L’inutile tentativo di Mario Malossini
Per il dibattito politico estivo contenuti e programmi sono stati tabù. Perchè tutto confluisce in un punto, il futuro del Trentino e le lobby, che non può neanche essere menzionato.
L’orribile estate del centro-sinistra titolavamo nel settembre di due anni fa, e spiegavamo nel sottotitolo: "Dalla Jumela in poi, la frana di credibilità del centro-sinistra. Tra le aggressive lobby di Dellai e le inutili verifiche della sinistra; che cerca di arginare i danni con l’antica arte del rinvio. La giunta è ormai morta, i bei programmi ibernati."
Quest’estate il percorso si è completato, al punto che ormai è in discussione la stessa formula del centro-sinistra; e giustamente, perché contenuti e programmi sono ormai spariti.
E’ sotto quest’ottica che qui brevemente riassumiamo il dibattito politico di questi mesi.
Il primo atto significativo è una maxi-intervista rilasciata il 28 luglio al Trentino da Mario Malossini, candidato in pectore della Casa delle Libertà. In essa Malossini, con l’acume della vecchia volpe democristiana, assume una posizione centrista, anzi centrale.
E sui contenuti, non sulle formule: il turismo deve saper diversificare le offerte, ai caroselli e ai campi da golf bisogna saper dire di no, il movimento ambientalista si fa carico di problemi importanti, la legislazione di Micheli (quella accusata di "vincolismo") ha permesso di far convivere modernizzazione e rispetto del territorio, l’aeroporto non serve proprio… In tutto questo c’è un po’ di impudenza (come quando saluta come sintomo positivo il "ritorno del progetto del metrò", quando il suo progetto metrò era stato solo un’occasione di magna-magna per gli amici degli amici); e c’è soprattutto il classico cerchio-bottismo democristiano. Ma al contempo c’è la capacità di sganciarsi - su un tema importante come turismo e ambiente - dalle posizioni filo-lobbystiche, quelle pesantemente poste in atto dal candidato rivale, il presidente Dellai, ma anche da quelle velleitariamente declamate dal suo partito di riferimento, Forza Italia, da sempre teso verso il tentativo di subentrare a Dellai nei rapporti con le lobby.
Insomma, Malossini, possibile anche se contestato candidato del centro-destra, pone un nuovo asse al suo schieramento: un programma che - sia pur con ammiccamenti e ambiguità - sappia rivolgersi all’insieme del Trentino, e scavalchi Dellai non "a destra" (noi soddisfiamo le lobby meglio di lui) ma al centro (il Trentino non è fatto di sole lobby).
Il disegno si rivela - ahimè - troppo audace, e viene lasciato cadere nel nulla. Troppo audace per l’incolta e imbelle destra trentina, incapace di un disegno autonomo (e la parte che pur poteva essere in sintonia con le idee di Malossini - Alleanza Nazionale - non vuol dare alcun credito all’uomo, per i suoi noti trascorsi di corrotto e ricettatore). E troppo audace per la sinistra, ormai decerebrata e usa solo a giocare in affannosa difesa, anzi se possibile a non giocare affatto, nel disperato tentativo di limitare i motivi di scontro con Dellai, ormai più che leader, padrone della coalizione.
Il tentativo quindi di Malossini – presentarsi come candidato che rappresenti contenuti, oltre che un passato peraltro discutibile – naufraga. Purtroppo il rientro nell’ombra dell’ex-presidente non è dovuto a un sussulto di moralità del ceto politico, ma al fatto che il tema dei contenuti è tabù. Soprattutto il tema dell’economia: se deve essere orientata verso un nuovo sviluppo, o verso il soddisfacimento degli appetiti delle tante lobby private (impiantisti, asfaltatori, immobiliaristi, culi di pietra ecc) e il foraggiamento dei carrozzoni parapubblici (Trentino Servizi, Informatica Trentina, A22 ecc).
E’ il tema del futuro del Trentino. Pesantemente condizionato dagli assetti di potere attuali, eredità del Trentino doroteo, che pur oggi obsoleto, si perpetua grazie ai soldi e ai favori dell’Autonomia. Non potrà durare, come non dureranno le super entrate e i recinti normativi dell’Autonomia (lo si è visto in questi giorni con l’UE che impone la gara per la concessione all’Autobrennero); ma intanto rischia di compromettere pesantemente ogni possibilità di uscita in avanti.
Di questo quindi non si discute. Della destra abbiamo detto, non c’è cultura, c’è solo la pallida ambizione di subentrare nei rapporti con i potentati più ammanicati.
In quanto a Dellai, lui si è proposto, in coppia con il fido Grisenti, come punto di riferimento di tutte le lobby e gli affarismi che necessitano di un peloso appoggio pubblico.
La sinistra delle poltrone ha invece espunto il tema, in quanto fa coincidere la propria sopravvivenza con il rapporto di dipendenza da Dellai. Vendendo il tutto, a una base sempre più insofferente, come necessità di contrastare "questa destra" (come se Perego o Taverna o Malossini potessero essere peggio di Grisenti) vedi “Il centro-destra sarebbe peggio”. Esempio eclatante di questa cultura, in cui la politica coincide con la carriera personale, è l’assessore Mauro Leveghi dello Sdi: che quando da presidente del Consiglio Regionale è passato semplice consigliere, si è messo a fare fuoco e fiamme contro la giunta Dellai; salvo poi riallinearsi completamente quando nel rimpasto successivo gli è stato dato uno scranno, e ricominciare a innalzare lodi a "Dellai, il nostro leader". In questo contesto spicca l’on. Luigi Olivieri dei Ds; il quale contesta la linea del suo partito (da Dellai accettiamo tutto, in nome delle poltrone o della lotta alla destra) e propone un rapporto non passivo, ma attivo e in prospettiva concorrenziale: Dellai ha ragione, è coltivando i rapporti con le lobby che si fa politica in Trentino. Come si vede la cultura della sinistra è a catafascio.
Rimane la sinistra, anzi il centro-sinistra alternativo, che si raggruppa attorno alle associazioni ambientaliste e, politicamente, attorno a Costruire Comunità. E’ una porzione di società molto attiva, che su temi come l’inceneritore è riuscita a incidere, e che potenzialmente – come ha confermato più di un sondaggio – è in grado di rivolgersi alla maggioranza dei Trentini. Ma si è finora circoscritta ai temi ambientali, e sembra rifuggire da un approccio complessivo ai temi dell’economia (e quindi del potere). Però la gestione dell’ambiente è uno degli effetti della gestione della società, dei rapporti di potere: denunciando solo gli effetti, e non affrontando le cause, non si va al cuore del problema. E si rischia di ridursi a un ruolo importante, meritorio, ma marginale.
In questo quadro è andato avanti il "dibattito politico" estivo. Discutendo quindi di cosa? Delle ultime uscite del Patt, che ora sembra allearsi con le Genziane, in un rapporto con la Casa dei Trentini, che deve essere intesa come superamento dell’Ulivo, ma nel senso che… Come dicevamo in apertura, è il centro-sinistra stesso che è in discussione, perchè ormai è morto, non ha più contenuti e programmi.
E d’altra parte la destra critica Dellai in quanto "ostaggio delle sinistre" (figuriamoci!) e propone invece un rapporto…
E’ di tutto questo che il Trentino ha bisogno?