La palla al piede
Riconosciuta ufficiale dignità alla politica come corsa alla poltrona, i consiglieri provinciali cercano la foglia di fico negli steccati ideologici. La sinistra presentata come "palla al piede dello sviluppo economico": cosa significa, cosa ci sta dietro, le verità che nasconde.
Alla fine Dellai si è scusato. Dopo mesi di "verifiche" e manfrine varie, il Presidente ha ripresentato la stessa Giunta (con in più l’assessore Mauro Leveghi, rimasto a secco di poltrone dopo che gli era scaduta la presidenza del Consiglio Regionale) e la stessa maggioranza (con Caterina Dominici al posto del defunto Sergio Casagranda, peraltro dietro esplicito compenso di un assessorato in Regione).
Insomma mesi di surplace per arrivare a una soluzione inconsistente, che assomiglia tanto a un ritorno al punto di partenza.
Con in più la legittimazione di un processo degenerativo: ufficialmente si riconosce dignità alle personali mire sulle poltrone, le maggioranze ormai si fanno o si disfanno a seconda degli accoglimenti degli appetiti dei singoli.
Questa deriva è in fondo logica: i programmi, per non parlare delle idealità, sono stati calpestati, quando non derisi. Quella che conta è la voglia di stare al governo, la promozione sociale che la carica pubblica assicura al singolo. Di qui il circolo vizioso: un governo fragile, senza orizzonti, senza credibilità, non fornisce sufficienti chanches di rielezione ai singoli; che quindi chiedono sempre più potere personale; e aumentano la rissosità e fragilità dell’esecutivo.
A fronte a tutto questo è stato francamente disarmante il livello del dibattito politico. Che cerca di tenersi sul piano ideologico, destra contro sinistra, sul quale si pensa sia più facile abbindolare gli elettori.
A iniziare dalle opposizioni. Che avrebbero millanta motivi per dileggiare questa Giunta, per quello che non fa e per quello che fa. Invece, lo si è visto al momento del dibattito consigliare, i capofila dell’opposizione, Guglielmo Valduga (del Centro, una delle sigle post-democristiane) e Maurizio Perego (Forza Italia) hanno tuonato in aula contro Dellai. Accusandolo di cosa? "Di essere con i comunisti" "di avere una giunta sempre più sbilanciata a sinistra (per l’ingresso del socialdemocratico Leveghi! ndr)." Insomma, un vuoto pneumatico di idee, in qualche maniera riempito da un’ideologia vecchia di almeno dieci anni (da notarsi per inciso, che dieci e più anni fa, quando c’erano i comunisti veri o quasi, Valduga, allora nella Dc, si caratterizzava per il dialogo a sinistra).
La sinistra non è da meno. Cerca di giustificare l’abbarbicamento alle poltrone con la necessità di "impedire a questa destra di governare" di "preservare l’unica giunta dell’Ulivo del nord Italia" e analoghe amenità. Nella convinzione/speranza che gli elettori siano dei tifosi, che votino non per essere governati decentemente, ma per far vincere la squadra del cuore.
Non sono revival degli antichi armamentari ideologici: sono disarmanti tentativi di giustificare rendite di posizione di gruppetti di persone.
A dire il vero, Guglielmo Valduga, nei suoi interventi e interviste, e con lui altri, un tema lo ha posto: "Verdi e sinistra sono una palla al piede dello sviluppo economico". L’affermazione è interessante, anche perché rientra all’interno di un (peraltro modesto) battage, teso a delegittimare la sinistra, responsabile di veti che frenerebbero un Trentino altrimenti rampante.
Inutile dire che questa grancassa viene dal sempiterno partito del cemento e degli appalti, dell’industria funiviaria assistita; la parte più vecchia e obsoleta dell’economia trentina, che intenderebbe proseguire nella sua opera di drenaggio di risorse (economiche e ambientali) grazie alle ampie collusioni con la politica. Si è dimostrato mille volte che progetti come l’Interporto sovraregionale, la PiRuBi, l’aeroporto, i nuovi impianti a fune, non solo hanno robustissime controindicazioni ambientali, ma sono pure prive di motivazioni economiche serie (che non siano il prelievo di denari pubblici).
Ora, da un centro-destra moderno ci si aspetterebbe una battaglia per la fine dell’assistenzialismo economico; invece ci tocca assistere alla rincorsa all’appoggio di questi parassiti di lusso. Valduga, Forza Italia e soci, degli studi che indicano l’insostenibilità economica di questi squinternati progetti, se ne fanno un baffo; in sostanza non contestano Dellai per la sua politica assistenzialista e clientelare; ma perché non riesce a farla fino in fondo. Il loro scopo non è una nuova economia, non è il liberismo, bensì il subentro a Dellai nei suoi rapporti privilegiati con i cosiddetti poteri forti.
Ma le frasi di Valduga (riecheggiate in maggioranza dall’assessore Muraro, che per questo non a caso è stato premiato dallo stesso Dellai, che con la nuova giunta gli ha inaspettamente ampliato, e di molto, le competenze) possono essere lette anche da un altro punto di vista.
Valduga infatti non ha torto: la sinistra è effettivamente una palla al piede.
Persa infatti, per troppo amore della poltrona, la partita della Jumela, la sinistra ha rinunciato a orientare la politica della Giunta. Però la frena. Infatti a denti stretti approva i provvedimenti clientelari imposti da Dellai, e poi, per salvarsi l’anima (o meglio, il rapporto con un elettorato che mostra vistosi segni di impazienza) li ostacola.
Nel dibattito congressuale dei Ds, nessuno parla più di nuova politica economica. Ad esempio, sono scomparsi i progetti di ammodernamento dell’offerta turistica; si rivendica invece il merito di "aver fermato" gli impianti in Val Jumela; di aver rallentato la PiRuBi. Insomma, la linea non è impostare il nuovo (vorrebbe dire scontrarsi con Dellai, e la cosa è una bestemmia) è frenare il vecchio.
E con questo la sinistra si pone da sola in un angolo: su di lei non possono contare né le forze che intendono innovare, né quelle che vogliono razzolare come sempre.
Questo impasse lo si vede sulla stampa. Alla serie di attacchi delegittimanti, nessuno ha risposto (tranne un’apprezzabile seppur timida replica dell’assessore Remo Andreolli). La sinistra cioè incassa senza batter ciglio l’accusa di essere "elemento di freno". La linea – nei fatti – è chiara: non discutere di programmi, altrimenti ci si accapiglia con gli alleati.
E questi sarebbero i partiti di governo?