civiltà. Non è vero: è una guerra di razzismo scatenata dalla Lega Nord.

I leghisti vogliono "pisciare sulle case" come i cani quando delimitano il loro territorio. Utilizzando il crocefisso per segnare il territorio in senso antistraniero che sia islamico o altro, comunque non appartenente alla razza eletta dei padani e loro amici. E’ il loro modo autoritario di fare politica, il loro modo violento di imporre la loro cosiddetta civiltà basata sulla gerarchia, sul patriarcato e sullo sfruttamento.

Non sanno che il paradigma sociale è cambiato, ma certo la cultura non è il loro forte e comunque fanno leva sui sentimenti peggiori, per darsi visibilità e senso.

Il regalo è di Berlusconi, che fornisce loro una occasione per sbraitare le loro regole da dopocena al bar: vogliono che chi viene in Italia, in qualunque posto pubblico si rechi, capisca che non c’è spazio per idee, scambio, multiculturalità.

Io non sono cristiano, ma conosco abbastanza ciò che ha detto Cristo e in tali comportamenti trovo difficile riconoscere la sua dottrina.

Ciò che mi rende perplesso è che ai leghisti poco importa della religione: loro praticano la religione dell’ipocrisia che consiste nel farsi vedere la domenica a messa, celebrare in grande stile matrimoni e battesimi, ma del rapporto religioso in senso stretto poco ne sanno. Per loro il crocefisso è un vero simbolo di proprietà, come la targhetta "cave canem" e non credo proprio che alla Chiesa cattolica apostolica romana piaccia molto che il simbolo più alto della loro fede venga utilizzato con intenzioni così poco cristiane.

Io sono un insegnante ateo: se dovrò insegnare sotto un crocefisso lo farò, se così disporrà la legge, ma utilizzerò presso i miei studenti questa imposizione per spiegare loro come alcune leggi non siano democratiche nel senso di essere rispettose delle coscienze e delle opinioni di tutti. Parlerò anche della sentenza del Consiglio di Stato riferita al supremo principio di laicità dello Stato e anche dell’articolo 3 della Costituzione. Ricordo che in Italia, da stime accettate anche dallo Stato Vaticano, gli atei, agnostici e non credenti, sono più di dieci milioni, per non parlare degli italiani praticanti altre religioni o filosofie. Dell’opinione di costoro non si tiene in alcun modo conto. Era così anche il fascismo.