Una legge vergognosa
Conflitto di interesse: una presa in giro che lascia irrisolto il problema.
Il nodo del conflitto di interesse, che si trascinava irrisolto da otto anni, è ora arrivato al pettine con l’approvazione alla Camera del progetto di legge n°1707 presentato dal ministro Frattini come testo base, dopo il passaggio in commissione Affari Costituzionali.
Il problema che il Parlamento doveva risolvere consiste, in sintesi, nella incompatibilità nella stessa persona (Berlusconi) della carica di Presidente del Consiglio con lo stato di concessionario pubblico, proprietario di tre reti TV, e in quanto tale controparte di se stesso. Ne consegue il sospetto (come dice la stessa relazione al progetto Frattini) di un esercizio non imparziale del potere politico, cioè in altre parole che Berlusconi, invece di perseguire l’interesse pubblico, favorisca il proprio interesse privato.
Ho sempre pensato, e l’ho anche scritto (per quel che può valere), che il conflitto non è sanabile se non con una soluzione radicale: rinunciare all’attività politica, oppure vendere a terzi estranei (escludendo parenti e prestanome) le tre reti TV. Non credo sia possibile una terza via.
Tuttavia, poiché la maggioranza di centro-destra sembra crederci, è doveroso esaminare la legge appena approvata.
Il notissimo politologo prof. Sartori non ha perso occasione per giudicarlo negativamente: "La nuova proposta è peggiore delle precedenti - ha scritto - Se verrà adottata farà ridere tutto il mondo". In effetti essa aggira e legittima l’incompatibilità, che è il punto dolente della questione. "Non si possono avere due mogli. E’ incompatibile - dice Sartori - e un giudice non può giudicare se stesso in un processo che lo vede imputato".
Secondo il prof. Sartori si tratta di una "legge truffa" che lascia scappare i pesci ( rectius: lo squalo) che fa finta di voler catturare.
In effetti la legge Frattini si basa su una inutile petizione di principio. L’art. 3 stabilisce: "Il dovere del titolare della carica di governo è di dedicarsi esclusivamente alla cura degli interessi pubblici" (che è appunto la condotta che si vuole garantire). Se ciò non dovesse avvenire, un’apposita Autorità (costruita sullo schema anti-trust) ha il compito di segnalare (art. 5 e 6), ormai a cose fatte, i casi di violazione al Parlamento (art. 7) con "un parere sulle misure atte a porre rimedio". La commissione non ha alcun potere preventivo o sanzionatorio. Nei casi di violazione segnalati dalla Autorità è infatti il Parlamento che deve decidere la sanzione e cosa bisogna fare in concreto per risolvere la violazione.
E’ realistico sperare che Berlusconi venga punito o magari sfiduciato dalla sua stessa maggioranza di Governo? Un controllore che è metaforicamente sul libro paga del controllato non è per definizione affidabile. Sarebbe così anche nel caso che la proprietà di Mediaset venisse separata dalla gestione. Berlusconi potrebbe varare centinaia di provvedimenti che avvantaggiano il suo impero privato; i gestori non potrebbero che felicitarsene, e il Cavaliere non sarebbe in alcun modo ‘stoppabile’. Scriveva Sartori: "Come soluzione truffa, questa sarebbe perfetta".
Durante il brevissimo dibattito alla Camera, il centrodestra ha peggiorato il testo Frattini con un emendamento che suona così: "Non costituisce motivo di incompatibilità la mera proprietà di un’impresa individuale, ovvero di quote e azioni societarie", a patto che non si assumano poteri gestionali. Formalmente da tempo Berlusconi ha separato la proprietà dalla gestione nominando il dott. Fedele Confalonieri presidente di Mediaset. Il conflitto di interesse quindi non c’è più: lo stabilisce l’emendamento. Confalonieri è incompatibile, Berlusconi (che è il padrone) no. Si è trattato dunque di una bolla di sapone, di una tempesta in un bicchier d’acqua agitata dalla solita propaganda comunista. La realtà è però diversa e il conflitto di interesse continua a pesare come un macigno sulla democrazia italiana, minando la libertà e il pluralismo dell’informazione.
La proposta del centro sinistra, che si opponeva a quella Frattini, non era punitiva (lasciando libero Berlusconi di decidere come meglio credeva), ma stabiliva il punto fermo della incompatibilità, che si ha tra l’altro "nel caso di attività imprenditoriale soggetta ad autorizzazione, licenza, abilitazione... o svolta in regime di concessione, che determina la revoca del provvedimento" (art. 4 del progetto di legge Rutelli-Passino, n°2214) o addirittura la vendita del patrimonio (art. 7).
Data la situazione incandescente che si è prodotta fra i due schieramenti, il contrasto muro contro muro che ha determinato l’uscita dell’opposzione dall’aula al momento del voto, credo che il problema non sarà risolto veramente ed equamente se non interverrà il Presidente della Repubblica, con i colloqui riservati che riterrà opportuni e poi, se del caso, avvalendosi dei poteri previsti dall’art. 87 della Costituzione: messaggio alle Camere e rifiuto di promulgazione di una legge vergognosa.