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Lega: aspettiamo l’autocritica

Nicola Polito

Caro direttore, mi rivolgo al suo giornale per condividere con lei e i suoi lettori una riflessione sul tema dell’immigrazione e del lavoro stagionale. E’ paradossale, nonché ridicolo, leggere sui quotidiani nazionali di qualche giorno fa, che il leghista Divina scrive alla direzione nazionale del suo partito perché esso si attivi al più presto in materia di visti di ingresso ad immigrati necessari alla raccolta delle mele nella nostra Provincia; ma non erano state finalmente elevate delle barriere contro le "invasioni" degli extracomunitari? Ma non doveva forse il nuovo governo della Casa delle Libertà, risolvere il problema immigrazione, chiudendo le frontiere a tutta questa marmaglia che viene qui "a rubare il lavoro ai nostri figli"? Che ipocrisia!

E quando l’Ulivo coerentemente e seriamente avvisava gli elettori, alla vigilia delle elezioni del 2001, ed illustrava i termini corretti del problema, denunciando che il problema immigrazione doveva essere gestito e non accantonato, che degli immigrati l’Italia ha bisogno urgente, allora, in quei momenti, dov’era il sig. Divina? Forse era tutto preso ad urlare: "Votate Berlusconi, che mandiamo a casa gli albanesi, o i marocchini, o..."! E adesso che ne abbiamo bisogno, che la nostra Provincia rischia di perdere buona parte del suo raccolto di mele, e quindi del suo reddito d’impresa, per mancanza di manodopera... adesso che dicono quelli che allora urlavano contro gli immigrati?

Parlate, se avete un briciolo di dignità, ed ammettete l’errore colossale. Adoperatevi per ricucire un tessuto di confronto con gli immigrati, che grazie a voi hanno perso speranza, e sono costretti, oggi più di ieri, all’illegalità.

Questo è il paese dei furbi, si sa, ma nelle parole di Divina di allora, e nell’urgenza di volere gli immigrati oggi, si nasconde un’egoismo culturale, una considerazione della persona umana (indipendentemente dalla sua razza ed origine) come merce, come fattore di produzione. Il problema immigrazione è sempre più grave, perché non lo si vuole risolvere per quello che è: un problema culturale, tutto occidentale. Siamo incapaci di capire che degli immigrati abbiamo bisogno, perché siamo "vecchi" (l’età media italiana è oltre i 40 anni, e sarà pari a 54 anni nel 2050), perché non facciamo più figli, perché quelli che abbiamo (io, in primis) non accettano più di lavorare nei campi, a raccogliere le mele o i pomodori (si pensi al caso della Campania e della Puglia), né di lavorare come operai semplici nel settore dell’edilizia, ecc.

E gli imprenditori che dicono? Almeno loro lo capiscono questo ragionamento? Sanno che di manodopera semplice c’è necessità, e quindi, perché si ostinano ad appoggiare un establishment politico che continua demagogicamente a dire che gli immigrati devono tornare a casa loro? E non si sono un po’ pentiti di non aver votateo coloro che invece gli dicevano che degli immigrati c’era bisogno, e che occorreva riflettere attentamente prima di dare inizio a operazioni epurative e discriminatorie? E la società civile, la gente, che dovrà pagare delle mele e dei pomodori a costo superiore nei supermercati, perché l’offerta sarà minore, che dirà a questo punto? Oppure quando non troverà manodopera per farsi aiutare a rifare le piastrelle della cucina, o la perete del salottino? Dirà che anche allora avrà avuto ragione Bossi? Anche quando egli dice che la Chiesa sfrutta gli immigrati per secondi fini? E cosa diranno gli anziani, che desiderano avere vicino una colf, o una badante?

Insomma, vogliamo una volta per tutte tornare seri, e ammettere che chi ha ragionato in quei termini ha davvero sbagliato strada? Lo si faccia almeno mossi dalla commozione che suscita il nuovo naufragio avvenuto sulle coste dell’Italia meridionale e costato molte vite umane, tra cui quelle di molti bimbi.

Ammettere l’errore pubblicamente, ed avviare una nuova politica di integrazione, nel rispetto delle differenze, e nella consapevolezza della reciproca dipendenza, è il primo passo per tornare ad essere un paese serio. Divina non scriva a Bossi per l’urgenza dei visti d’ingresso, ma scriva ai suoi elettori e dica loro che si era sbagliato, che gli immigrati vanno rispettati, che di loro abbiamo bisogno; lo scriva ai suoi elettori della Val di Non. E lo scriva anche a tutti gli immigrati onesti, che della Lega hanno avuto ed hanno paura, perché lo considerano un movimento politico demagogico e pericoloso.

Grazie direttore per lo spazio concesso a questo sfogo.

Nicola Polito, studente universitario

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