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“L’anima delle donne”

Aldo Carotenuto, L’anima delle donne. Bompiani, Milano, 2001, pp. 386 , £.36.000.

Un saggio tutto al femminile l’ultimo lavoro dello psicoanalista junghiano Aldo Carotenuto, per addentrarci e scoprire quella "terra sconosciuta" che è l’anima delle donne. Sempre affascinante nella sua capacità introspettiva, l’autore narra il linguaggio dell’anima con fluidità e profondità di contenuti, sebbene affiori una vena più accademica rispetto agli scritti precedenti.

Leggere questo libro è un po’ come intraprendere un viaggio nei meandri dell’universo femminile e, per facilitare il nostro percorso, Carotenuto ci propone una rievocazione dei miti, storie ancestrali comuni a tutti i popoli, che toccano direttamente il cuore delle problematiche umane permettendoci di capire le nostre motivazioni profonde, i misteri della vita e, fra questi, l’anima delle donne.

Già, le donne, così inafferrabili ed enigmatiche, troppo complicate per poterle comprendere, un vero rompicapo per il mondo maschile. Esse sono il sesso debole, che la cultura patriarcale ha relegato al ruolo di angelo del focolare, attribuendo al femminile un destino di moglie e madre devota, negando identità ed autonomia.

Ma le donne detengono un vero punto di forza: la sovranità nella sfera della sensibilità, dei sentimenti, dell’emotività. Emozioni: una parola chiave in cui l’uomo si trova ancora impreparato, non è abituato a gestirle ed esprimerle, è impacciato, meglio perciò attribuirle all’universo femminile. L’identità maschile è ben altro: lo status professionale, il successo, il potere, cose che non hanno niente a che vedere con la sfera del sentimento. Ma questo è il vero tallone d’Achille, il punto debole dell’uomo, il maschile si trova a perseguire una realizzazione materiale anziché spirituale, ad agire secondo bisogni non propri, ma del collettivo, cioè "fatica" per diventare ciò che la società si aspetta che lui sia.

Nella lettura del libro affiora costantemente un messaggio di fondo: l’importanza di vivere in modo autentico prestando ascolto alla voce della nostra anima, attraverso un cammino introspettivo che ci fa entrare in contatto con le parti più inconsce di noi stessi. Un invito, dunque, ad assecondare le nostre inclinazioni personali, i nostri bisogni, ciò che è a noi congeniale, per poterci esprimere nelle molteplici dimensioni della nostra personalità.

Questo monito l’autore lo grida all’universo maschile ed in modo più intenso a quello femminile: essere se stessa per la donna è davvero un’impresa ardua.

Il sacrificio è infatti una dimensione nella quale il femminile si è espresso per secoli e fa parte della stessa mitologia. Alcesti arriva ad immolare la sua vita per salvare il marito. Il binomio sacrificio-donna è insito purtroppo nel pensare collettivo. "In particolare, sembra diffusa l’opinione secondo la quale, nell’ambito del matrimonio, la donna debba sacrificare se stessa, per il bene dei figli e del marito. I suoi più autentici bisogni sembrano dunque posti in secondo piano…"

Carotenuto esorta le donne a ripristinare un "sano egoismo", perché annullare se stesse è fonte di sofferenza e insoddisfazione che porta ai mali dell’anima; finché il femminile segue le regole imposte dal collettivo non potrà intraprendere un percorso trasformativo, poiché il concetto di "vittima sacrificale" è inconciliabile con una donna attiva e in continua evoluzione. L’autore incoraggia perciò il femminile a prendere in mano le redini della propria vita, facendo emergere uno strumento formidabile che esso possiede: la competenza nella relazione. La donna conosce in modo profondo la dimensione del rapporto, fulcro della sua esistenza, ne capisce il linguaggio ed il senso. Mentre il maschile affronta la relazione in modo più fugace e superficiale perché catturato costantemente dall’esterno, il femminile vive un coinvolgimento profondo a livello emotivo. "Se volessimo cercare di comprendere le ragioni di questa diversità, dovremmo anzitutto sottolineare il fatto che il femminile sosta nell’abbraccio materno molto più a lungo di quanto non faccia il maschile.

Ciò accade perché il maschietto, sentendosi ‘diverso’, si allontana molto prima dall’alveo protettivo materno. Questo rapporto con il materno permette al femminile di acquisire e sviluppare un tipo di sensibilità e di dolcezza veramente uniche, capaci di conferire a ogni futuro rapporto il giusto substrato dal quale trarre il nutrimento necessario".

E’ la donna quindi che può insegnare all’uomo il significato autentico del rapporto, perché vivere in coppia non significa far parte di una semplice diade, ma di un interscambio costruttivo, poiché la relazione amorosa, come sostiene Carotenuto in una recente intervista, è "energia in movimento".

Il legame con l’altro ci trascina in un impeto emozionale aprendoci nuovi orizzonti e modi di percepire la realtà, ci consente di dare significato alla nostra esistenza e di affrontare le difficoltà della vita. Spesso la presenza femminile opera in modo "nascosto", "silenzioso", ma induce l’uomo ad esprimere le sue parti migliori, attingendo nel profondo della sua psiche quell’anima femminile che lui stesso possiede. Non è infrequente, che dietro all’uomo di successo vi sia una donna forte e rassicurante ed anche nei miti è presente quest’aspetto. Vi ricordate Teseo e Arianna? Egli riesce a percorrere i cunicoli del labirinto per affrontare una creatura mostruosa (il Minotauro) legato ad un filo sorretto dalla sua compagna, che rappresenta la forza del sentimento che li unisce e che lo mette in contatto con le parti più femminili della sua personalità.

Come il maschile possiede una parte femminile inconscia (Anima), che deve integrare per raggiungere la propria individualità, allo stesso modo la donna ha una controparte maschile (Animus). Più l’uomo incontrando "l’altra metà del cielo" lascerà emergere la sua anima femminile e più sarà in grado di avvicinarsi alla sua compagna e di comprenderla.

Carotenuto nel suo libro affronta con intensità espressiva i temi ricorrenti del pathos che accompagna i legami affettivi, e fra questi il tradimento (trattato più ampiamente nel saggio "Amare tradire"), dimensione della sofferenza dalla quale non si può prescindere se vogliamo attuare un processo di cambiamento ed entrare in contatto con i "sotterranei dell’anima", ossia gli aspetti più inconsci di noi stessi.

Ma per fronteggiare le vicissitudini insite nella relazione amorosa, la coppia dovrà alimentare continuamente il rapporto, eliminandone le asimmetrie e ciò è possibile se l’uomo sarà disposto ad un piccolo sacrificio: abbandonare i valori tradizionali che lo vogliono sempre vincente e dominatore, per aprire la porta della sua anima ad una relazione autentica. Non dimentichiamo che, per realizzare ciò, egli ha accanto a sé una preziosa guida: la sua compagna.